CMB: UN SECOLO DI LAVORO SEMPRE IN CRESCITA

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presidente della CMB (Cooperativa Muratori e Braccianti di Carpi) e dell'Associazione Nazionale Cooperative di Produzione e Lavoro

Oltre ad avere compiuto un secolo di vita, nel 2008, la CMB (Cooperativa Muratori e Braccianti) ha registrato un aumento di fatturato del 26 per cento, un risultato importante, soprattutto se teniamo conto del momento critico che il settore edile stava già attraversando l’anno scorso. Lei ritiene che i valori del lavoro, su cui si basa una cooperativa, costituiscano un fattore decisivo per la tenuta di un’impresa? 

Il 2008 ci ha consentito di consolidare risultati importanti: ormai abbiamo raggiunto i 600 milioni di giro d’affari e i 180 milioni di patrimonio e, complessivamente, fra diretti e indiretti, lavorano per CMB circa 1400 persone. Per far fronte al rallentamento che sta subendo il mercato privato italiano, inoltre, abbiamo costituito, con la cooperativa Unieco di Reggio Emilia, un consorzio stabile (Eureca) per affrontare, in modo più strutturato rispetto al passato, lo sviluppo dei grandi lavori sia in Italia che all’estero, nei vicini paesi europei e nord-africani, dove possiamo esportare alcune nostre specializzazioni.

La crescita della nostra Cooperativa nel 2008 è frutto del fatto che opera su commesse pluriennali e buona parte dei risultati economici dipende dallo stadio di sviluppo dei lavori in corso, ancora poco influenzati dalla crisi. In questa delicata fase la crescita costituisce un fatto straordinario che tuttavia, probabilmente, continuerà anche nel 2009. 

Tenendo conto del fatto che gli effetti di una crisi, nel nostro settore, sono ritardati nei due o tre anni successivi, è ragionevole ipotizzare che nel 2010-2011 si verificherà, se non un calo, quanto meno un assestamento delle dimensioni aziendali. Questo risultato è frutto non solo delle commesse su cui siamo posizionati, ma anche delle particolari scelte che ci distinguono da altre imprese del nostro settore, fortemente esposte nell’attività immobiliare, mentre CMB opera prevalentemente per grandi committenze pubbliche. Non dimentichiamo che, fino agli anni settanta, l’attività immobiliare in cooperativa era quasi avversata ideologicamente, perché intesa come attività speculativa, mentre la cooperativa esisteva per offrire lavoro ai soci, quindi per lavorare conto terzi e realizzare un buon prodotto. Solo successivamente – grazie anche alle nuove generazioni di soci – si sono incominciate a sviluppare attività immobiliari, con lo scopo principale di produrre lavoro e supportare l’attività industriale. Una cooperativa è una “macchina” orientata alla durata nel tempo, alle lunghe distanze più che agli scatti brevi, quindi non abbiamo mai concepito l’attività immobiliare in modo prevalentemente speculativo, ma come un’evoluzione delle caratteristiche dell’impresa.

Quanto ai valori del lavoro, in generale, nel mondo della cooperazione di produzione e lavoro, si è tutti concordi nel mantenere come elemento distintivo, che caratterizza la forma d’impresa, una particolare attenzione ai lavoratori e alle esigenze e ai bisogni che esprimono. Un vero e proprio valore aggiunto di questa forma d’impresa.

Oltre che alla realizzazione di grandi opere – per citarne solo alcune dello scorso anno: il nuovo carcere di Trento, l’autostrada A28 Pordenone-Treviso, la Variante di Valico sull’A1, l’ospedale maggiore di Trieste, la tangenziale di Forlì, il Mercato Andrea Doria di Roma e gli Alberghi della Fiera di Milano –, la CMB è impegnata nel project financing…

La finanza di progetto – ovvero le iniziative di partenariato pubblico-privato – rappresenta un altro fattore di successo che probabilmente ci consentirà di contenere gli effetti della crisi. Cito, per esempio, gli appalti per la riqualificazione del Niguarda, il più importante ospedale di Milano, e la costruzione del nuovo ospedale di Ferrara, che abbiamo ottenuto attraverso la formula del project financing, che c’impegnerà nella gestione futura, una volta ultimati i lavori. 

Ancora una volta, si affronta un processo di profonda trasformazione e innovazione per continuare, in ultima analisi, a restare se stessi. Ben ancorati ai propri valori. 

Una volta, i soci della cooperativa erano muratori e braccianti, oggi abbiamo prevalentemente ingegneri, architetti ed economisti. L’evoluzione verso attività a maggior contenuto di servizi oggi è una tendenza diffusa in tutta la società moderna. 

È un percorso d’innovazione, sia nei prodotti sia nei processi, che investirà sempre più i campi di attività di cui ci occupiamo. Nel settore ospedaliero, per esempio, dove oggi siamo impegnati nelle attività collaterali di ristorazione e pulizie, forse in futuro saremo chiamati a fare un ulteriore salto di qualità e a occuparci anche dell’attività medico-assistenziale. Sono passaggi consistenti, ma ritengo che la nostra struttura si può prefiggere questi obiettivi, vista la grande attenzione che rivolgiamo ai processi formativi delle risorse umane e anche in virtù del forte radicamento in tutto il paese, con la presenza attiva, fra l’altro, a Roma e Milano da oltre mezzo secolo.

Un maggior contenuto di servizi e di qualità dovrà essere fornito anche nelle costruzioni residenziali, offrendo poi ai clienti polizze decennali a garanzia della gestione dei servizi forniti. Non il classico specchietto per le allodole, ma un insieme di garanzie di qualità che serve a tranquillizzare il cliente con proposte concrete. Per esempio, quando si afferma che la casa che ci si accinge a vendere è certificata in classe A, ci si deve assumere la responsabilità di garantire un dato consumo energetico annuale e quindi che non si spenderà più di una certa cifra per il riscaldamento, eventualmente intervenendo direttamente nella gestione per poterla ottimizzare ed evitare la diffidenza che sovente aleggia nei rapporti con la clientela.

Lei è anche Presidente dell’Associazione Nazionale Cooperative di Produzione e Lavoro, aderente a Legacoop, che raggruppa un migliaio di cooperative che sviluppano tredici miliardi di fatturato. Questo è un momento particolarmente favorevole per le imprese dell’economia sociale. Che cosa può dirci a proposito della responsabilità sociale d’impresa di cui oggi si parla tanto? 

Soprattutto dopo la grande risonanza dell’ultima Enciclica del Papa, che ha posto molta attenzione sul mondo del lavoro, sono via via emerse aziende che non avrebbero i requisiti per parlare di impresa sociale. Tutto considerato, però non è un male: più si afferma che l’impresa è uno strumento non per massimizzare il profitto, ma per creare una situazione di benessere diffuso, e maggiore è il valore che si restituisce al territorio. È un importante fenomeno di emulazione positiva, infatti le imprese non traggono giovamento dalla concorrenza sfrenata, quanto piuttosto dall’appartenere a un forte sistema paese. In questo senso una maggior affermazione dei presupposti dell’economia sociale produrrà, a mio giudizio, benefici per tutti. 

Le date, le storie e i numeri della CMB mostrano lo sviluppo lungo un secolo di una cooperativa nella quale si fa della responsabilità sociale un elemento importante. Tra l’altro, si è appena conclusa in questi giorni la visita ispettiva degli organismi nazionali per la Certificazione del Sistema di Gestione della Sicurezza: possiamo dire con orgoglio che siamo una delle prime imprese di costruzioni ad averla ottenuta. La sicurezza sul posto di lavoro è un argomento sul quale insistiamo da trent’anni e che in questa impresa trova terreno fertile perché i lavoratori sono anche soci. Essere fra i primi ad avere i requisiti per ottenere una certificazione, non obbligatoria, come quella di qualità, è un segnale della predisposizione sociale presente all’interno dell’azienda. 

Fa parte di uno stile che speriamo costituisca un valore aggiunto per resistere e per migliorarci, come lo è stato finora, consentendoci di essere fra le poche imprese centenarie di queste dimensioni in Italia.