I CONTENUTI DI INTERNET

Qualifiche dell'autore: 
consulente aziendale, imprenditore

I libri di Padre Busa danno lo spunto per molte riflessioni.
Padre Busa teme che i suoi lettori rimangano un po’ perplessi quando nei suoi libri tecnico-scientifici si affrontano temi come l’esistenza di Dio, la spiritualità, l’umanesimo. Io credo invece che questo sia l’aspetto più interessante, e quello che più mi ha colpito.
Come diceva già nel 1982 in Megatrends John Naisbitt (ora è uscito l’interessante High tech–high touch: the co-evolution of technology and culture), nelle aree del mondo dove sta sviluppandosi più rapidamente la tecnologia – oggi prevalentemente nel settore dell’interconnessione – c’è una grande ricerca di umanesimo, di nuova spiritualità. Questo studioso notava che nella Silicon Valley, in California, terra di frontiera delle aziende più evolute tecnologicamente, fioriscono numerosissimi movimenti spirituali. Perché si riscontra questa tendenza?

È come un problema di Yin e Yang. Tecnologia e spiritualità hanno bisogno di bilanciarsi e oggi questo equilibrio non c’è. È sicuramente un problema di compensazione: in un mondo high tech, c’è una grande necessità di high touch, cioè di un contatto umano e spirituale molto forte per compensare quella che può sembrare l’arida freddezza del mondo dell’informazione tecnologica.

Se in questa era dell’interconnessione, grazie ai computer, sarà sempre di più possibile lavorare a distanza, ci saranno molte persone che lavoreranno senza conoscersi direttamente ma solo tramite chat o al massimo tramite videoconferenza. Non è escluso che questo possa creare difficoltà, disorientamento ed alienazione a livello psicologico.
La ricerca della spiritualità è ben visibile anche osservando la moltitudine di giovani che accorrono quando Giovanni Paolo II crea momenti di dialogo con loro durante i suoi viaggi intercontinentali. Questi giovani alla ricerca di spiritualità sono gli stessi che usano il computer e viaggiano in Internet quotidianamente.
Internet vuol anche dire nuovi modi di comunicare e di ricercare relazioni ampie e profonde.
Internet e le nuove tecnologie offrono moltissime possibilità di comunicare. Oggi gli esperti di marketing parlano di comunicazione many to many, cioè di molti con molti, in tempo reale, on line. Si può dialogare con persone che sono all’altro capo del mondo in qualsiasi momento della giornata.

Le e-mail hanno sicuramente fatto recuperare l’uso della parola scritta che è una parola più approfondita di quella orale.
La comunicazione su Internet è alla portata di tutti a un costo molto accessibile. È facile ipotizzare che l’avanzare del progresso in questo campo porterà a un’accelerazione del processo: la comunicazione via rete si amplierà molto. Non essendoci più difficoltà sul “come” comunicare vedremo “cosa” si comunicherà. L’attenzione si sposta inevitabilmente sui contenuti.
Credo che questa sia la sfida di fronte cui noi ci troviamo.
Recentemente, Renato Soru diceva: “Oggi noi disponiamo di autostrade informatiche che possono fare correre qualsiasi informazione, è inutile spingere più di tanto sulla tecnologia perché quella che abbiamo è sufficiente, il problema è riempire la rete di contenuti”. Attualmente i contenuti sono pochi. In definitiva gli strumenti ci sono, ma l’uomo non riesce a utilizzarli pienamente. Ma quali contenuti?
Padre Busa sostiene in un punto del suo libro una profonda verità: “l’ultimo traguardo non sarà possedere l’immagine del tutto, non sarà più solo scambio di informazioni e di immagini, ma scambio d’amore tra le persone”. Questa frase è anche molto preveggente. Coloro che si occupano della comunicazione su Internet da un punto di vista commerciale, nell’ottica quindi di aumentare i consumi, le vendite, sono convinti che la comunicazione migliore sarà quella emotiva.
Nel mare di informazioni che circolano, ci si dovrà preoccupare di richiamare l’attenzione. Per comunicare bene, per richiamare l’attenzione, occorre parlare alle “trippe” delle persone, alle viscere, al loro cuore, non solo alle loro menti.
Per parlare al loro cuore bisogna fare comunicazione emotiva.
Padre Busa, quando definisce la multimedialità come il tentativo di ridurre le distanze tra le persone, dando maggiore impressione di presenza a persone non presenti, coglie ulteriormente nel segno. Oggi noi ci troviamo di fronte a una grande sfida. Abbiamo il compito di dialogare con le giovani generazioni utilizzando i loro strumenti. Usare Internet e la multimedialità per veicolare contenuti e valori positivi. Se raggiungiamo questo obiettivo, faremo diventare secondario il pericolo dell’alienazione. È opinione comune che il computer e Internet possano alienare l’uomo, ma il problema non è legato allo strumento.
Condivido ciò che dice Padre Busa: non c’è contrapposizione tra uomo e macchina, semmai può esserci un problema di come l’uomo usa la macchina. La macchina in sé non è sbagliata, come la ricerca scientifica in sé non è mai sbagliata. Può essere solo inutile e anche sbagliato l’uso che gli uomini fanno della tecnologia che nasce da questa ricerca scientifica.
Cito a riguardo un’efficace espressione di Padre Busa: “chi usa il computer male fa uno spreco e chi lo usa per il male fa una canagliata”.
Ci troviamo, quindi, di fronte alla necessità di creare un nuovo umanesimo, un nuovo rinascimento che guardi alla spiritualità dell’uomo.
Recentemente in un articolo di Michele Serra su “Repubblica” ho ascoltato l’elogio del vuoto o una specie di elogio della pigrizia: “Attenzione, i giovani oggi sono come le palline impazzite di un flipper, rimbalzano da una cosa all’altra, da un’attività all’altra; Internet e le nuove tecnologie permettono di fare tutto più in fretta, tutto più velocemente, stiamo bruciando molto rapidamente le cose, non c’è tempo per riflettere, per guardare dentro noi stessi, per crescere come persone, mentre bisogna recuperare questa dimensione spirituale, questa dimensione interiore”. Padre Busa in un punto del suo libro invece osserva: “Oggigiorno siamo inondati di rumori, di velocità, ed è sempre più difficile dedicare un giorno alla settimana al silenzio e al dialogo per ritrovare in noi stessi la pace del cuore”. Questo è il messaggio che emerge dalle sue riflessioni. Se noi saremo in grado di fare questo, saremo anche in grado di vivere nell’era dell’interconnessione come persone equilibrate, in armonia con noi stessi. Se non riusciremo a trovare questo equilibrio, probabilmente il progresso tecnologico ci vedrà più come vittime che come artefici.