UN APPELLO ALL'INTRAPRENDENZA

Qualifiche dell'autore: 
professore di ricerca sulla politica pubblica, American Enterprise Institute

intervista di Sergio Dalla Val

Lei è un sostenitore dell’esigenza di un’ecologia morale. Di che si tratta?

Si tratta dell’insieme di tutti quei fattori – le idee, la letteratura, le associazioni, i sistemi di simboli, le opinioni, le abitudini comuni e le fonti locali di vergogna e lode – che insegnano all’uomo i comportamenti necessari al suo miglioramento, sostenendolo nella pratica. Le nostre famiglie, il vicinato, le scuole, le chiese, le associazioni e tutte le altre istituzioni che coinvolgono la nostra vita quotidiana, soprattutto durante la giovane età, stabiliscono il “clima” in cui veniamo educati. Oltre a queste istituzioni a noi vicine, l’ecologia in cui viviamo la nostra vita morale, da una parte, è inquinata, dall’altra, è rinvigorita dalla letteratura, dalla simbologia, dalle immagini, dalle idee e dalla canzoni, tramite mezzi di comunicazione come la televisione, la radio, il cinema e altri strumenti che raggiungono le menti e gli animi nelle società moderne. 

Quali sono le priorità per un’ecologia morale?

Una società libera è costituita da tre sistemi indipendenti e interdipendenti. È costituita da una repubblica democratica nella vita politica, basata sul consenso dei cittadini, sulla suddivisione dei poteri e sulle leggi; un’economia creativa nella vita economica, basata sull’iniziativa individuale, sulla proprietà privata e sul libero mercato; e una cultura di autogoverno nella vita morale-culturale, basata sull’autocontrollo, sul rispetto degli altri e della legge, sul senso civico e così via. Tutti e tre i sistemi devono funzionare in equilibrio tra loro e ciascuno deve essere controllabile e modificabile dagli altri due. Ma la cosa più importante in assoluto è sviluppare la cultura dell’autogoverno in quei cittadini che non riescono a controllare i propri istinti nella vita privata, né, tanto meno, ad affidarsi alla pratica di autogoverno nella vita pubblica. Oggi, tutti sono in grado di capire i segreti di una economia e di una politica vitali, ma non siamo sicuri che la stessa cosa valga per l’ecologia morale della cultura della libertà su scala nazionale e globale.

Nell’Europa orientale dopo il 1989, slogan del tipo “libertà” e “democrazia” erano sulla bocca di tutti. Ma una volta scoperto che le nuove leggi sul libero mercato, sulla proprietà privata e sulla crescita finanziaria di ciascuno non producevano ricchezza, la gente imparò un’ulteriore lezione. La prosperità economica non deriva dalla nascita di nuove leggi, ma dall’impegno personale di milioni di individui verso una nuova vita: occorre lavorare, investire, assumere rischi, risolvere difficoltà giorno per giorno e creare nuove realtà. Tutti devono cioè mettere in pratica la creatività economica. Devono imparare a lavorare bene con gli altri, devono creare una nuova atmosfera morale, nuove abitudini, nuove pratiche e nuove aspettative. 

Certamente, essere un popolo che si autogoverna in una società libera è moralmente più difficile che vivere assoggettati a un regime comunista o a una dittatura. Ciascuno deve scavare dentro di sé per trovare nuove risorse morali, deve fare appello all’intraprendenza.

Ciascuno deve prudentemente assumere dei rischi e deve essere preparato a perdere tutto per creare qualcosa di nuovo che non esisteva prima. Soltanto così si produce ricchezza. Per conoscere a fondo le virtù necessarie a una democrazia vitale, e quelle necessarie a un’economia libera, occorrono significativi sforzi personali e supporti istituzionali. C’è chi ha definito genericamente tali virtù politiche “repubblicanesimo civico”, ma ciò che conta, al di là della definizione, sono le azioni quotidiane.

Tra queste ci sono la cortesia, la responsabilità personale, la cooperazione e l’abitudine all’“opposizione leale” piuttosto che al reciproco vittimismo.

Non sembrano virtù molto diffuse… 

Oggi, l’ecologia morale è in crisi perché l’inadeguata conoscenza di sé divora l’anima della società libera. Tre esempi: troppe teorie sull’economia sottolineano la centralità dei “propri interessi” e della “linea aziendale”, che vengono espressi in termini materiali e strettamente monetari. Troppe teorie sulla politica fingono di essere in un realismo basato sul “potere” e sull’“interesse”. Troppe teorie sulla cultura determinano principi fondamentali come il relativismo, il soggettivismo o le facili concessioni, come se libertà significasse “Fa ciò che desideri”.

Ma lei sostiene che con la globalizzazione queste teorie sono destinate a finire. 

Emerge sempre più un mondo unico, sotto la pressione di condizionamenti politici, economici e culturali, e questo ci mette a confronto con il bisogno di pensare a quali sono le idee forse non ancora completamente immaginate), i simboli, le letterature e le abitudini comuni che stanno emergendo dall’esperienza umana globale e che in futuro avranno la capacità di condurci verso una prosperosa cultura mondiale. Idealmente, tale cultura non sarà omogenea ma differente.

Tutto progredirà. Nulla sarà abbandonato alla miseria del passato pre-scientifico, pre-capitalistico e pre-democratico.

I diritti umani e l’umana potenzialità di ciascuno saranno rispettati, sia istituzionalmente sia culturalmente.