L'EDILIZIA PER LA QUALITÀ

Qualifiche dell'autore: 
titolare Gruppo Ravaglia Costruzioni, Castel Maggiore (BO)

Intervista di Pasquale Petrocelli

Quali sono le caratteristiche del Gruppo Ravaglia Costruzioni?

La nostra è una struttura articolata. Oltre che impresa edile, è uno studio di architettura e d’ingegneria. Nell’ambito dell’edilizia privata, scegliamo l’area da edificare, la acquistiamo e poi proseguiamo con la progettazione, la costruzione e la vendita dei nostri prodotti. Lavoriamo anche per imprese committenti e agenzie immobiliari. Siamo inoltre consulenti delle pubbliche amministrazioni negli interventi pubblici di riqualificazione territoriale o di mobilità in generale. Ultimamente ci siamo occupati della riqualificazione di via Massarenti a Bologna, che è stata in parte già attuata e che ci auguriamo sia portata presto a compimento da questa amministrazione o in tempi successivi, in base ai programmi di attuazione.

In qualità di costruttori, sfruttando le sinergie interne del nostro gruppo, c’impegniamo per fornire prodotti di classe medio alta. Facciamo restauri e interventi anche molto particolari, grazie alla capacità dei nostri tecnici e delle nostre maestranze, che ci permettono di ottenere un prodotto di alta qualità e soprattutto di essere competitivi in una fascia di mercato in cui la concorrenza è minore. Infatti, abbiamo deciso di lavorare su una fascia alta dove il prezzo è equiparato alla qualità del prodotto che forniamo.

Un aspetto dell’edilizia da rilanciare?

Tra quelli prioritari c’è sicuramente l’urbanistica, dove si riscontra una carenza culturale che comporta una scarsa organizzazione territoriale, che stiamo già pagando ora e che pagheremo duramente nei decenni a venire, con una sempre maggiore dequalificazione delle nostre periferie.

Può fare un esempio?

Si sono persi aspetti essenziali e culturali della nostra storia. Per esempio, non si vede più la costruzione di una piazza, in periferia non esiste più una piazza. C’è un dedalo di vie fatte più o meno bene, con alberini, rotonde e così via, ma si avverte l’assenza di una cultura della piazza, di un punto di aggregazione che non sia solo il centro storico. Mi riferisco a Bologna, perché nei paesi limitrofi la piazza è ancora elemento aggregante notevole. E non può essere un costruttore ad alzarsi un bel mattino e a decidere di fare una piazza. L’iniziativa deve partire dall’amministrazione che deve farsi promotrice di interventi urbanistici di questo tipo, sollecitando poi i costruttori affinché diano seguito alla realizzazione delle opere. Dico questo perché, a differenza dei costruttori tradizionali, noi abbiamo alle spalle uno studio di architettura che ci sollecita in questa direzione. Il semplice costruttore, invece, è solo preoccupato che l’edificio che sta costruendo sia ben fatto in ogni suo aspetto e appetibile dal punto di vista immobiliare, perché il contesto urbanistico in cui è inserito è progettato da altri. Evidentemente, c’è spesso un limite culturale in chi progetta le città o peggio ancora alcuni comuni dormitorio limitrofi al capoluogo. Spesso, si trova la giustificazione a questo limite dicendo che la piazza non serve perché la gente non esce più di casa. La televisione, si dice, ha soppiantato le iniziative fuori casa. Questo non è vero. Anzi, è chiaro che, in assenza di una struttura che favorisce l’aggregazione, la gente preferisce stare in casa e guardare la televisione.

Avete terminato da poco il restauro di villa Melloni, a Anzola dell’Emilia. Che cosa può dirci a questo proposito?

È una bella villa del settecento. Inizialmente, il progetto per cui l’abbiamo acquistata era finalizzato al semplice profitto economico. La villa, anche a livello normativo, si prestava a essere frazionata per la creazione di tanti miniappartamenti, tra l’altro, facilmente commercializzabili. Poi, invece, per salvaguardare le tipologie della costruzione – che, pur se non di particolarissimo pregio, sono molto interessanti per la morfologia del fabbricato nel suo complesso – abbiamo deciso di valorizzare il bene. Rinunciando al progetto iniziale e quindi a un sicuro successo commerciale, abbiamo ricavato superfici notevoli, per salvaguardare volte, androni, logge, voltine, sperando che il mercato poi lo recepisse. Abbiamo corso questo rischio imprenditoriale. Purtroppo, dal punto di vista meramente immobiliare, l’esito non è stato felicissimo, perché i costi hanno equiparato se non superato i ricavi. Per contro, però, la nostra decisione ha permesso di recuperare questo immobile in maniera egregia, ridandogli la sua veste originaria, riqualificandolo insieme all’area su cui sorge, un parco di circa quattromila e cinquecento metri quadrati. Non è stato facile collocare sul mercato la parte storica di questa villa di settecentocinquanta metri quadrati. Per fortuna, un imprenditore locale ha creduto nella nostra iniziativa e ha compiuto la sua scelta di prestigio. Ed è molto soddisfatto. La villa è stata venduta a prezzi significativi, molto più alti rispetto a quelli del mercato locale. Comunque, l’esito economico non è stato soddisfacente, perché in questo restauro noi abbiamo curato ogni minimo dettaglio, anche quelli che l’occhio profano non vede, e questo ha avuto costi elevati. Alla luce delle analisi economiche che abbiamo fatto su questo intervento, saremo attenti nei prossimi. Di questa esperienza ci resta però la grande soddisfazione per la risposta e l’accoglienza che un lavoro di questo tipo ha incontrato. La qualità del prodotto, il risultato finale del nostro intervento, quindi, la riqualificazione dell’immobile – apprezzata anche dall’Amministrazione comunale perché eseguita nel rispetto di tutte le tutele a carico dell’edificio – e l’aver fatto rinascere questa parte principale della tenuta Melloni, restituendo una bellissima opera alla sua struttura originaria, hanno trovato un riscontro per noi veramente inaspettato, sia per la nostra azienda sia per il lavoro svolto dai nostri architetti. Sicuramente ora abbiamo a nostro vantaggio un ulteriore e ottimo biglietto da visita.