IL TEATRO NUOVO DI VICENZA: DOVE NASCONO I BAMBINI

Qualifiche dell'autore: 
medico specialista in ginecologia, direttore del Poliambulatorio Teatro Nuovo e del Centro di PMA presso il Centro di Medicina di Vicenza

Le coppie che si rivolgono a un centro di PMA (procreazione medicalmente assistita), pubblico o privato, sono spesso inserite immediatamente in una lista e lasciate nella speranza che l’attesa sia la più breve possibile e che valga a qualcosa.
Lei pratica come ginecologo da molti anni e ha aperto il primo centro pubblico di fecondazione assistita di Vicenza.
Successivamente, ha fondato e dirige gli unici centri privati di PMA di Vicenza: il Poliambulatorio Teatro Nuovo, che offre percorsi di PMA di primo livello e il Centro di PMA presso il Centro di Medicina di Vicenza, per i percorsi di secondo livello. Qual è il vostro approccio? Il nostro è un approccio differente: prima d’inserire una coppia in una lista, offriamo un colloquio informativo gratuito, durante il quale ciascuno dei partner può esprimere i propri dubbi, le proprie incertezze, le proprie insicurezze e, spesso, il proprio sconforto perché non riuscire ad avere un figlio è vissuto, a volte, come uno smacco, una sorte crudele da cui la coppia si sente toccata. Noi aiutiamo i partner a dissipare questo fatalismo. Il discorso più ricorrente è: “Ci sono coppie che buttano via i bambini e noi che li vogliamo non riusciamo ad averne”. Sono tante le persone che arrivano qui con questo tormento, ma questa è la base da cui s’incomincia a parlare. E questo accade in generale anche in altre specialità della medicina.
In che modo interviene il medico in questi casi? Innanzitutto deve conquistare la fiducia della coppia, parlando e ascoltando.
Soltanto dopo riesce a spiegare che cosa si può fare nel loro caso, perché non è più un medico qualsiasi che gestisce la loro patologia, ma un interlocutore in un “team” che lavora insieme per ottenere un risultato.
Anche per questo, il nostro Poliambulatorio Teatro Nuovo organizza ogni due mesi serate informative sulle tecniche di PMA, aperte a tutte le coppie. E registriamo un’affluenza decisamente alta, perché sono incontri a ingresso libero, quindi non è necessario essere nostri clienti per partecipare.
In che cosa consiste la PMA? Procreazione medicalmente assistita significa intervento medico laddove ci siano delle difficoltà per una coppia che non riesce ad avere figli.
Non è sempre detto che il problema sia o maschile o femminile, può riguardare entrambi, oppure, può essere sconosciuta la causa. È in questi casi che interviene il medico con diverse tecniche, dalle più semplici, perché la legge impone d’iniziare con quelle, alle più avanzate. In realtà, è un po’ controproducente, perché il livello della tecnica dipende dalla paziente: più è giovane maggiori sono le possibilità di riuscita. Chiaramente, con una donna di quarant’anni non ha senso iniziare dalle tecniche più semplici, non solo perché porterebbero a scarsi risultati, ma anche perché è importante non far perdere tempo ai pazienti.
Le tecniche più avanzate, chiamate anche di secondo livello, come la FIVET (fertilizzazione in vitro con embryo transfer) e la ICSI (intracytoplasmic sperm injection), sono metodi per ottenere la fecondazione attraverso l’iniezione di uno spermatozoo all’interno dell’ovocita, così da ottenere l’embrione.
Nel caso della FIVET, dopo il lavoro svolto in laboratorio, si procede a trasferire l’organismo nato dalla fecondazione direttamente nell’utero della donna. Esistono anche tecniche per la selezione di spermatozoi che ci consentono di ottenere maggiori tassi di fecondazione e di gravidanza.
Per quanto riguarda i risultati, le coppie possono spaventarsi, perché la percentuale di successo parte da un 27 per cento – fino ai 34 anni –, poi scende al 20 per cento, poi al 10 e, via via, arriva al 6 per cento, dopo i 43 anni. Questa percentuale di gravidanza si riduce se consideriamo i tassi di aborto, che oltre i 43 anni arrivano al 53 per cento, con un risultato finale 3 per cento! Questa percentuale può essere certamente deludente, ma se partiamo dal presupposto che quando una coppia intraprende un percorso di PMA parte da un livello di probabilità pari a zero, il 3 per cento è tantissimo.
Secondo gli articoli usciti finora sulla stampa, i risultati dei vostri Centri sono più che soddisfacenti...
Quando non abbiamo risultati soddisfacenti, ricontrolliamo l’intero procedimento. Ma la nostra riuscita non è da attribuire soltanto alla nostra competenza e alle nostre attrezzature, dobbiamo tener conto dell’età delle nostre pazienti: una donna giovane con problemi tubarici ha molte più probabilità di successo di una in età avanzata. Se rapportiamo la percentuale di esiti positivi alla tipologia delle clienti, allora, siamo nei range degli altri centri.
Può dirci qualcosa del suo itinerario di pratica clinica della PMA? Quando ho iniziato, non c’era a disposizione nessuna tecnica per verificare se la donna ovulasse o meno e non c’erano metodi per preparare il seme: prendevamo il seme così come veniva emesso, separavamo le prime gocce da una parte e le seconde dall’altra e poi eseguivamo le inseminazioni con cateteri della sala parto che servivano per aspirare il muco ai bambini appena nati. Ma la storia della medicina è fatta di successi e d’insuccessi, il bello è che ogni giorno si aggiunge qualcosa di nuovo. È questo che m’impedisce di smettere e mi dà sempre nuovo entusiasmo.