OCCORRE RIDARE FIDUCIA AL PROGETTISTA

Qualifiche dell'autore: 
preside della Facoltà di Ingegneria dell'Università di Bologna

Credo che questo sia un dibattito particolare (Vivere il monumento. Conservazione e novità, Bologna, 28 giugno 2007) perché non accade così spesso che c’incontriamo, ingegneri e architetti, per parlare di aspetti che riguardano il nostro mondo. Vorrei fare una breve precisazione. Insegno Tecnica delle Costruzioni e Costruzioni in zona sismica al corso di laurea in Ingegneria Edile-Architettura dell’Università di Bologna. Dico questo perché insegno a studenti che sono più orientati verso i problemi dell’architettura che non verso i problemi dell’ingegneria, però ricordo sempre che la laurea si chiama “edile-architettura”, quindi, prima c’è l’ingegneria e poi l’architettura.

Uno dei problemi primari che s’incontra nelle costruzioni è quello della sicurezza strutturale, alla quale fanno riferimento prevalentemente gli ingegneri. La sicurezza strutturale degli edifici di nuova costruzione dev’essere garantita dal rispetto delle normative. Credo che stiamo vivendo un momento molto particolare, in cui abbiamo un sovraccarico di normative. Tutto viene normato, tutto è codificato, non abbiamo più nessun margine di libertà. Questo avviene forse perché ci piace avere paletti, regole, riferimenti nella nostra progettazione: ma non basta il rispetto della normativa a garantire una buona progettazione. Una costruzione sicura, che rispetta la normativa, non corrisponde necessariamente a un buon progetto. Quindi occorre ridimensionare le regole. Ciò che conta nella buona progettazione è il buonsenso, la conoscenza del comportamento dei materiali e delle strutture. La prima regola del progettista dev’essere la conoscenza delle questioni.

Ritengo che si debba ridare fiducia e responsabilità al progettista. Il progettista deve avere obiettivi di carattere generale, ma il modo con cui raggiunge gli obbiettivi non può essere codificato in una norma di quattrocento pagine che è legge dello Stato. Sfido chiunque a rispettare tutte le righe di una legge dello Stato.

Ecco perché credo che le normative dovrebbero avere uno spessore diverso, con regole e principi di carattere generale da raggiungere, mentre i criteri con cui si raggiungono devono essere lasciati al progettista, che assume questa responsabilità.

Quindi le normative devono essere re-interpretate, devono essere viste non come fatti cogenti ma come codice di pratica, o linee guida per arrivare a degli obiettivi. Io dico che le normative sono fatte per chi non ha regole, chi non sa fare si affida alle norme, ma chi sa fare si affida alle proprie regole, cioè alla conoscenza dei problemi.

Per quanto attiene al problema della sicurezza, che è un problema fondamentale, quando s’interviene su costruzioni esistenti, come i monumenti, ci si scontra con la necessità di conservare l’identità della costruzione su cui si opera (per migliorarla o per renderla più sicura). Allora diventa difficile seguire completamente le regole e seguire regole di progettazione che non siano invasive nei confronti della costruzione. Ritengo pertanto che si debba giungere a una situazione di compromesso, anche perché, a volte, non si può fare altrimenti, e bisogna arrivare a quella che si può chiamare una “sicurezza equivalente”, ovvero fare interventi fino a quando è possibile, sapendo che non è possibile colmare tutte le insicurezze e tutte le incertezze.

In questo modo si alleggerisce il progettista dalla responsabilità di raggiungere determinati livelli di sicurezza, che non è possibile ottenere se non con il rischio di fare interventi troppo invasivi.

Occorre quindi una ragionevole considerazione di ciascuna circostanza, al fine di poter avere sia una sicurezza, sia una conservazione del bene nella sua essenza e nella sua integrità. Giacché tutte le costruzioni non sono uguali, ma ognuna di esse ha la propria specificità, intervenendo sui monumenti, non è possibile raggiungere per tutti lo stesso livello di sicurezza. Quindi, cosa deve emergere da questa difficoltà? L’inventiva delle persone, e per questo occorre ridare fiducia al progettista, che dovrà lavorare con la fantasia per arrivare a soluzioni che possano garantire sicurezza anche senza il totale rispetto della normativa.