TRA GLI OBBLIGHI NORMATIVI E LE ESIGENZE DELL'IMPRESA

Qualifiche dell'autore: 
direttore di A. S. Q. (Ambiente, Sicurezza, Qualità) Modena

A.S.Q. sta per “ambiente, sicurezza, qualità”, i tre settori in cui fornite servizi alle aziende. In che modo la formazione e la consulenza che voi offrite, che possono sembrare semplicemente obbligatorie, contribuiscono invece ai processi di sviluppo delle imprese?

I nostri servizi sono finalizzati all’applicazione di norme obbligatorie, ma ciò che è obbligatorio non necessariamente è negativo, anzi, può divenire elemento d’innovazione perché costringe le aziende a mettere in discussione ciò che non funziona nella propria organizzazione e nei propri processi. Non sempre i problemi sono risolvibili, ma spesso, cambiando il tipo di processo o le tecnologie, le materie prime o i materiali utilizzati, si ottengono risultati inaspettati. L’organizzazione aziendale e i processi di produzione devono essere rivisti per garantire sia la salute e la sicurezza dei lavoratori, sia il rispetto dell’ambiente. La criticità sorge nel momento in cui l’azienda, pur avendo l’obbligo di fare un percorso, non sempre trova la soluzione idonea e accessibile economicamente. E qui entra in gioco la nostra attività di consulenza, che cerca di fare incontrare le esigenze dell’impresa da una parte e quelle della normativa dall’altra, anche perché spesso ciò che è chiaro dal punto di vista teorico non lo è nella pratica.

Ci sono casi in cui una norma può risultare addirittura inapplicabile?

In alcuni casi non c’è nessuna correlazione tra l’obiettivo di garantire la salute e la sicurezza sul lavoro o il basso impatto sull’ambiente e il testo della norma. Purtroppo, le norme sono scritte nel chiuso dei palazzi di Roma, dove spesso non si ha l’idea della realtà dell’impresa.

Può fare un esempio?

A proposito degli accorgimenti che dovrebbero essere presi su alcune macchine particolarmente pericolose, se si dovesse applicare la norma alla lettera, per ridurre tutti i rischi residui, praticamente, non si riuscirebbe a lavorare. Inoltre, in molte situazioni non si riescono ad adottare le soluzioni previste dalla legge. Per esempio, nelle carrozzerie ci sono limiti di emissione dei solventi sia fuori sia dentro l’ambiente aziendale. Per rientrare nei parametri richiesti, occorrerebbe sostituire le classiche vernici a base di solventi con vernici ad acqua, con l’unico inconveniente che il risultato sulle automobili sarebbe pessimo! La norma dice di rimanere entro certi limiti, l’impianto di aspirazione è molto utile perché limita le emissioni, ma non basta. Pur controllando tutto, se non si cambia la materia prima, non si risolve la questione. Si dovrebbe modificare l’intero processo che va da chi fabbrica la materia prima alla configurazione dei gusti delle persone.

Quindi, i controlli dovrebbero tendere a un’interpretazione elastica…

Noi facciamo parte di un consorzio nazionale di venti società di consulenza e spesso ci confrontiamo sulle esperienze di controllo nelle varie regioni. In effetti, dobbiamo dire che a Modena c’è molta collaborazione tra gli enti di controllo e le imprese, e questo non significa che i controllori siano clementi, ma che si organizzano tavoli di discussione tra le associazioni di rappresentanza degli imprenditori, la Provincia, l’Asl e il sindacato dei lavoratori.

All’insegna della crescita della cultura della sicurezza…

Sì, perché la sicurezza non è fatta di punti fermi, non si può stabilire oggi che una cosa sia sicura sempre, è necessario, invece, un percorso costante e continuativo. Per esempio, prima che la legge mettesse in guardia sul rischio chimico, sull’esigenza di valutazione delle sue dimensioni, non ci si rendeva conto della sua consistenza, pur essendo già presente prima della norma.

Due parole sulla qualità?

Al di là di due settori – quello della conduzione e manutenzione di impianti di riscaldamento superiori a una certa portata e quello degli appalti pubblici superiori ai 500.000 euro, per i quali l’azienda deve possedere la certificazione –, tutti gli altri non sono obbligati a seguire un percorso sulla qualità, la grande maggioranza delle imprese l’ha affrontato come percorso volontario, per dimostrare al pubblico, non solo direttamente, ma anche perché lo dice un soggetto terzo, che lavora seguendo regole precise e certificate. È un ambito che ci consente di offrire una consulenza parallela sulla gestione e organizzazione delle risorse umane e sulla direzione aziendale. La parte più nobile della qualità dovrebbe essere questa: l’acquisizione di uno strumento che aiuta a gestire meglio l’azienda, al di là della certificazione in sé.

Noi offriamo consulenza sulla qualità per l’adeguamento all’ISO 9000 e, negli ultimi tre o quattro anni, anche all’ISO 14000 e al regolamento Emas. Entrambi riguardano l’impatto ambientale, ma l’Emas ha criteri molto più rigidi, tanto che la provincia di Modena ha previsto una serie d’incentivi premianti per responsabilizzare le imprese verso questo percorso volontario. Sono entrambi percorsi volontari, ma mentre l’ISO14000 attesta semplicemente che tutte le norme siano rispettate, il regolamento Emas porta in casa i controllori, quindi, l’azienda è certificata attraverso un’emanazione dell’Apat (Agenzia Nazionale per la protezione dell’ambiente e dei servizi tecnici): una certificazione eseguita dall’agenzia dell’ambiente, che prevede anche la pubblicazione dell’analisi ambientale iniziale. Evidentemente, il fatto di dovere comunicare a un pubblico infinito quali sono i criteri che l’azienda segue nei vari processi comporta un aumento della qualità a livelli davvero eccellenti.