UNA NUOVA FRONTIERA PER LE CELLULE STAMINALI ADULTE

Qualifiche dell'autore: 
professore ordinario di Biochimica all'Università di Modena e Reggio Emilia, direttore del Centro di Medicina Rigenerativa "Stefano Ferrari"

“Il nuovo Centro di Medicina Rigenerativa ‘Stefano Ferrari’ di Modena fa onore al nostro paese, proponendosi di essere uno snodo d’importanza mondiale nella ricerca di nuove terapie cellulari e geniche mediante l’uso di cellule staminali adulte. Da oggi, molti possono guardare a Modena con l’aspettativa di migliorare la qualità della vita di molte persone affette da malattie rare, finora senza cura”. Con queste parole, il Presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi, ha aperto il suo intervento all’inaugurazione del vostro Centro (27 ottobre 2008), nato grazie al finanziamento di 13 milioni di euro della Fondazione Cassa di Risparmio di Modena. Se pensiamo al contributo che esso darà ai tanti casi di epidermolisi bollosa (sindrome dei ‘bambini farfalla’, che colpisce ottocento bambini solo in Italia), possiamo sicuramente definirlo come il polo più avanzato a livello mondiale nella ricerca e nelle applicazioni terapeutiche delle cellule staminali epiteliali…

La medicina rigenerativa si occupa di terapie innovative mirate alla ricostruzione di tessuti ed è quindi strettamente connessa con la biologia delle cellule staminali. Oggi si parla di cellule staminali in tutti i campi, ma le staminali che hanno un’applicazione clinica in questo momento sono soltanto due: quelle del sangue, chiamate ematopoietiche, e quelle degli epiteli. Tutte le altre sono ancora in fase pre-clinica e non si sa ancora quando arriveranno alla reale applicazione terapeutica. Nel nostro Centro ci occupiamo della ricostruzione dei tessuti epiteliali, perché le cellule staminali epiteliali sono a tutt’oggi le uniche staminali che possono essere coltivate e applicate in protocolli sia di terapia cellulare, quindi mirata alla ricostruzione di tessuti danneggiati da diverse cause, sia di terapia genica, dove le cellule staminali epiteliali possono essere geneticamente corrette e utilizzate per trattare una serie di malattie genetiche, per il momento dell’epidermide, della pelle, e in futuro anche di altri tessuti epiteliali.

Lei è stato il primo ricercatore in Europa ad applicare, oltre vent’anni fa, le cellule staminali epidermiche per la cura delle grandi ustioni ed è considerato, a livello internazionale, uno dei principali scienziati nello studio della biologia delle cellule staminali epiteliali finalizzata all’applicazione clinica. Da vero e proprio pioniere sia nella terapia che utilizza le cellule staminali epiteliali sia nella terapia genica, ha anticipato tutti sulla possibilità di ricostruire in vitro molti epiteli di rivestimento. Com’è avvenuto il suo incontro con Stefano Ferrari, ideatore del Centro a lui intitolato e prematuramente scomparso lo scorso novembre?

Ho incominciato a lavorare in questo campo negli anni ottanta, ad Harvard, Boston, nel laboratorio del “padre” di queste tecnologie, Howard Green, che proprio agli inizi degli anni ottanta eseguì il primo trapianto di pelle coltivata su tre bambini ustionati gravi. In Italia, tuttavia, abbiamo proseguito in modo assolutamente indipendente le nostre ricerche sull’epidermide e ne abbiamo sviluppato altre sulla ricostruzione della cornea e sulla terapia genica, in cui il nostro paese è stato primo nel mondo.

Il percorso del nostro Centro risale al 2004, alla decisione di Stefano Ferrari di promuovere, prima in Italia, una Facoltà di Bioscienze e Biotecnologie, di cui è stato preside e che poneva tra i suoi obiettivi di riordinare e aggregare corsi di studio che condividono come obiettivo formativo lo studio delle scienze della vita e delle relative tecnologie di ricerca. Il passo successivo è stato l’arrivo – sempre promosso da Ferrari – di un qualificato gruppo di ricercatori nel settore della biologia cellulare, riconosciuti per le loro capacità a livello internazionale con forti basi culturali sulle cellule staminali, e che oggi ritroviamo attivamente impegnati con me nel coordinamento delle ricerche del Centro. È stato proprio il progetto sviluppato da Stefano Ferrari ad attrarre tutti noi all’Università di Modena e Reggio Emilia.

Quindi il Centro si avvale di altri direttori di ricerca, oltre a lei?

Nel Centro vengono sviluppati due filoni di ricerca coordinati da scienziati con esperienza ventennale nei rispettivi settori e con i quali collaboro da svariati anni: la terapia cellulare è coordinata da Graziella Pellegrini, professore associato di Biologia cellulare all’Università di Modena e Reggio Emilia, che nel 1997 ha firmato il primo lavoro su “Lancet”, in cui si descriveva la nostra tecnica di coltivazione della cornea a partire da cellule staminali (per esempio nel trattamento della cecità dovuta alle ustioni chimiche della superficie oculare). Questo lavoro, sviluppato da Graziella Pellegrini nel corso degli anni, ha rivoluzionato l’approccio terapeutico alle gravi ustioni della superficie oculare. La  terapia genica è coordinata da Fulvio Mavilio, professore ordinario di Biologia molecolare all’Università di Modena e Reggio Emilia, precursore nel campo della terapia genica delle immunodeficienze mediante cellule staminali del sangue. Nel corso di questi ultimi anni la collaborazione con Mavilio ha portato alla prima sperimentazione clinica di terapia genica della epidermolisi bollosa pubblicata su “Nature Medicine” nel 2006. Questo lavoro apre la via per la terapia genica di molte malattie genetiche degli epiteli di rivestimento.

Quindi, l’aspetto forse più rilevante del nostro Centro è che, da una parte, consentirà l’applicazione della terapia cellulare con epiteli di rivestimento in tutta Europa e, dall’altra, renderà possibile utilizzare epiteli geneticamente modificati con le tecniche della terapia genica per correggere malattie gravi della pelle e probabilmente anche della cornea, che saranno disponibili per un numero sempre maggiore di malattie e di pazienti.

In che modo renderete possibile applicare la terapia cellulare da Modena in tutta Europa?

Con la creazione di spin-off universitari, ci prefiggiamo il duplice obiettivo di creare imprese qualificate sul territorio e di rendere possibile, attraverso l’industrializzazione dei risultati dell’attività di ricerca, la diffusione su larga scala dei prodotti di medicina rigenerativa ai pazienti europei. È questa la mission di Holostem Terapie Avanzate S.r.l., la prima impresa biotech per la produzione e la distribuzione di cellule staminali epiteliali, nata dalla partnership fra l’Università di Modena e Reggio Emilia e la Chiesi Farmaceutici di Parma.