LA SCUOLA DEI MESTIERI

Qualifiche dell'autore: 
direttore generale Lapam Confartigianato Imprese, Modena

Una delle proposte di Lapam per valorizzare il patrimonio intellettuale delle piccole imprese, favorendo per di più l’inserimento di persone che in questo periodo hanno difficoltà a trovare lavoro o l’hanno perso, è la Scuola dei Mestieri. In che cosa consiste?

L’Italia ha il 53 per cento del patrimonio artistico e culturale mondiale, eppure, dal dopoguerra a oggi, ha rincorso il sogno americano, con una corsa sfrenata al consumismo, lontanissima dalle nostre radici rinascimentali, dove prevaleva la cultura del bello e del manufatto artistico. La crisi attuale quindi dev’essere anche un momento di riflessione, in cui valorizzare il nostro patrimonio, al di là del consumismo, per quanto questo non possa essere eliminato per le implicazioni economiche che tuttora ha. Allora, valorizzare il nostro patrimonio intellettuale vuol dire anche riscoprire antichi mestieri in cui il nostro paese si è sempre distinto per qualità uniche al mondo in tutti i settori, dalla moda all’arte culinaria – che vanta una varietà straordinaria nelle sue innumerevoli espressioni regionali – all’artigianato, all’arte vera e propria. Ma per proseguire la nostra tradizione occorre istituire corsi di qualificazione che la mantengano viva nelle nuove generazioni. Ecco perché noi abbiamo pensato alla Scuola dei Mestieri, che contribuirà a dare valore aggiunto ai nostri prodotti e a farci distinguere in questa corsa al consumismo, attraverso quella professionalità che il mondo dell’artigianato apprezza. Puntiamo ai prodotti di qualità, che rimangono nel tempo e nel tempo acquisiscono valore.

La Scuola dei Mestieri è anche questo: lasciare la specificità nelle cose che si fanno, invece di omologarle e uniformarle. Per esempio, oggi nel modenese stanno tornando di moda le case in sasso, ma pochissimi sono in grado di costruirle. Allora, valorizziamo questi mestieri, anche se attualmente possono sembrare iniziative di nicchia.

E, senza tralasciare la grande produzione, occorre valorizzare la cultura che sta alla base di questi mestieri. Molte delle diecimila aziende associate hanno duecento dipendenti, ma la grande maggioranza è costituita da artigiani che utilizzano la loro intelligenza e le loro mani per creare qualcosa di unico. Occorre riflettere anche su queste cose, non soltanto sulla crisi e sulla sua azione. Non si tratta tanto di chiedersi quando finirà, ma come ne usciremo. Credo che ne usciremo modificati, ma dobbiamo gestire questa crisi in modo da uscirne più forti.

Mi sembra che lei stia dicendo che la modernità riguarda il rinascimento, che siamo stati noi a introdurla e che saremo noi a proseguirla, perché questa è una crisi di valori, una crisi intellettuale…

Con tutte le difficoltà che la gestione delle aziende comporta in questo periodo, questa è una crisi di valori. E solo ragionando sugli aspetti culturali si riuscirà a ricostruire il contesto di valori che hanno portato l’Italia a essere quello che è stata. Penso che il mito della Ferrari non tramonterà mai e l’epoca della qualità non finirà mai: quello che forse risparmieremo nel consumismo potremo investirlo in prodotti di qualità, nella cultura, nell’arte, nell’innovazione, in viaggi.

Occorre superare i problemi partendo dai valori, come quelli che noi cerchiamo di trasmettere anche attraverso la Scuola dei Mestieri, anche se non sarà facile.