ANCHE NELLA DIFFICOLTA' OCCORRE INVESTIRE

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amministratore delegato di Tec-Eurolab, Campogalliano (MO)

Tec-Eurolab è un laboratorio di eccellenza, che, dal 1990, dà un apporto essenziale alle aziende clienti, affiancandole come vero e proprio partner, per ottenere i massimi risultati da materiali, processi speciali e strumenti di misura. Se nel 2008 ha servito oltre 3000 clienti, forse non è un caso, ma è frutto di una politica attenta all’itinerario intellettuale dell’impresa, oltre che allo sviluppo delle competenze specifiche. Ma quali sono le principali trasformazioni intervenute negli ultimi anni?

Abbiamo ampliato sia i servizi, sia l’area geografica di attività. Oltre all’asse emiliano che va da Reggio Emilia a Bologna, ci siamo spostati verso la Toscana, la Romagna, la Lombardia e il Piemonte. E questo è anche il risultato della volontà aziendale di dotarsi di una forza-vendita che non si limitasse a recepire le richieste del cliente ma le incentivasse. A gennaio, si è aggiunto un secondo elemento di diversificazione territoriale: Tec-Eurolab si è aggiudicata la gara per gestire, in partnership con Agemont Spa (Agenzia per lo sviluppo montano della Regione Friuli), LabMet, laboratorio di tecnologia dei materiali, situato a Maniago (PN).

Per quanto riguarda l’ampliamento della nostra area merceologica, c’è stato uno sviluppo tale che oggi possiamo dire di essere partner a tutti gli effetti del controllo qualità delle aziende clienti, principalmente del settore meccanico: siamo in grado di fornire un’analisi dettagliata delle caratteristiche fisiche e dimensionali del prodotto, nonché della taratura della strumentazione utilizzata dalle aziende per controllarlo.

A questa gamma di servizi, si sono aggiunte attività che consentono di affiancare l’azienda cliente non soltanto a valle del processo produttivo, nel controllo qualità, ma anche a monte, nella ricerca e sviluppo per seguire progetti che mirano al miglioramento delle performance del prodotto. Proprio per dare impulso in questa direzione, Tec-Eurolab e i soci di Star (spin-off dell’Università di Modena la cui attività di analisi delle superfici è confluita in Tec-Eurolab) hanno dato vita nel 2008 a una nuova società, la Tec Star, che ha come oggetto la ricerca e la progettazione di materiali innovativi nano-addittivati per le industrie.

Questo avviene anche in collaborazione con il Dipartimento di Fisica dell’Università di Modena e Reggio Emilia, di cui Star è stata spin-off?

È del 7 aprile scorso la convenzione siglata tra le aziende del gruppo Tec-Eurolab (tra cui Tec Star) e il Dipartimento di Fisica della nostra Università, con l’istituzione di un laboratorio congiunto improntato alla ricerca nel settore delle nanotecnologie e della caratterizzazione delle superfici a livello di nano-scala che permetta la continuazione delle ricerche fatte in precedenza da Star.

Anche in questo difficile momento economico, dobbiamo guardare al futuro e investire nella ricerca, in un ambito a oggi poco conosciuto, anche dalle realtà più avanzate del nostro territorio.

Nel fornire analisi sulle caratteristiche di prodotti con usi così differenti fra loro – come un motore e la protesi di un femore – ma sempre con l’assoluta necessità di evitare le rotture o di conoscerne le cause qualora fossero già avvenute, Tec-Eurolab ha sempre affrontato i problemi più disparati. Ma oggi un laboratorio, proprio come un medico, deve ciascuna volta instaurare dispositivi di cura non limitati a risolvere il problema dal punto di vista tecnico. È cambiato qualcosa in questi anni nel vostro approccio ai problemi?

Per quanto il compito di chi si occupa di qualità sia quello di dare una risposta tecnica, oggi ci rendiamo conto che è sempre meno sufficiente: il cliente ha sempre più la necessità di essere accompagnato a una soluzione che eviti che il problema si ripresenti. Stiamo lavorando con il nostro personale – estremamente qualificato anche sotto il profilo della scolarizzazione –, per compiere una trasformazione verso un approccio differente al cliente. In questa direzione va uno dei progetti avviati quest’anno, la mappatura delle competenze, che permette di gestire il capitale intellettuale presente in azienda, attraverso la definizione della corrispondenza tra ruolo e competenze di chi deve assolverlo. Questo tipo di mappatura ci consente di capire quali interventi di formazione o di promozione interna occorrono e di compiere scelte consapevoli nella gestione di questo patrimonio.

Questo numero del giornale s’intitola La restituzione. Lei ritiene che l’impresa restituisca alla città il patrimonio culturale che man mano acquisisce nel suo viaggio?

È finita l’epoca delle aziende autonome rispetto all’ambiente: se siamo in grado di fare qualcosa di nuovo è anche perché siamo stati stimolati a questo dai nostri clienti e lo abbiamo sperimentato su prove che ci sono state rese possibili dall’ambiente nel quale operiamo. Quando andiamo a proporre la nostra competenza all’esterno, instauriamo uno scambio che va mutualmente ad arricchire noi e coloro che incontriamo. Non possiamo agire in contesti che vediamo per la prima volta senza la collaborazione del nostro cliente. Noi portiamo qualche cosa che ha senso solo se integrato con le competenze del cliente, che naturalmente e necessariamente vanno ad arricchire anche il nostro bagaglio. E questo pone considerazioni importanti sotto il profilo filosofico sul valore di concetti come quello brevettuale, in un momento in cui incominciano a esserci elementi di contrasto, come tutto il mondo open source, che oggi sta facendo grandissimi passi avanti. La conoscenza è un patrimonio dell’umanità e finché viene condivisa ha un valore. Se non viene condivisa, per quanto possa avere effetti positivi nel breve termine, nel lungo li perde. Anche storicamente è recente l’idea che la conoscenza debba essere tesaurizzata piuttosto che condivisa, non era così nel Rinascimento né nella tradizione orale, dove era preservabile soltanto perché trasmessa a qualcuno, che a sua volta la trasmetteva a qualcun altro.