PERCHÉ CASTRO VOLEVA L'EMBARGO

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scrittore, dissidente cubano

A due mesi dalla morte di Fidel Castro, che cos’è cambiato per l’economia e i diritti civili a Cuba? Chi ha conosciuto bene Cuba e chi, come me, ha vissuto il castrismo per tanto tempo capisce subito che, finché persiste il regime castrista, nulla cambierà. C’è mai stata una mossa castrista che abbia favorito il popolo? Gli unici cambiamenti ammessi sono quelli che servono per prolungare il proprio potere. Nulla è cambiato, nonostante i soldi arrivati grazie a Obama: la popolazione non ha visto nemmeno un etto di carne o mezzo chilo di riso in più. E, per i diritti civili, le chiusure restano. Le organizzazioni più decise e più determinate continuano le battaglie, il Movimiento Las damas de blanco continua a organizzare le sue marce, che tra poco verranno impedite. Non c’è stata nemmeno una mossa che abbia favorito almeno la libertà del popolo. La riapertura delle relazioni diplomatiche e la cancellazione dell’embargo possono essere una chance per migliorare la situazione a Cuba? Anche se le imprese americane investissero dieci miliardi di dollari, cambierebbe poco dal punto di vista economico, a causa del regime. E la politica cambierà solo quando il popolo sarà più deluso e più arrabbiato. Per Castro l’embargo è stato un pretesto, lo ha dimostrato diverse volte. Con il presidente Lindon Johnson egli aprì la frontiera: con i famosi vuelos de la libertad migrarono da Cuba circa 210 mila persone in otto anni, prima via mare e poi via terra. Poi, con Jimmy Carter, con l’esodo dal porto di Mariel, se ne andarono 125 mila persone. Castro mirava a due obiettivi: prima di tutto aprire le frontiere per alleggerire la situazione quando la pressione politica diventava insopportabile, poi dare una risposta ai presidenti americani – erano sempre democratici –, che volevano la distensione; Castro rispondeva con un’aggressione, cioè mandando in USA agenti segreti e delinquenti. Con Bill Clinton, scoppiò la crisi dei balzeros del 1994, che iniziò con l’uccisione di decine di persone, tra cui 32 bambini, nello stretto della Florida: un’altra aggressione usata come pretesto per aprire la frontiera. Castro non ha mai voluto che l’embargo finisse, l’aveva voluto lui stesso. A Cuba, le cose cambieranno quando il popolo deciderà di liberarsi, perché il regime non ha mai avuto e non ha la volontà di farlo. A meno che, adesso, non si profili un colpo di stato, perché Raùl è più debole: con la sparizione del fratello, si sente molto più debole. Proprio negli ultimi giorni del suo mandato, Obama ha abolito il Cuba Adjustment Act, che garantiva ai cubani che raggiungevano gli Stati Uniti via terra il diritto di fermarsi legalmente nel paese per poi ottenere la residenza permanente. Il motivo ufficiale è che, con i nuovi accordi, questa legge non serve più, ma sembra che, semmai, si tratti di un ennesimo favore fatto a Raùl Castro e un ulteriore sgambetto a Donald Trump.... L’ideologia di Obama è socialista, ma sono convinto, e la storia lo proverà, che lui e sua moglie abbiano problemi personali di natura razziale, che hanno portato a un odio ideologico. Questo odio ha molto danneggiato l’umanità e ha favorito e aiutato il regime di Castro. L’invidia come ideologia innesca l’odio e, durante i suoi due mandati, Obama ha agito spinto anche dal rancore a sfondo razziale. Io provengo da un paese meticcio e multietnico e ho verificato come si creano questi problemi. Obama ha voluto aiutare il regime in molti modi, creando vari problemi alla popolazione: ha lasciato a Cuba grande amarezza e forte sconcerto, che spero portino a uno sbocco definitivo. Per capire l’insofferenza personale di Obama e di sua moglie, basta soltanto guardare le loro espressioni durante il discorso d’insediamento di Trump. Penso che cercheranno, tramite le loro possibilità, le loro conoscenze, i milioni di americani ideologicamente confusi, di creare problemi anche alla democrazia americana. Obama è proprio stato fatale alla democrazia. Il piano era indebolire gli Stati Uniti d’America e, con questo, indebolire l’Occidente. Che cosa pensa di Trump e cosa si aspetta da lui? Io spero che con Trump gli Stati Uniti e l’Occidente migliorino. Spero che si fermi questa decadenza, soprattutto nell’ambito della sicurezza. Con Obama, gli Stati Uniti stavano diventando una nazione normale, non una nazione leader, un punto di riferimento dell’Occidente. Questo era un piano per indebolire l’America. Penso che con Trump torneremo a essere più sicuri. E questo può giovare anche ai cubani? Penso di sì. In seguito alla morte di Fidel Castro, Trump ha espresso dichiarazioni molto forti, come nessun altro: lo ha definito un dittatore sanguinario. Il nuovo presidente americano ha augurato a Cuba l’avvento di una democrazia in breve tempo e ha auspicato la libertà del popolo cubano.