QUALE SICUREZZA OGGI PER LE AZIENDE E I CITTADINI

Qualifiche dell'autore: 
presidente di Centrum srl, Carpi (MO)

Come abbiamo accennato nel numero 28 della nostra rivista, in seguito alla legge antiterrorismo (L. 155/2005), sono aumentate le aziende pubbliche e private che hanno l’obbligo di perseguire l’obiettivo della sicurezza. In che modo Centrum contribuisce a tale obiettivo con i servizi sempre più apprezzati dai clienti che ormai sono circa settemila in tutta Italia? In che modo contribuisce a rendere sicuri acquedotti e isole ecologiche, per esempio?

Generalmente sono le società che gestiscono i servizi gas, acqua e le isole ecologiche per conto dei comuni a chiederci di renderle più sicure. Poiché all’interno di un’isola ecologica ci sono anche materiali tossici, che possono essere inquinanti, c’è l’esigenza di registrare le immagini degli accessi, al fine di evitare che vengano scaricati materiali nei posti sbagliati o materiali tossici che non dovrebbero entrarci e soprattutto che vengano scaricati senza preavviso. La tecnologia che noi applichiamo è molto semplice: mentre il controllo accessi durante la settimana viene gestito dal personale addetto, che indica anche dove scaricare il materiale, invece il sabato e la domenica l’accesso è autogestito dal cliente, il quale arriva davanti al cancello e, mentre la telecamera si sposta su di lui, inserisce in un lettore un documento da cui può essere identificato per consentirne l’apertura. Poi, seguito sempre dalla telecamera, scarica ciascun materiale nello spazio apposito e, nel caso in cui commette un errore, l’allarme lo segnala immediatamente, evitando così azioni di terrorismo ecologico.

Tuttavia, se i danni provocati da questo tipo di terrorismo verso i cittadini possono essere notevoli, non arrivano mai all’entità di quelli che possono essere causati da un’azione diretta agli acquedotti. Per questo motivo, il nostro servizio in questi contesti offre un monitoraggio costante di ciascun singolo gesto, 24 ore su 24, in modo che in qualsiasi momento sia rintracciabile chi apre il cancello, chi il lucchetto, chi il portoncino, il tutto coadiuvato dalle immagini. Questo perché un’azione terroristica in un acquedotto potrebbe essere compiuta anche rubando le chiavi o seguendo l’operatore. Nelle zone più importanti viene installato addirittura un sistema antintrusione: se qualcuno s’introduce senza avere seguito i normali accessi, il sistema accende le luci, attiva una sirena e manda le immagini a chi è incaricato a riceverle.

E che cosa fate invece per la sicurezza di aziende che producono gas tossici?

In questo caso non c’è soltanto da salvaguardare l’azienda dal punto di vista del terrorismo, perché il danno potrebbe essere causato involontariamente anche da qualcuno che lavora all’interno. La legge impone di usare tutte le attenzioni e tutti i mezzi per poter far sì che ciò non accada e noi siamo chiamati a fornire il massimo delle tecnologie esistenti. Tant’è che, insieme ad alcune multinazionali americane – negli USA sono stati i primi a produrre, giustamente, servizi molto avanzati per la sicurezza –, abbiamo creato una serie di sistemi ad hoc, integrando il controllo accessi, le telecamere e l’antintrusione, facendo in modo che l’allarme si attivi senza che l’intruso varchi i normali cancelli e porte, ma soprattutto facendo in modo di avere un resoconto di quanto tempo una persona rimane dentro al locale. Alcune società producono gas tossici che stoccano all’interno di bunker, che chiamano caveau, con muri di un metro e mezzo di spessore: sono aree completamente antideflagranti, al cui interno tutti gli impianti devono essere realizzati in modo che non avvengano fuoriuscite di scintille, perché una minima fuoriuscita di gas provocherebbe un’esplosione di entità inimmaginabile e il pericolo maggiore naturalmente lo correrebbero le persone che s’introducono in queste aree; per questo, devono rimanerci un determinato tempo, trascorso il quale, deve suonare un allarme e il caposervizio o il vigilante devono capire che chi si è introdotto sta facendo qualcosa che non va (anche perché chi è dentro un locale del genere tende a uscirne prima possibile).

Noi abbiamo realizzato impianti in cui addirittura la serratura per aprire la porta non è elettrica ma pneumatica, l’unica cosa che si può mandare all’interno di una zona antideflagrante è l’aria, non certo gli impulsi elettrici.

Centrum deve trovare costantemente le risposte alle esigenze che intervengono man mano che la società si trasforma. Ci sono nuovi ambiti che pensate di esplorare?

C’è un mondo nuovo da scoprire nel mercato della sicurezza, quello della riqualificazione urbana: oggi occorre rendere sicuri i quartieri che devono essere riqualificati, rendere di nuovo vivibili alcuni quartieri delle nostre città.