GLI EDIFICI E LA QUESTIONE ENERGETICA

Qualifiche dell'autore: 
presidente dell'Associazione Ingegneri e Architetti della provincia di Bologna

Quando ho visto il titolo del libro di Massimo Mola, Come ascoltare gli edifici (Spirali), ho pensato (per deformazione professionale) a un testo tecnico di acustica edilizia, ma, appena ho cominciato a leggerlo, ho capito che si trattava di qualcosa di più profondo.

Emergono valutazioni tecniche e aspetti culturali, calati in una realtà tecnologica e di benessere che spesso incontra contraddizioni molto forti tra esigenze di conservazione del patrimonio architettonico e di memoria culturale, da un lato, e “voglia” di sperimentare soluzioni, materiali, tecnologie innovative dall’altro; e tra i due aspetti manca talvolta l’elemento di unione: l’uomo, con la sua cultura e la sua esperienza, non solo bisogno effimero di uno spazio chiuso da quattro mura.

Sono molti gli elementi ed i contenuti su cui aprire dibattiti e considerazioni più approfonditi.

Come fisico tecnico, vorrei soffermarmi su un aspetto particolarmente sentito in questo momento, il risparmio energetico.

Il recente decreto sulla certificazione energetica degli edifici (D. L. n. 192/2005) impone norme, procedure e indirizzi per la riduzione delle dispersioni termiche dell’edificio, per migliorare l’efficienza degli impianti (climatizzazione, produzione di acqua calda, illuminazione), per l’utilizzazione di fonti energetiche alternative (solare, geotermica, delle biomasse e altro).

Anche se la certificazione energetica è obbligatoria solo per gli edifici costruiti dopo la pubblicazione del predetto decreto, occorre ricordare come il panorama edilizio italiano sia rappresentato in gran parte da edifici realizzati nel dopoguerra e come fino agli anni ‘80 fosse quasi totalmente assente la coibentazione termica.

La nostra città, Bologna, rispecchia ampiamente questa realtà: ritengo quindi che vi sia la necessità impellente di affrontare il problema alla base e che le varie amministrazioni (dalla Regione al Comune) mettano in azione piani strategici integrati.

L’utilizzo di pannelli solari è senza dubbio un settore energetico su cui puntare. Anche in questo caso occorre integrare le esigenze ambientali e i sistemi tecnologici con l’armonia urbana della città: se il centro storico di Bologna si presentasse dall’alto tappezzato di pannelli luccicanti, verrebbe meno Bologna stessa, mentre in periferia possiamo e, anzi, dobbiamo, realizzare sistemi anche molto importanti. La possibilità di produrre energia con sistemi alternativi esiste, cerchiamo di non sprecarla limitandoci a installare un singolo pannello su ogni tetto.

In qualità di presidente dell’Associazione Ingegneri e Architetti della Provincia di Bologna, sto promuovendo una serie di iniziative culturali, convegni, dibattiti, non solo di contenuti strettamente tecnici e settoriali, ma anche di ampio respiro culturale. Anche per questo motivo ho colto molto volentieri l’occasione offertami da Sergio Dalla Val di partecipare a questo convegno, soprattutto perché un dibattito culturale come quello di questa sera è quasi del tutto assente nel panorama di incontri pubblici organizzati nel nostro settore.

E una discussione sulla città, sugli edifici, anzi su come “ascoltare gli edifici”, è sicuramente centrato nella nostra città.

Pur essendo originario di Rimini, devo riconoscere che la città di Bologna mi ha sempre affascinato fin da quando ero studente. È una città fatta di storia e di cultura, con la sua Università, la più antica ed una tra le più prestigiose del mondo.

Ma anche a Bologna non mancano i problemi. Il traffico è sicuramente un argomento all’ordine del giorno. Non si tratta solo di un problema legato alla congestione stradale che rallenta i nostri movimenti quotidiani, né solo dell’aumento dell’inquinamento atmosferico, ma anche di un problema sociale, di vivibilità della città. Il costante utilizzo dei mezzi privati con cui il cittadino si sposta nell’area urbana non favorisce certo lo sviluppo sociale, anzi, in una realtà come quella di Bologna esaspera la criticità di una città che fino a qualche anno fa era ritenuta a misura di cittadino.

Ritengo che intervenire sul problema del traffico sia fondamentale per tornare a vivere la città.