LA QUADRERIA EMILIANA DI FONDANTICO

Qualifiche dell'autore: 
titolare della galleria Fondantico (Bologna)

La riuscita della galleria Fondantico, di cui lei è l’unica titolare, mostra come per la qualità occorrano sia la ricerca culturale e artistica sia l’impresa.

Mi sono specializzata nella pittura emiliana, senza trascurare, però, gli autori italiani importanti. Acquisisco le opere presso le case private, in Italia, o presso le collezioni private e le aste internazionali, all’estero. Qui, a volte, mi è capitato di trovare opere emiliane sotto denominazione diversa. Una volta acquisite le opere, le studio e le pubblico in un catalogo, curato dal professor Daniele Benati, che è il maggior esperto di pittura emiliana. Poi, le colloco presso istituzioni, case private, collezionisti o banche, che le rendano visitabili dal pubblico e le facciano tornare alla luce.

Acquisisco solo opere che mi piacciono, poi, spero che incontrino il favore del pubblico, in particolare dei giovani, di solito orientati verso il mercato dell’arte moderna. Il moderno e l’antico coesistono benissimo: in una casa moderna, un dipinto o un mobile antico dà un tono all’ambiente. Inoltre, l’opera antica è un investimento sicuro, che può dare anche soddisfazioni economiche. Certo, non tutti possono permettersi un Carracci, un Guercino o un Guido Reni. Tuttavia, tra i quadri senza attribuzione di scuola, si può trovare un pittore di qualità, anche se poco conosciuto, a cifre ragionevoli.

Accade spesso di dover restaurare le opere?

Spero sempre di trovarle ben conservate e in prima tela, ma, a volte, non capita. Tuttavia, una buona reintelatura garantisce la conservazione negli anni. Se occorre, tendo a fare un restauro conservativo. La bravissima restauratrice Mirella Simonetti mi ha insegnato ad avere un rispetto assoluto dell’opera: non ridipingere, non cancellare, non coprire. L’eventuale pulitura va eseguita con leggerezza per non danneggiare il dipinto. Per evitare il reintelo è meglio mettere un piccolo sostegno dietro la piccola rottura. Spesso, se il dipinto è molto rovinato o restaurato male, pur essendo di un autore importante, rinuncio all’acquisto. Il restauro ben eseguito, se fatto con garbo e rispettando la pittura di base del quadro, ripristina la qualità del dipinto: dopotutto, parliamo di opere che hanno centinaia di anni.

In questo suo lavoro di valorizzazione della memoria in che modo entrano anche le donne e il loro contributo all’arte?

Le pittrici bolognesi non potevano mancare nel mio appuntamento autunnale con il pubblico. Nella mostra Quadreria emiliana, che termina il 22 dicembre, espongo un raffinato piccolo rame di Lavinia Fontana e due ritratti su tela, uno di Elisabetta Sirani e l’altro, suggestivo, di una pittrice scoperta di recente, Ginevra Cantofoli. Le opere delle pittrici, da Sofonisba Anguissola alla stessa Sirani, ora sono molto apprezzate. Credo che sia giusto rivalutare le pittrici, dimenticate dalla critica, e promuoverle, senza togliere niente agli uomini. Un quadro è bello, indipendentemente se l’abbia dipinto un uomo o una donna. Conta la qualità.

Questo è lo spirito di ogni mia mostra. Nella Quadreria emiliana espongo dipinti e disegni, dal 1400 al 1700, provenienti da collezioni antiche che spero rientrino nei musei e nelle collezioni private: circa una trentina di dipinti su rame, su tela e su tavola e otto disegni di pittori emiliani. Per la prima volta, presento opere del 1400, con un bellissimo dipinto di Lippo di Dalmasio, La Madonna dell’Umiltà: è uno dei primi dipinti su tela, anziché su tavola. Oltre alle tele di Guido Reni, Giuseppe Maria Crespi e Donato Creti, ci sono tavole di Lorenzo Costa e del Chiodarolo, una bella selezione di dipinti su rame di Mastelletta e Pier Francesco Cittadini con due dipinti su rame di 60x50 centimetri, dimensioni rare per questo supporto, di solito inferiori.

All’avvenimento della mostra lei affianca il catalogo, quindi qualcosa che resta e restituisce in qualità e in valore.

Questo è il quindicesimo catalogo della serie “Incontro con la pittura”. Ne pubblico due all’anno, di cui uno in autunno, con le opere in vendita. Per me, però, il catalogo va al di là della vendita, che avviene se una persona si appassiona all’opera. È una questione culturale: mi piace dare un rigore scientifico a ciò che propongo, che sia un nome importante, come Guido Reni, o minore. Il catalogo, con le schede scientifiche redatte da storici dell’arte, è uno strumento importante per chi acquista, accompagna quadri spesso inediti, di cui non era stato scritto nulla prima. A una scrittura semplice ma professionale affianca un procedimento scientifico e comparativo. Il confronto con l’opera di una collezione privata o di un museo può far capire come lo storico dell’arte arrivi all’attribuzione. Il catalogo contribuisce al dibattito scientifico e all’arricchimento, facendo scoprire spesso che anche un pittore minore è apprezzabile.

Il secondo catalogo esce in primavera e riguarda le mostre antologiche di Fondantico. L’antologica della primavera prossima sarà probabilmente dedicata a un pittore emiliano. Prima però ci sarà l’appuntamento con Modenantiquaria 2008, in febbraio.