LA DHIMMITUDINE EUROPEA

Qualifiche dell'autore: 
archeologa, scrittrice

Spesso si ritiene che la jihad sia una risposta alle crociate o semplicemente una guerra, invece è un sistema teologico giuridico, basato sul Corano, che definisce i rapporti tra musulmani e non musulmani in termini di belligeranza, con l’obiettivo d’islamizzare l’umanità.

La jihad divide gli infedeli – contro l’islam – in tre categorie. La prima è quella degli infedeli che combattono l’islamizzazione dei loro paesi, che perciò vengono chiamati paesi della guerra e devono essere distrutti o ridotti in schiavitù. Oggi, questi paesi sono Israele e l’America, che sono i paesi contro cui si fa il terrorismo e la guerra.

La seconda categoria è quella degli infedeli dei paesi cosiddetti della tregua, che sono quelli che accettano di non ostacolare l’avanzata dell’islam nel loro territorio. Attualmente questi paesi sono quelli dell’Europa. I paesi della tregua devono concordare con le condizioni fissate nella sharia. In caso di guerra dell’islam, gli infedeli dei paesi della tregua devono fornire contingenti militari per aiutare l’avanzata degli interessi musulmani. Questa è attualmente la politica dell’Europa che, infatti, ha riconosciuto un nuovo paese musulmano, il Kosovo, che sostiene economicamente la jihad palestinese, supportando l’odio contro Israele e l’America e indebolendo in campo occidentale la resistenza alla jihad moderna. I paesi della tregua devono pagare tributi per mantenerla. È quello che fa l’Europa quando paga milioni di euro alla jihad palestinese per sostenere la guerra contro Israele e per aiutare lo sviluppo economico dei paesi arabi e musulmani. I paesi della tregua devono lasciare sviluppare l’islam nel loro territorio, perciò non deve essere ostacolata la costruzione di moschee, di madras e di centri culturali musulmani. Rifiutare l’avanzata dell’islam può provocare una ripresa della jihad militare, perciò, nei paesi della tregua, la jihad , cioè l’islamizzazione del paese, continua anche se in modo impercettibile; è una soft jihad , differente dalla jihad del terrorismo, dalla jihad militare.

La terza categoria degli infedeli è rappresentata da quelli che si sono sottomessi alla jihad islamica senza combattere: i loro paesi vengono incorporati nei paesi dell’islam dove regna la sharia. I vinti sono protetti dall’assalto della jihad grazie a un trattato, la dhimma, che stabilisce i loro diritti e i loro doveri. Gli infedeli protetti dalla dhimma diventano dhimmi. La pace della jihad è possibile solo se gli infedeli obbediscono al principio per cui la pace e la sicurezza è concessa agli infedeli in cambio dei loro territori e della loro sottomissione. La sottomissione degli infedeli è ottenuta sotto la minaccia della jihad e del terrorismo, per questo gli infedeli possono sottrarsi alla guerra. Questa è la condizione dei cristiani che vivono nei paesi musulmani.

Ho dato il nome di dhimmitudine a questa condizione di sottomissione dei non musulmani all’interno dei loro paesi divenuti musulmani. La dhimmitudine è caratterizzata da una cultura della resa e della sottomissione passiva imposta dai suoi leader, che aderiscono alla causa della comunità islamica per interessi finanziari e ambizioni personali. La dhimmitudine abbraccia anche l’insieme delle relazioni culturali, psicologiche, economiche e politiche dei popoli vinti dalla jihad che hanno scelto la sottomissione, che comporta tributi da pagare e discriminazioni obbligatorie da subire.

La svolta per l’Europa è avvenuta nell’ottobre del 1963: il boicottaggio del petrolio l’ha condotta a tutelare i propri interessi alleandosi con il capo terrorista Arafat, cioè impegnandosi a riconoscerlo e a sostenerlo contro Israele. Da allora è cominciato il suo declino. A causa di questa alleanza con il leader della jihad, l’Unione Europea ha favorito un processo di giustificazione e di legittimazione della jihad , vale a dire dell’ideologia che ordina e pianifica la distruzione della società giudaico cristiana e la sua islamizzazione.

La sudditanza dell’Europa alla guerra di Arafat contro Israele l’ha portata a rinnegare la storia biblica che è alla base del cristianesimo. Rifiutando di combattere i pericoli dell’islamismo, l’Europa ha preferito negarli e mettersi sotto la protezione di capi terroristi e di dittature criminali con alleanze e accordi di tipo culturale e politico. Dal 1963 la Comunità Europea ha negoziato degli accordi, ignorati dal grande pubblico, che miravano a favorire l’arabizzazione e l’islamizzazione dell’Europa per mezzo dell’immigrazione, con la diffusione della cultura islamica, con il rigetto delle proprie radici giudaico cristiane e con l’adozione del multiculturalismo che doveva garantire la pace nel Mediterraneo. L’Europa diventa così il continente della tregua in cui l’islam deve svilupparsi. Questa evoluzione, contraria alle libertà democratiche fondamentali, ha sviluppato in Europa i processi della dhimmitudine, caratterizzati da paura, insicurezza e perdita della libertà.

Oggi, la cultura elaborata dalle reti dell’Unione impone un odio contro l’America e Israele che si mimetizza nel timore del terrorismo. I genocidi causati dalla jihad sono stati cancellati dalla storia. La palestinizzazione delle università ha instaurato la logica jihadista islamica della colpevolezza storica dell’occidente e di Israele, colpevole di esistere. Le prestigiose università europee sono diventate i bastioni intellettuali della jihad culturale contro l’Europa e i suoi valori, il calderone della sovversione dell’occidente, della sua cultura e dei suoi valori. Il cinismo morale, causato dalle alleanze con l’Olp e la Lega Araba, ha portato a abbandonare i cristiani libanesi, attaccati dai palestinesi protetti dall’Europa, e a mettere nel silenzio le persecuzioni dei cristiani nei paesi islamici e il genocidio in Sudan. Alleata alle forze della jihad, l’Europa ha negato questo pericolo mortale, pur pagando i ricatti per la sua protezione. Per mantenere queste alleanze scandalose, nascoste alla pubblica opinione, l’Unione Europea ha creato un sistema liberticida istituendo dei tabù, mentre le sue reti occulte diffondevano una cultura antisemita e antiamericana.