UNA DISCIPLINA BELLISSIMA

Qualifiche dell'autore: 
professore ordinario e direttore della Scuola di specializzazione di Urologia dell'Università di Bologna

Conosco Giancarlo Comeri da almeno trentacinque anni e sono lieto d’incontrarlo questa sera. Non è usuale, per un urologo, scrivere un libro che vada al di là della competenza professionale e penso che, attraverso il suo libro, Medicina di vita. La scienza e la conquista della salute (Spirali), si possa conoscere meglio l’urologia.

Sono a contatto con questa materia tutti i giorni dell’anno, anche in quanto insegno all’università e dirigo la scuola di specializzazione, ma mi rendo conto, attraverso gli echi che mi danno gli studenti, che l’urologia non è conosciuta nel modo giusto. Quindi, se un autore ci dà la possibilità di comunicare elementi della disciplina anche attraverso la narrazione di storie vissute e di aneddoti, penso che sia un motivo di vero orgoglio.

Dico questo anche perché sono segretario generale del collegio dei professori di urologia, che, come statuto, ha anche quello di promuovere l’immagine dell’urologia. Vorrei allora soffermarmi sulla questione della scelta della scuola di specializzazione. Oggi questa è una scelta di vita, perché la specializzazione non è più come una volta, quando si otteneva quasi per corrispondenza, ma c’è l’obbligo di frequenza. Se un giovane decide di fare il pediatra, per esempio, lo farà per tutta la vita, perché, dopo cinque anni di frequenza obbligatoria, in genere intorno ai trent’anni, è difficile che abbia voglia di cambiare. Essendo l’urologia una chirurgia specialistica, ci accorgiamo come, alla fine del corso di laurea, il laureato che deve scegliere la specialità abbia un’idea approssimativa dell’urologia. Ha seguito le lezioni circa due anni prima, insieme a tante altre, ma la funzione dell’urologia come insegnamento nell’insieme del corso di laurea non ha la portata di altre lezioni dirette a competenze di carattere più generale. Quindi, chi ha a cuore questa disciplina deve avere modo di ritrovarne la specificità, attraverso qualche strumento. Per questo motivo, come collegio dei docenti, abbiamo preparato un CD che promuove l’immagine dell’urologia, illustrando gli ambiti di cui si occupa. Infatti, l’immagine che i giovani laureati hanno dell’urologo spesso è poco più che quella dello specialista della prostata. In realtà, l’urologia è una disciplina bellissima, moderna, che interviene in diverse patologie. È vero che l’urologo si occupa di tumori – come il tumore della prostata, quello a più alta e assoluta incidenza nella popolazione maschile e il corrispettivo del tumore della mammella nella popolazione femminile; o come il tumore del rene e quello della vescica –, ma si occupa anche della calcolosi. Alcuni tra i più grandi progressi moderni in ambito medico tecnologico sono stati fatti proprio nel campo della calcolosi urinaria. Fino agli anni settanta questa patologia era un dramma. Tutte le volte che un paziente ne soffriva veniva operato. Oggi, invece, esiste una serie di procedure non invasive, che consentono di rimuovere la calcolosi e di liberare il paziente anche da calcoli di grandi dimensioni senza l’intervento della chirurgia. L’urologia si occupa poi dell’incontinenza, che è un dramma sociale, una patologia sommersa, che colpisce sia uomini che donne. Le donne, in particolare, si vergognano e molto spesso preferiscono indossare il pannolone piuttosto che recarsi dal medico. Ma occorre anche considerare l’andrologia: che cosa sarebbe l’urologia senza l’andrologia e, viceversa, l’andrologia senza l’urologia? Gli urologi sono spesso testimoni di cambiamenti importanti delle abitudini sessuali nella società. La scienza medica può modificare alcune abitudini sessuali così come queste hanno prodotto modificazioni nella scienza medica in questo ambito. L’urologia si trova dunque a occuparsi anche di questioni inerenti l’etica, la morale o sentimenti come il pudore, nel caso, per esempio, della conversione sessuale.

In breve, l’urologia è una disciplina assolutamente vasta, e sono orgoglioso di farne parte, di praticarla e d’insegnarla tutti i giorni e di “divertirmi”, fra tante virgolette. Quindi, intervenire in un incontro come questo e trovarmi a ascoltare quanto Giancarlo Comeri ci racconta, attraverso un libro che pure ha finalità e obiettivi diversi da quelli che ho privilegiato questa sera, è importante. Penso che questo libro promuoverà la disciplina urologica e la sua cultura, a volte penalizzate nell’immagine da una certa pervicacia specialistica di colleghi, anche presso i giovani.