L’EPARINA NELLA CURA DEL COVID-19: LO STATO DELL’ARTE

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group general manager di Opocrin S.p.A.

Con l’acquisizione dei Laboratori Derivati Organici (LDO), società con sede operativa a Trino (Vercelli), Opocrin S.p.A. si situa tra i principali produttori di eparina e derivati a livello globale, con oltre 170 milioni di euro di fatturato per il 2020 e più di 270 dipendenti… È dal 1964 che Opocrin S.p.A. si occupa di ricerca, produzione e commercializzazione di materie prime a uso farmaceutico, come le eparine a basso peso molecolare, utilizzate di routine a diversi dosaggi negli ospedali sia per la prevenzione (medica o chirurgica) sia per il trattamento delle trombosi in atto nei pazienti Covid-19, come previsto dalle linee guida dell’Oms e dalle recenti raccomandazioni dell’Aifa.
Le alterazioni della coagulazione e le complicazioni trombotiche nei pazienti Covid-19 hanno un ruolo significativo in termini di incidenza e di rilevanza clinica, rappresentando una delle più importanti variabili associate a mortalità. Motivo per cui già lo scorso gennaio l’Organizzazione mondiale della sanità aveva raccomandato di prevenire il tromboembolismo venoso nei pazienti infetti da Sars-Cov-2, ricorrendo alla somministrazione sottocutanea di eparina, preferibilmente a basso peso molecolare.
In base alle evidenze scientifiche raccolte finora e ai risultati incoraggianti che provengono dagli studi svolti in Cina, sia in vitro sia sui pazienti, è nata l’idea di promuovere una sperimentazione anche in Italia impiegando, a scopo terapeutico, un dosaggio medio-alto del farmaco. E dobbiamo essere grati all’Aifa per la celere approvazione, che ha consentito, anche attraverso la solerte comunicazione ai medici di base, di curare molti pazienti senza la necessità del ricovero in ospedale, in un momento in cui, come sappiamo, le strutture sanitarie erano state messe in crisi dal picco dell’emergenza pandemica.
Come si chiama la sperimentazione cui fa riferimento? Inhixacovid19, uno studio coordinato da Pierluigi Viale, ordinario di malattie infettive dell’Università di Bologna e direttore dell’Unità operativa malattie infettive del Policlinico Sant’Orsola-Malpighi, che coinvolge 14 centri in Italia e arruola 300 pazienti cui sarà somministrata enoxaparina biosimilare per via sottocutanea in mono-somministrazione giornaliera.
Il farmaco sarà fornito gratuitamente dall’azienda Techdow Pharma, filiale italiana della cinese Shenzhen Hepalink Pharmaceutical Group. In uno studio di questa portata sarebbe stato auspicabile che l’opportunità fosse estesa ad altre aziende del nostro paese produttrici di eparine a basso peso, che garantiscono principi attivi e farmaci di massima qualità e, soprattutto, consentono di rilanciare il made in Italy in un settore che rappresenta un asset strategico per il nostro tessuto economico.
Quindi l’enoxaparina non è l’unica eparina a basso peso molecolare? Il Fluxum di Alfasigma, per esempio, è un’eparina a basso peso molecolare, il cui principio attivo esce dai nostri stabilimenti. Ce ne sono tante, prodotte da realtà molto forti sul territorio nazionale come Italfarmaco, ma la stessa Alfasigma è una delle prime aziende in Italia, con oltre un miliardo di fatturato. Poi, comunque, prima di trarre le conclusioni per i possibili risultati, dobbiamo attendere i dati dello studio clinico.
Oggi molti credono di avere il diritto d’intervenire su qualsiasi questione che riguarda la salute e attaccano le case farmaceutiche come se fossero interessate al mero profitto, come sta avvenendo nella polemica sul plasma iperimmune. Questo plasma viene posto in alternativa al vaccino, senza considerare che si sta lavorando a una dozzina di vaccini nel mondo, mentre il plasma iperimmune non è una novità, presenta effetti collaterali anche gravi, perché si possono scatenare reazioni avverse letali, ed è una terapia costosa. Vorrei ricordare che la ricerca richiede anni e, a volte, decenni di investimenti prima di approdare a un nuovo farmaco mirato alla cura di una patologia. Quindi smettiamola di affidarci ai social quando vogliamo risposte scientifiche e interpelliamo, invece, chi ha dedicato la vita alla ricerca: la realtà è complessa, non si può spiegare in “parole povere”, anche se spesso c’è la convinzione che la verità stia nei discorsi facili da comprendere.
Le imprese sono baluardi di civiltà, anche se c’è un attacco molto forte al profitto, come se fosse un valore negativo… È vero e, anche per questo, occorre sottolineare che l’industria punta a un valore che non si limita a quello espresso nell’ultima riga di bilancio.
Il valore dell’industria è culturale e concerne soprattutto le persone, che sono il vero patrimonio delle aziende.
Chi attacca l’industria farmaceutica dimentica che è costituita da persone e ciò che facciamo procede dalla vocazione per la salute di queste persone e di noi stessi, prima ancora che dalla ricerca del profitto.