LA CARTA DI BOLOGNA PER LA TUTELA DEI CARROZZIERI E DEI CITTADINI

Qualifiche dell'autore: 
presidente della Federazione Italiana Carrozzieri Indipendenti, Federcarrozzieri

Come e quando nasce Federcarrozzieri?
Nel 2011 il governo Monti ha approvato il DL 138, il cui art. 29 prevedeva una limitazione del pagamento da parte delle compagnie assicurative, in caso di sinistri, del 30 per cento rispetto all’importo che il carrozziere avrebbe definito. Questo decreto che sembrava offrire vari benefici all’assicurato si traduceva in una riduzione degli indennizzi, comportando il dominio incontrastato delle compagnie sulla filiera dell’autoriparazione. Occorreva far sentire la testimonianza dei carrozzieri indipendenti, cioè non convenzionati con le assicurazioni, per questo ho aperto un blog in cui è nata l’idea di impedire la conversione in legge del decreto, intasando i fax degli uffici del Parlamento delegati a questa decisione. Successivamente, anche grazie a un’audizione con i parlamentari, siamo riusciti a ottenere lo stralcio dell’articolo 29 e, nel marzo 2012, abbiamo costituito Federcarrozzieri.
In che modo la vostra battaglia avvantaggia anche gli assicurati?
Quando è incominciata questa campagna di sensibilizzazione, abbiamo considerato anche la lesione dei diritti di altre categorie, ottenendo i primi riscontri positivi dall’Associazione Italiana familiari e Vittime della Strada (AIFVS), dall’Organismo Unitario dell’Avvocatura Italiana (OUA), dal Sindacato Italiano Specialisti in Medicina Legale e delle Assicurazioni (SISMLA) e dall’Unione Nazionale Avvocati Responsabilità Civile e Assicurativa (UNARCA). La nostra battaglia ha raccolto altri numerosi consensi e l’11 gennaio 2014, insieme ad altre importanti associazioni nazionali, abbiamo redatto la “Carta di Bologna” (www.cartadibologna.org), che rilancia la libera portabilità delle polizze e la libera scelta dei riparatori, il diritto a giusti e equi risarcimenti, l’istituzione di un’agenzia antifrode indipendente in ambito assicurativo e la rottamazione, per dir così, del risarcimento diretto. Attualmente, la questione posta dall’art. 29, riproposta nell’art. 8 del DL 145/2013 del Governo Letta – di cui peraltro, ancora una volta, abbiamo ottenuto lo stralcio –, si ripresenta nel Disegno di legge sulla concorrenza, sostenuto dal Governo Renzi.
Questa normativa prosegue nella direzione di standardizzare il sinistro, favorendo un sistema di convenzioni per cui le compagnie decidono dove il danneggiato si deve curare e dove deve riparare l’auto. Si chiama Ddl Concorrenza, ma in questo caso proprio la concorrenza viene negata. Se l’assicurato A danneggia l’assicurato B, in teoria spetterebbe a A risarcire B. Tuttavia, da quando è stato istituito l’indennizzo diretto con il DPR 254/2006,se A danneggia B, spetta alla compagnia assicuratrice di B risarcire B. Ma, se la compagnia di B deve formulare una proposta di liquidazione del danno al proprio assicurato B e poi chiede il rimborso di quanto ha pagato alla compagnia di A, potrebbe sorgere un problema: la compagnia di B potrebbe cercare di pagare il carrozziere il meno possibile per guadagnare di più.
Ma i costi non risultano da una fattura?
Certamente, ma questa legge ha istituito una stanza di compensazione con cui le compagnie assicurative decidono il valore medio del danno e poi risarciscono. Se A recasse a B un danno valutato, secondo un valore medio, di 2000 euro, e la compagnia di B riuscisse invece a pagare 1800 euro, quando andrà in camera di compensazione per la regolazione contabile di quanto ha risarcito, ne pretenderà di più, cioè 2000. È ovvio che se invece il valore del danno fosse più elevato, potrebbe incassare solo i 2000 euro che erano stati calcolati come costo medio.
Qual è allora la funzione del perito?
In ambito risarcitorio chi decide il valore del danno è un perito, che però non è una figura terza, ma è nominato e pagato dalla compagnia che deve risarcire. La parola del carrozziere può rafforzare le richieste del consumatore, ma non è sufficiente. Grazie alle infortunistiche, agli avvocati patrocinatori e ai patrocinatori stragiudiziali le ragioni del consumatore sono maggiormente tutelate e noi carrozzieri siamo riusciti a salvaguardare le nostre aziende, difendendo la giusta retribuzione del nostro operato.
Fare imprenditoria confrontandosi con il mercato assicurativo non è semplice: in un incidente spesso le vetture coinvolte sono due, una ha ragione e l’altra ha torto, quindi il profitto dei carrozzieri proviene per il 50 per cento dalla compagnia e per il 50 per cento dal privato, che paga il proprio danno. Se in questi anni la compagnia avesse deciso il prezzo della riparazione, probabilmente numerose nostre aziende avrebbero chiuso o sarebbero indebitate, come peraltro è accaduto. La gran parte di una fattura di riparazione da 1000 euro è composta dalla voce ricambi, solo una piccola parte è costituita dalla manodopera. Pertanto, se la compagnia limita il risarcimento a 800 o 900 euro, per esempio, non si riesce a pagare la manodopera, rischiando l’indebitamento. Non a caso, da un’indagine delle Camere di Commercio, condotta in Lombardia rispetto agli ultimi dieci anni, da quando è stato istituito l’indennizzo diretto, emerge il dato che le carrozzerie hanno aumentato il loro indebitamento con lo stato e con i fornitori.
Quali sono i progetti immediati di Federcarrozzieri?
Ci auguriamo lo stralcio della norma, ma vorremmo anche sensibilizzare di più l’opinione pubblica. Il settore automobilistico è in crisi e una parte di noi carrozzieri non opera in maniera corretta per guadagnare qualcosa in più. Vorrei che fossero valorizzate le aziende sane del settore, che mantengono sicure le auto di milioni di italiani e danno lavoro a tanti cittadini, rispettando le innumerevoli normative, che rischiano di asfissiare una fra le parti produttive più entusiaste e costruttive del paese.