NON C'È PIÙ STANDARD MENTALE

Qualifiche dell'autore: 
professore emerito di psichiatria alla Syracuse University (N. Y.)

Intervista di Sergio Dalla Val

La prima domanda riguarda la parola mind (“mente”, in italiano): lei ha affermato che nella lingua inglese, fino al XVI secolo, c’era solo il verbo (to mind, in italiano: “avere intenzione”). Perché?

Il termine “mente” è nato come nome per sostituire la parola “anima”. Prima esisteva in latino con l’originario significato legato a “intenzione”. Oggi si usa l’espressione “La mia mente mi dice”, ma la mente non dice assolutamente nulla! Noi diciamo a noi stessi!

Se il paziente ha una malattia nel cervello, per esempio un tumore, allora s’interviene con la neuro-chirurgia, se invece non ha una malattia nel cervello ma non si comporta bene, allora s’interviene con la psico-chirurgia.

Rosemary Kennedy, la sorella del presidente, fu sottoposta a lobotomia, perché era un imbarazzo per la famiglia. Un errore enorme! Enorme!

Secondo lei, quindi, credere che la mente e il cervello siano la stessa cosa comporta la credenza nella malattia mentale?

Assolutamente! Questo non l’ho detto ma è sottinteso! È come dire che la mente sta nel cervello. Se il cervello è malato, allora anche la mente è malata. Da ciò nasce l’aggettivo malattia “mentale”. La malattia mentale è una malattia del cervello comprovata in termini politici.

Negli Stati Uniti esiste qualcosa di simile al Trattamento Sanitario Obbligatorio?

Certo, per un milione di persone l’anno. Immaginiamo che Michael Jackson fosse stato giudicato colpevole: non lo avrebbero rinchiuso in prigione, dove gli altri prigionieri lo avrebbero ucciso, ma in un ospedale psichiatrico.

L’uomo che sparò a Reagan è ancora in un ospedale psichiatrico, ventiquattro anni dopo.

È questo un modo per evitare la condanna giudiziaria?

A volte è per evitare la prigione, a volte per liberarsi dei problemi dei parenti. Molte donne cadono in depressione. Se sei un uomo che lavora molto ma guadagna poco, hai ragione di essere depresso e di non badare ai figli, e allora anche la donna lo diventa. E questa è la routine. Questa è la psichiatria. Se eliminassero il Trattamento Sanitario Obbligatorio, la psichiatria sparirebbe. Nello stesso modo, se qualcuno dimostrasse che Dio non esiste, allora nessuno avrebbe più dubbi sulla religione.

Può dirci qualcosa riguardo allo standard aureo? Qual è il rapporto tra questo concetto di tipo economico e quella che lei definisce la “farmacrazia”?

È molto semplice e fondamentale ciò che intercorre tra concetti come lo standard aureo, la tavola periodica degli elementi e la malattia. Un presidente degli USA in un congresso non poteva dire: questo è X, proviene da un determinato posto della tavola periodica degli elementi ed è denaro. Solo l’oro era denaro. Ma ora il denaro è stato nazionalizzato. Ogni nazione può decidere che cosa è denaro, moneta. Con lo standard aureo, invece, c’era la corsa all’oro, così gli spagnoli invasero il Sud America. Allora non potevano stampare denaro come fa ora il governo.

Questo è probabilmente il motivo per cui il sistema Europa non riesce, ci sono troppi stati. Le elezioni in Francia sono fallite. Perché è una fiction. La gente in America compra case e magazzini soltanto per denaro. Eppure, la storia del denaro è ricca di esempi in cui la moneta perde completamente il suo valore, come nella Germania del dopoguerra. Con il sistema aureo l’oro è sempre oro e non è sotto il controllo delle forze politiche, è un elemento oggettivo.

Perché questo è in relazione con il concetto di “malattia mentale”?

Il concetto di standard aureo è molto importante, si può applicare a ogni altro bene, prodotto e servizio. Ora c’è lo standard della salute. Rispetto all’esistenza di una bottiglia, per esempio, noi non possiamo decidere, attraverso un certo punto di vista politico o tramite voto, se essa esista o meno. È indipendente da una decisione politica, e nessuno può decidere che una bottiglia contenga 5 litri d’acqua, invece di 1,5. Però possiamo fabbricare un pezzo di carta e credere che valga per lo scambio con questa bottiglia d’acqua. È una nostra credenza. Alla fine stabiliamo l’esatta corrispondenza tra moneta e bottiglie d’acqua, e accade come per lo standard aureo.

Se qualcuno dice che una persona è malata di tubercolosi, possiamo provare se sia vero o falso. Ma se qualcuno dice che quella persona, anche se sorride sempre e ha un bell’aspetto, è molto depressa e si vuole uccidere, come fare a provare che non è vero? Non è possibile. E lo stato o il tribunale possono stabilire che ha bisogno di essere curata e di assumere farmaci o droghe.

Immaginiamo che qualcuno abbia mal di testa e si trovi in Bangladesh: qui, lo cura molto efficacemente con l’eroina; ma se facesse lo stesso negli USA non lo curerebbero mai più, anzi lo manderebbero in prigione più a lungo che se avesse ucciso suo marito. Questa è la democrazia.

Immaginiamo che una persona che ha il padre medico sia molto brava nella pratica medica ma non abbia la laurea: costei non potrà curare nessuno. Ma se vuole avere una religione e predicarla può farlo, non ha bisogno di chiedere il permesso, non deve essere laureata, la sua pratica rimane indipendente  dallo stato. Il sistema medico invece è tutt’uno con lo stato, come l’esercito o la polizia. Come scrivo nel mio ultimo libro Farmacrazia (Spirali), “Le società occidentali si sono trasformate da teocrazie in democrazie, e da democrazie in farmacrazie”. Per molto tempo il compito di definire la malattia è stato privilegio dei medici. Oggi è, in gran parte, dello stato terapeutico.