LA PORTA PER IL MEDITERRANEO

Qualifiche dell'autore: 
presidente dell'API, Bologna

Intervista di Anna Spadafora

A proposito del tema di cui si sta occupando questo numero del nostro giornale, “L’industria, la città, l’ambiente”, può dire qualcosa dell’importanza della logistica nella riduzione del traffico cittadino e, di conseguenza, del degrado ambientale?

L’Api ha sempre sostenuto che è errato pensare al traffico ed al suo strumento di regolamentazione, il piano del traffico, in modo separato dal piano regolatore (che adesso si chiama Psc: Piano Strutturale Comunale). Il primo infatti deve essere considerato come una parte del secondo. Solo così le attività produttrici e attrattrici del traffico, sia quelle esistenti sia quelle in previsione, possono essere governate in maniera armonica. Bologna inoltre ha una peculiarità: quella di essere tra i primi dieci centri in Europa in quanto a traffici commerciali. La logistica quindi deve divenire una qualità distintiva di Bologna. E per logistica intendo un sistema che connetta senza soluzione di continuità le diverse modalità di trasporto, assegnando ad ognuna l’utente più adatto. In questa ottica, allora, diviene indispensabile mettere in rete tutti i punti di eccellenza delle nostre infrastrutture logistiche: Interporto, Centergross, Aeroporto, nuova Stazione ferroviaria, ecc. In questo modo, infatti, circolerebbero i mezzi e le modalità di trasporto più adatti a seconda della densità della zona investita, con chiari effetti sulla riduzione del traffico. Non è, inoltre, fuori luogo ragionare in prospettiva del ruolo che potrebbe assumere Ravenna come porto di inter-shipping (cioè un porto intermedio nelle grandi tratte di navigazione) e dei suoi collegamenti con Bologna e con il sistema nodale di trasporto che in Bologna ha il perno.

In che modo le imprese della provincia di Bologna associate all’API possono dare un contributo alla costituzione di District Parks specializzati in alcune filiere produttive?

Anzi, noi siamo convinti che sia sempre più difficile, e sempre meno giustificabile, assegnare a dei pezzi di territorio una specializzazione monofunzionale, e che la logica verso cui la nostra società sta andando sia quella dell’integrazione tra le funzioni. Per questo, ad esempio, diventa sempre più indispensabile che le aree industriali siano dotate di centri di servizio adeguati che ne favoriscano la vivibilità (bar, ristoranti, sale convegni, software houses, poste, sportelli bancari, ecc.); che siano raccordate fra di loro da una viabilità adeguata; che siano integrate con il territorio circostante, anziché corpi estranei al resto della città. E, altresì, per quanto possibile, che siano prossime ai nodi d’interconnessione tra il trasporto su ferro ed il trasporto su gomma. Senza dimenticare, poi, che lo sviluppo di una filiera produttiva si favorisce non solo attraverso scelte strettamente urbanistiche, ma anche (o soprattutto) con il concorso e la collaborazione di una serie di fattori altrettanto strategici: la scuola, la formazione, i centri di ricerca, ecc. È un problema quindi di rapporti da rafforzare, innanzitutto. E certo, in prospettiva, nei centri di servizio evoluti ci aspettiamo proprio la presenza di queste realtà.

Qual è il ruolo di Bologna nei trasporti in un paese come il nostro che, per l’Europa, dovrebbe divenire porta di accesso al Mediterraneo e quali sono il progetto e il programma che lo stato, gli enti locali e le imprese si prefiggono per i prossimi dieci anni?

Ho già detto che Bologna è tra i nodi principali del traffico commerciale in Europa. A questo punto, la città deve valorizzare ulteriormente i propri punti di eccellenza, con un obiettivo: diventare la porta d‘accesso agevole, funzionale, appetibile non solo per la propria provincia o regione ma, attraverso la rete logistica di cui parlavamo più sopra, per l’intero Sud del paese e per il Mediterraneo. In questa prospettiva divengono fondamentali due cose: la metropolitana che collega Aeroporto, Stazione e Fiera, e la risoluzione della crisi del sistema Tangenziale-Autostrade, anche attraverso il Passante Nord. Peraltro, sulla base delle nostre conoscenze il Piano Nazionale dei Trasporti, quello Regionale (Prit) e le politiche del trasporto provinciale condividono l’attribuzione a Bologna di un ruolo fondamentale nei traffici sud-europei. E le imprese, dal canto loro, hanno per certi aspetti anticipato questo ruolo: nel corso degli anni, infatti, le loro strategie di sviluppo hanno sì fatto crescere innanzitutto il know how aziendale, ma hanno altresì stimolato, e quindi favorito, la crescita non solo della qualità, ma anche della complessità e della rete dei servizi.