RESPONSABILITA' E SPIRITO DI SERVIZIO VERSO LA CITTA'

Qualifiche dell'autore: 
socio fondatore di PI. CA. Costruzioni SpA, Modena

Dall’idea di due amici di scuola, lei e il suo socio Francesco Piccolo – che nel 1995 decisero di avviare due ditte individuali nel settore delle costruzioni –, sono stati tanti e di grande rilievo gli eventi che hanno portato all’attuale organizzazione, la Pi.Ca. Costruzioni S.p.A., che gode della massima stima presso i suoi clienti in tutte le regioni d’Italia in cui ha operato, soprattutto per gli appalti pubblici che si è aggiudicata.

In questo numero del giornale parliamo proprio di restauro come restituzione in qualità di un bene immobile alla città e alla civiltà. Qual è il vostro approccio in questo ambito?

Ciascuna volta in cui affrontiamo un’opera pubblica, teniamo conto soprattutto della responsabilità che abbiamo nei confronti della città e della comunità. Non voglio fare retorica parlando dell’impegno che mettiamo nel nostro lavoro, ma lo spirito di servizio verso la comunità è ciò che ci guida nel portare a termine opere che, se dovessimo considerarle solo dal punto di vista del rendimento economico, dovremmo abbandonarne un terzo. Le difficoltà sono tante e la qualità ha un costo che non tutte le imprese possono permettersi. Ma, quando pensiamo alla bellezza del nostro patrimonio artistico – alle meraviglie della Cappella Sistina, per esempio, e alla fatica e alle difficoltà che ha comportato per Michelangelo e i suoi assistenti lavorare per quattro anni sospesi sulle impalcature –, allora ci rendiamo conto che non possiamo sottrarci al compito di portare a compimento qualcosa che, per quanto piccolo e non paragonabile ai capolavori del Rinascimento, lasci un segno e consenta a chi lo guarda di accorgersi che è stato realizzato con arte e con la massima cura.

Questo è l’approccio della nostra azienda, che è radicata in Emilia Romagna, ma non teme di spostarsi oltre i confini della regione, tant’è che lavoriamo nel bresciano, nel milanese e, da qualche anno, anche nell’Est europeo.

Nella vostra azienda lavorano anche i vostri fratelli. In che modo la famiglia diviene un valore aggiunto per l’impresa?

Non è un caso se possiamo riscontrare nelle persone che lavorano con noi (sessantacinque collaboratori dipendenti e tante ditte artigiane) lo stesso affiatamento e la stessa unione che possiamo constatare nella nostra famiglia, che ha sempre avuto uno spirito costruttivo nell’affrontare i problemi e nel trovare le migliori risposte possibili.

È interessante che giovani come voi abbiano instaurato dispositivi di riuscita con i propri collaboratori anche di età superiore…

Abbiamo maestranze qualificate che ci seguono ormai da tredici anni e hanno acquisito il nostro modo di ragionare e di pensare, anche se a volte siamo noi ad ascoltare le loro istanze e a modificare le nostre idee quando occorre, proprio come avviene in una famiglia. Anche per questo è come se le nostre costruzioni avessero un’anima, come se parlassero, soprattutto a chi avverte lo stile che ne ha ispirato la realizzazione.

Numerose sono state le vostre opere di recupero, fra cui, di recente, il restauro del Casino del Duca, a Lesignana (Modena). Ma avete lavorato con le amministrazioni pubbliche di varie città fin dall’inizio della vostra attività. È cambiato qualcosa in questi anni?

Le difficoltà non sono mai mancate, ma oggi purtroppo il sistema degli appalti pubblici è viziato più che mai, perché consente l’aggiudicazione del lavoro ad aziende che operano il massimo ribasso. In questo modo, vengono elusi tutti quei criteri di valutazione che dovrebbero servire a premiare le aziende storiche, organizzate, certificate da un sistema qualità che non sia solo sulla carta, come invece avviene in molti casi, e prevalgono solo i dati numerici dell’offerta. Se nessuno si chiede che cosa comporta un abbassamento di prezzo a quei livelli, poi non possiamo lamentarci se ci tocca assistere al degrado del settore, dove non vale più avere sessanta dipendenti regolarmente assunti a libro matricola, essere in regola con tutti gli enti previdenziali e dare lavoro soltanto a personale qualificato e, se straniero, con regolare permesso di soggiorno, perché chi fa meglio oggi viene semplicemente messo in ginocchio. Questo è quello che tocchiamo con mano tutti i giorni: la politica del saper fare non viene premiata. Allora auspichiamo che qualcosa cambi seriamente e che la voce dei costruttori si faccia sentire, ma occorre fare una battaglia per trovare udienza presso le istituzioni, perché così non possiamo andare avanti.

Non si può continuare a lottare contro i mulini a vento…

Però tante volte contro questi mulini a vento abbiamo lottato e, nonostante qualche perdita, poi abbiamo vinto. Di questo ci riteniamo molto soddisfatti e onorati. Adesso ne parliamo sorridendo, ma anche noi stiamo vivendo la crisi, come tutti. Eppure, abbiamo la certezza che ci sarà un futuro migliore e auspichiamo di essere tra coloro che riusciranno a raccogliere ciò che hanno seminato e non hanno ancora raccolto.