LE ACQUE SULFUREE TERMALI PER LA PREVENZIONE E LA RIABILITAZIONE

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Qualifiche dell'autore: 
chirurgo vascolare e direttore sanitario delle Terme di Porretta

Lei ha pubblicato centinaia di ricerche scientifiche, è divenuto uno fra i massimi esperti di chirurgia e riabilitazione vascolare in campo termale, introducendo il percorso specifico per la cura dei disturbi circolatori degli arti inferiori, poi replicato nei centri termali e riabilitativi in Italia e all’estero. Inoltre, in seguito alla pubblicazione degli esiti delle sue ricerche, nei primi anni ottanta, il Ministero della Salute ha approvato la convenzione con il SSN nei centri in cui è attuata questa pratica vascolare. Quali sono le novità scientifiche di questa pratica?
Dal 1973, quando ho incominciato a svolgere la professione medica nell’ambito della chirurgia vascolare e della flebologia, ho rivolto l’attenzione alla riabilitazione dei pazienti operati agli arti inferiori e, nel 2000, sono stato fra i primi in Italia a utilizzare il laser per la sclerosi endoluminale nel trattamento non chirurgico delle varici, come ho precisato nel mio intervento nel numero 70 di questa rivista.
Lungo la mia ricerca, ho approfondito anche lo studio e la cura delle ulcere varicose delle gambe con sindrome post-trombotica, delle ulcere artero-venose e di quelle diabetiche. Nel convegno dal titolo Il ruolo delle terme nella prevenzione e nella riabilitazione: presente e futuro, che si è tenuto a Bologna nell'aprile di quest’anno, ho illustrato alcuni elementi che mi hanno permesso di ottenere ottimi risultati anche in tale ambito attraverso l’utilizzo dell’idrogeno solforato (H2S) presente in molti alimenti, ma anche nelle acque sulfuree.
L’H2S è oggetto di studio in diversi centri universitari italiani ed esteri e le sue proprietà contribuiscono alla riduzione delle metalloproteine responsabili delle infiammazioni che causano malattie come tumore, Alzheimer, Parkinson e osteoporosi. Robert Gallo, direttore dell’Institute of Human Virology presso la University of Maryland a Baltimora, che ha studiato l’HIV di tipo 1 con Luc Montagnier, ha rilevato come l’utilizzo di H2S può ridurre il ricorso a farmaci sintetici.
Negli ultimi anni, anche le case farmaceutiche hanno incominciano a studiare l’H2S, perché potrebbe amplificare l’efficacia di alcuni farmaci, come dimostrano alcune ricerche. In particolare, la sua combinazione con l’acido acetilsalicilico – componente dell’aspirina –, ne aumenta la valenza antinfiammatoria. Dagli studi sull’H2S sono emerse ulteriori funzioni, oltre a quella antinfiammatoria, soprattutto dell’apparato digerente, come quelle antiossidanti, quelle antinvecchiamento – al punto da prevenire l’infarto e l’ictus, in particolare l’ischemia coronarica – e quelle anti artrosi.
Presso i Romani le acque sulfuree hanno sempre avuto una grande valenza culturale…
È noto che la struttura fisica dell’uomo è costituita dal 60 per cento di acqua. Nella cultura ellenica e poi romana erano noti gli effetti benefici delle acque sulfuree nel trattamento dei dolori muscolari e articolari e delle diverse patologie della pelle, fra cui la psoriasi. In particolare, nel “Corpus Hippocraticum”, Ippocrate ha illustrato gli effetti igienici e curativi delle acque termali sulfuree. Nella cultura romana, invece, è sorprendente notare che la terapia termale consisteva in un trattamento di circa quattro settimane, che corrisponde all’odierna periodicità annuale consigliata tuttora nei centri termali. Nell’antica Roma, ha avuto grande rilievo il significato igienico del bagno per le implicazioni di ordine sociale e culturale che comportava, era ritenuto un’esigenza della comunità e come tale doveva essere garantita anche ai cittadini meno abbienti, fino a condizionare e trasformare l’edilizia delle città, per esempio nella costruzione sia dei bagni pubblici sia dei più preziosi bagni privati. Questa antica tradizione spiega perché il termalismo intende la cura come trattamento farmacologico naturale a “km zero”.
Oggi, la cura termale ha implicazioni riabilitative che consentono al paziente di riorganizzare le esigenze quotidiane, conducendo un tipo di vita più simile a quello che aveva prima dell’incidente vascolare o traumatico o post chirurgico e si ottengono grandi risultati, soprattutto nelle forme riabilitative vascolari centrali e post interventi ortopedici.