I ROBOT, I COSACCHI, L’UCRAINA

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Presidente di AVK srls, Modena

Da oltre dieci anni la sua azienda, AVK, opera nel settore delle macchine automatiche per l’assistenza, manutenzione e riparazione di impianti robotizzati, sia in Italia sia all’estero. Negli ultimi mesi, quali sono le trasformazioni nel settore? Siamo specializzati nella riparazione di robot industriali, attività che fa parte del service e della manutenzione, ma anche nell’effettuare installazioni, spostamenti, modifiche.
Pur considerando le differenze tra i clienti e tra i settori, nell’ambito delle macchine automatiche non vedo un notevole miglioramento, perché la formula Industria 4.0 non funziona come uno o due anni fa: a causa dell’instabilità politica è diminuita la fiducia dell’investitore estero, che esita prima d’investire in Italia. Persistono l’eccesso di burocrazia e la difficoltà oggettiva di determinare prezzi concorrenziali nel mercato.
L’Italia si attiene al patto di Schengen, ma in paesi come Germania, Belgio o Danimarca, per esempio, le tasse e i contributi sono più bassi. Un imprenditore di questi paesi, a parità di dimensioni dell’impresa e di qualità, realizza in cinque anni quello che il collega italiano costruisce in venti.
In aprile scorso si sono tenute le elezioni presidenziali in Ucraina. Cosa pensa del risultato? Gli ucraini sono molto delusi dai politici, in particolare da quelli filo russi, per cui ritengo che abbia vinto un voto di protesta: gli elettori hanno deciso di scegliere un presidente senza esperienza politica. Spero che Volodymyr Zelensky non perda la direzione verso l’Europa e la Nato, dunque continui a lavorare, come il presidente precedente, sulle riforme necessarie per entrare in Europa.
Inoltre, mi auguro che finisca il business degli imprenditori coinvolti con i poteri forti della Russia, che hanno attuato triangolazioni con quel mercato.
La storia dell’Ucraina è da sempre mescolata con quella della Russia… Il nome Ucraina è attestato in un documento del 1187, ma già nel 900 i nostri antenati costituirono un vasto impero, la Rus’ di Kyiv, città che fu occupata nel 1240 dai Mongoli. La Rus’ non ha nulla a che vedere con la Russia odierna, che trova le sue radici nel Principato di Moscovia, sorto nel 1283. Kyiv era già una capitale quando nel 1147 i documenti parlano di Mosca come un piccolo borgo fortificato.
Mentre nella Cronaca Galiziana si parla, in data 1213, del principe Danylo che ha occupato “Berestia (Brest) e Onhorsk e tutta l’Ucraina”.
Occorre notare che la Lituania non occupò l’Ucraina con la forza delle armi: tra i due paesi si trattò di una forma di collaborazione più che di conquista.
Poi la Lituania si unì alla Polonia, contro il cui dominio combatterono i cosacchi, di incerta provenienza.
La maggior parte dei cosacchi furono ucraini. Combatterono contro i turchi, i tatari e i moscoviti. La corona polacca cominciò a temerli e nel XVI secolo cercò di inquadrarli nelle proprie forze armate, ma essi si ribellarono assieme ai tatari di Crimea: nel 1648, a Korsun’, i cosacchi vinsero e fondarono uno stato autonomo cosacco, che solo nel 1667 divenne vassallo in parte dei polacchi e in parte dei russi. Ma essi si sono sempre governati in modo indipendente, con a capo un etman, eletto dalla loro comunità, e costituirono il vero, glorioso esercito nazionale ucraino.
Nello scorso numero del giornale abbiamo accennato a Ivan Mazepa, il più famoso fra gli etman cosacchi… Mazepa, uomo di straordinaria cultura, divenne amico di Pietro I il Grande, che gli fece ottenne il titolo di principe del Santo Romano Impero dall’Imperatore Leopoldo I. Però, nel contempo, Mazepa strinse segretamente intese con Carlo XII di Svezia, che combatteva contro i moscoviti e si era impegnato a sostenere la libertà del popolo ucraino. Ma nella battaglia del 9 luglio 1709 gli alleati furono sconfitti e nel 1764 lo stato cosacco fu annesso al territorio russo.
Durante la rivoluzione sovietica i cosacchi si schierarono nelle forze antibolsceviche? Durante la guerra civile russa, Simon Petljura ha combattuto sia contro i Rossi sia contro i Bianchi, per l’indipendenza ucraina. All’inizio degli anni 20, il comitato centrale del Partito comunista sovietico avviò fucilazioni di massa, lavori forzati e deportazioni contro i cosacchi, di cui oltre 100.000 trovarono riparo all’estero.
Nonostante lei risieda in Italia da vent’anni e abbia un’impresa già strutturata, mantiene e diffonde la memoria e la storia del suo paese… I cittadini ucraini che sono andati a cercare fortuna altrove hanno avviato varie attività dovunque si siano insediati, non solo in Italia, ma anche in paesi come l’Argentina, il Messico, il Canada e altri ancora. Ma non dimenticano il loro paese, anche perché è funestato dall’invasione russa. Gli ucraini vogliono vivere in pace e nella libertà. E ovunque vadano, hanno costruito belle case, in cui spesso coltivano l’orto, perché vengono dalla cultura europea, quella dell’Europa dell’Est.