DIFFONDERE LA CULTURA NEL TERRITORIO

Qualifiche dell'autore: 
assessora alla Cultura della Provincia di Bologna

È per me un grande piacere darvi il benvenuto all’interno della sede della Provincia di Bologna. Desidero ringraziare Sergio Dalla Val e i componenti della sua Associazione.

È solo la prima volta che ci incontriamo dall’inizio del mandato, ma sono certa sarà questa una delle tante e significative in cui poter condividere un desiderio comune: diffondere la cultura sul territorio. È per noi particolarmente importante promuovere questo concetto a partire dalle Istituzioni, ed è altrettanto prezioso, in questo settore, ciò che tante Associazioni, gratuitamente e con grande passione, organizzano.

Oggi presentiamo un libro. Non c’è necessità, con autori che hanno appena scritto un testo, di evocare il potere che hanno i libri di aiutarci a leggere il nuovo e di offrirci chiavi di lettura sulle cose che accadono nel mondo. Archestesie è un testo particolarmente curioso che offre molte di quelle chiavi di lettura alle quali ho accennato. Nel leggerlo mi sono ricordata di alcuni testi che in qualche modo s’intrecciano con questo lavoro. I primi due, The timeless way of building e Language of pattern, sono di un autore sicuramente noto a chi ha scritto Archestesie: Alexander. Questo noto architetto riesce, in un libro pionieristico come Language of pattern, a ricostruire, a definire e a classificare modi ricorrenti di costruire le cose, non solo le abitazioni, che hanno sempre funzionato nel corso dei secoli.

A dispetto quindi di cambiamenti generazionali, di modifiche nei nostri gusti, che ci differenziano dai nostri antenati, esistono metodi, “pattern”, come appunto li definisce lui, per costruire cose e case che ci evocano situazioni comuni ai nostri avi e non cambiano nel corso dei secoli. Per fare un esempio, ognuno di noi troverà gradevoli le travi a vista nel soffitto di molte abitazioni. Alexander ci dice che questo accadeva anche nei secoli scorsi non solo perché il legno è un materiale caldo, ma perché la costruzione delle travi a vista rompe la monotonia del soffitto. E questo è gradevole tanto ai nostri occhi quanto lo era agli occhi dei nostri antenati.

Il terzo libro evocato dal lavoro che presentiamo è L’intelligenza emotiva, scritto all’inizio degli anni Settanta da Daniel Goleman: uno dei primi lavori che ha dato rilevanza alle emozioni come parte essenziale della nostra intelligenza cognitiva.

Che cosa hanno in comune questi testi? In primo luogo si occupano di materie molto simili, ma soprattutto lavorano in quei preziosi e poco esplorati territori di confine tra discipline diverse.

Siamo fin troppo abituati a immaginare l’architettura e altre discipline culturali in modo ben definito. Eppure, rimango convinta che molto ci sia ancora da esplorare nelle relazioni tra discipline diverse e, in particolare, proprio sulle “linee di confine”. Questo fa Archestesie provando a ragionare di architettura in relazione con tutte le arti.

Mi fa molto piacere che la prima presentazione nazionale di questo testo avvenga qui, oggi, a Bologna.