LA TECNOLOGIA GIOTTO CLASS PER LA DIAGNOSI DEL TUMORE AL SENO

Qualifiche dell'autore: 
radiologo, direttore dell’Unità Operativa di Senologia-Dipartimento Oncologico dell’AUSL di Bologna e presidente di GISMa, Gruppo Italiano Screening Mammografico

La Regione Emilia Romagna è l’unica ad avere avviato un ampio e dettagliato programma di diagnosi e sorveglianza per il rischio eredo-familiare di carcinoma mammario…
Dal 2012, ciascuna donna residente in Emilia Romagna e in età compresa fra i 45 e i 74 anni riceve una lettera di convocazione per lo screening mammografico insieme alla scheda in cui segnalare i casi di carcinoma mammario e di carcinoma ovarico che si sono verificati in famiglia. In seguito, può incominciare un programma di sorveglianza molto accurato, che comprende una serie di appuntamenti per l’esecuzione di esami come la mammografia, l’ecografia e la risonanza magnetica, combinati in modo differente in relazione all’età e al livello di rischio. Questo percorso si svolge in regime di esenzione dal pagamento del ticket e costituisce una delle eccellenze della regione.
Ho incominciato l’attività nel 1982 e ricordo bene quando, alla fine degli anni ottanta, Angelino Sgarzi, che considero il mio maestro, mi disse di essere stato invitato a vedere un innovativo apparecchio mammografico, contraddistinto dal cerchio in omaggio al celebre disegno di Giotto. Inoltre, negli anni novanta, la Regione è stata la prima in Italia ad avviare un dettagliato programma di screening mammografico sull’intero territorio, grazie alla donazione della Fondazione del Monte di due mammografi “Giotto”, nome che è profondamente legato all’avvento dello screening mammografico in Italia. In particolare, a Bologna e a Ravenna è incominciata con IMS (l’azienda produttrice di Giotto) la campagna di sensibilizzazione per l’esame mammografico verso tutte le donne nella fascia di età più esposta al rischio di carcinoma. Questo è stato possibile grazie all’integrazione di competenze differenti fra la Fondazione bancaria, l’Ospedale, la AUSL di Bologna e l’azienda produttrice di Giotto.
In che modo la nuova tecnologia Giotto Class, di cui si avvale nel reparto di senologia dell’Ospedale Bellaria di Bologna, offre un contributo alla sua pratica clinica?
Il rapporto con IMS è di tipo istituzionale, quindi è necessariamente legato alle modalità di acquisizione secondo norme di legge che hanno consentito in questi anni di avvalerci delle loro apparecchiature. Nei primi anni duemila, la tecnologia mammografica ha sostituito al mammografo cosiddetto analogico quello digitale. IMS ha lanciato la sfida di produrre il primo mammografo a selenio amorfo, aprendo una nuova strada nella tecnologia per mammografia digitale, che da quel momento hanno seguito le più importanti multinazionali del settore. Questa tecnologia consente l’assunzione simultanea di immagini consecutive su uno stesso spessore, permettendo al radiologo di analizzare in stretta successione uno per uno i diversi strati mammari. È una tecnologia molto utile soprattutto per l’analisi delle mammelle più dense. Nel nostro reparto di senologia convergono tutte le immagini diagnostiche che sono rilevate nei dodici punti di screening mammografico della nostra AUSL, l’Azienda sanitaria fra le più grandi in Italia, che comprende un territorio molto vasto di 46 comuni, fra Castiglione dei Pepoli e Bentivoglio e fra San Giovanni in Persiceto e Pianoro. La logica dello screening è quella di portare la mammografia alle donne, offrendo l’opportunità di fare l’esame sotto casa o comunque nel proprio paese, se compreso nell’area dei comuni bolognesi dell’AUSL. Attualmente, siamo impegnati nella lettura di circa settantamila mammografie all’anno.
Ampio e importante è l’uso che stiamo già facendo di Giotto Class, che ancora una volta rappresenta un’innovazione assoluta, non solo perché effettua mammografie digitali, come altre tipologie di mammografi ormai fanno, o perché fa biopsie, come pure avviene altrove, ma perché è anche l’unica apparecchiatura che può fare biopsie in modalità tomosintesi con paziente in posizione prona. La possibilità di applicare la biopsia stereotassica alla tomosintesi ci permette di fare biopsie molto accurate. Le biopsie stereotassiche vacuum assisted (VABB) infatti individuano aree o formazioni per le quali esiste un significativo sospetto di patologia, mentre la tomosintesi digitale mammaria (DBT) evidenzia lesioni molto piccole. Tutto questo acquista ancora più efficacia se la paziente è disposta su un apposito lettino, in posizione prona, perché ci consente di avere maggiori possibilità di centratura della biopsia. Chi conosce la modalità operativa della VABB sa bene quanto, in alcune occasioni, la differenza di posizionamento della mammella tra mammografia di base e scout-view bioptica, e soprattutto la diversa modalità di compressione mammaria tra queste, possa rappresentare una difficoltà nell’identificazione delle lesioni focali piccole non microcalcifiche e di quelle di tipo distorsivo. Attualmente, Giotto Class è l’unica apparecchiatura nel mondo che coniuga queste caratteristiche.
Quali sono le prospettive per la prevenzione e la cura del tumore al seno?
Grazie a queste tecnologie, oggi abbiamo la possibilità di individuare lesioni sempre più piccole e di fare prelievi con bersagli millimetrici. Un buon programma di screening mammografico, infatti, riesce quando incide in termini di riduzione della mortalità. Per ottenere questo risultato, occorre individuare le lesioni prima che diventino cancerose o quando sono ancora di dimensioni inferiori al centimetro, in caso di patologia conclamata. In altre parole, con Giotto Class siamo in grado non solo di diagnosticare le lesioni prima che diventino cancerose, rendendo necessaria l’asportazione chirurgica perché si estenderebbero, ma anche lesioni che non evolverebbero mai verso un cancro conclamato e che quindi non necessitano di intervento chirurgico.