VILLA GIULIA, PER NON RINUNCIARE ALLA PROPRIA INDIPENDENZA

Qualifiche dell'autore: 
residente di Villa Giulia Srl, Pianoro (BO)

Signora Ettorina, mi dicono che lei è una lettrice che non si perde nemmeno un numero della nostra rivista. A ottantanove anni non rinuncia al gusto della lettura e non perde il suo sorriso impertinente, che trasmette anche con gli occhi di un azzurro meraviglioso. Lei è venuta a vivere a Villa Giulia perché a ottanta nove anni non cede sulla sua indipendenza. Perché ci tiene così tanto?

Perché è importantissima per la salute! Ho sempre desiderato vivere a Villa Giulia e ci pensavo ogni volta in cui mi capitava di passarvi davanti. Ma ho dovuto aspettare, perché i posti erano tutti occupati. Prima sono stata in un’altra struttura, ma, fra le altre cose, eravamo obbligati a stare tutto il giorno in tuta, che era più funzionale al lavoro degli operatori. In generale, si tende a ricoverare in un posto qualsiasi persone che si pensa non capiscano più niente. Io sono qui per questa ragione: non accetto di stare in un posto qualsiasi. Qui dispongo della mia camera singola e ho la possibilità di uscire quando voglio e di andare per negozi. Mi piace vivere a Villa Giulia, da dove vedo il sole sorgere e tramontare sul bellissimo fiume che è davanti alla strada.

Come si svolge la sua giornata a Villa Giulia?

Alla sera vado a letto presto, alle 18.00, dopo cena. Poi, al mattino mi alzo alle 7.00, quando arrivano gli operatori per servire la colazione in camera. Io ho scelto di fare anche il pranzo e la cena in camera. Penso che questo dipenda dal fatto che sono sempre stata da sola, sin da quando ero bambina.

Noi residenti di Villa Giulia possiamo godere di una beauty farm e così al mattino mi metto in ordine prevalentemente da sola. Poi parlo con le altre signore, vado in giardino a leggere e, quando ci sono degli eventi, partecipo sempre. In novembre scorso, per esempio, si è svolta l’annuale sfilata di moda di Villa Giulia, con la partecipazione delle collaboratrici di Villa Giulia in qualità di modelle e di Emilia, la famosa Nonna Rock. E la sfilata è stata trasmessa anche al telegiornale!

Poi, noi facciamo viaggetti a Bologna e dintorni. Ciascun 18 ottobre, giorno di San Luca, è tradizione di Villa Giulia andare in visita alla basilica dedicata al santo, dove possiamo ascoltare anche la messa. Una filastrocca in dialetto bolognese, che celebra questo giorno, recita circa così: al dè de San Locca… nel giorno di San Luca si sta con le castagne in bocca. Ma in ottobre di quest’anno le castagne non erano ancora maturate, per il clima troppo secco, e allora Ivonne Capelli, per mantenere la tradizione, ci ha omaggiato di squisiti marrons glacés. Che bello! Io ho sempre amato il bello!

Ettorina, ci racconta la sua storia?

Sono nata il 22 aprile 1935, a Medicina. Il babbo, che aveva fatto il militare come bersagliere, faceva il contadino. La mia mamma diceva sempre che, sposandolo, aveva trovato l’America! Era nata nel 1897 e da giovane aveva imparato l’arte del ricamo dalle suore, poi ha dovuto andare a lavorare nelle risaie. Mi aveva raccontato anche che un signore ave va voluto vederle le gambe e allora lei disse: “No! Solo a mio marito!”. La mamma ha partorito sette figli ed è rimasta longilinea come me.

Noi vivevamo in campagna, ma poi, all’età di dieci anni, sono andata a vivere in centro a Bologna, da una zia. Ero rimasta senza il babbo e sono diventata orfana di guerra. Poco dopo ci ha lasciati anche la mamma. Anche se sono nata in campagna, dove potevo godere della bellezza del tramonto, del verde e dell’azzurro dell’acqua, il centro di Bologna mi offriva un’altra bellezza e, dopo la pioggia, dalla finestra di casa riuscivo a vedere perfino l’arcobaleno

Quale lavoro ha svolto?

Quando ero ragazzina, prima dei ventuno anni, ho fatto la sarta ma non mi piaceva. Poi ho trovato una persona che mi ha aiutato e, appena ho raggiunto la maggiore età, sono andata a lavorare all’Istituto Ortopedico Rizzoli di Bologna. Nella sarto ria dell’ospedale facevo turni di sei ore. Era un bell’ambiente e anche in questo caso, quando guardavo fuori dalla finestra, potevo godere di una bella veduta e poi, lì vicino, dal piazzale della Chiesa di San Michele in Bosco si può ammirare il bellissimo panorama di tutta la città di Bologna! In ospedale incontravo personaggi molto noti. Di un direttore, in particolare, ricordo la frase: “Sono ricco ma pago l’affitto”. Io ho sempre amato leggere. In questa rivista, per esempio, leggo gli interventi di alcune persone importanti.

Allora lei è anche una lettrice importante!

Finalmente posso leggere a Villa Giulia! Fino a ottantasette anni, nel la struttura in cui mi trovavo prima di entrare a Villa Giulia, ci facevano leggere soltanto un unico giornale, uguale per tutti. Ora qui leggo giornali, libri e “La città del secondo rinascimento”. Questa rivista è uno strumento per allenare l’intelligenza. L’indipendenza si accompagna all’intelligenza, anche se è scomoda per qualcuno e allora capita di sen tirsi dare della “pazza”. Questa storia è iniziata quando ho cominciato a lavorare, a vent’anni. E tutto perché ho sempre avuto un carattere libero!

Nell’opera Enrico IV, Luigi Pirandello scriveva che incontrare un pazzo è come “trovarsi davanti a uno che vi scrolla dalle fondamenta tutto quanto avete costruito in voi, attorno a voi, la logica, la logica di tutte le vostre costruzioni!”. Allora, l’unico modo per difendersi dall’in contro con chi non accetta di sistemarsi nelle convenzioni è apostrofarlo come “pazzo”…

Io sono sempre stata libera, non ho mai voluto rinunciare alla mia indi pendenza. Nel Novecento una donna poteva trovare l’aiuto di un uomo, fare una famiglia, secondo la convenzione sociale, ma da quando ho incominciato a lavorare ho giurato che non avrei mai rinunciato alla mia indipendenza! E sono giunta a Villa Giulia.