PER UNA CULTURA DELLA RACCOLTA DELLA CARTA

Qualifiche dell'autore: 
cofondatore del Centro Bolognese di Riciclaggio della Carta S.r.l.

Il Centro Bolognese di Riciclaggio della Carta ha una lunga storia che s’intreccia fin dall’inizio con una precisa politica del verde. Molto prima che l’attenzione all’ambiente divenisse così di moda, voi lavoravate già con una logica che si è dimostrata all’avanguardia. Come siete arrivati a questo?

Ho iniziato l’attività nel 1983, rilevando l’azienda Benati Renzo, che prendeva il nome da mio suocero, il quale, già da trent’anni, si occupava di riciclaggio della carta da macero. Con l’ingresso dei miei due fratelli nell’azienda, è nata la nuova società Cartopress, che nel 1990 ha operato la fusione con altre due società, la Emiliana Maceri e la Zanantoni Dino, che lavorava nel servizio di raccolta carta.

Ho capito il valore del recupero della carta e di altri materiali sin da quando ho incominciato a lavorare nel settore e non immaginavo che questa constatazione mi avrebbe cambiato la vita. 

Che cosa vuol dire lavorare nel settore del riciclaggio dei materiali cartacei per così tanti anni?

Il nostro lavoro è diventato ciascun giorno sempre più difficile. Un tempo la carta non era considerata rifiuto, ma con l’approvazione di nuove normative sono aumentati enormemente la burocrazia e i rischi: basta effettuare un carico di materiale non idoneo per incorrere in sanzioni anche penali. È quindi diventato molto complicato lavorare in questo settore, che, però, è anche fonte di grande soddisfazione perché chi recupera questo materiale in un paese come il nostro, privo di materie prime, svolge un compito essenziale per le generazioni future.

La questione ambientale non si risolve aumentando le limitazioni, ma affrontando il problema degli sprechi. CBRC dimostra come anche le cose che vengono considerate rifiuti possono invece essere valorizzate. È, quindi, un’operazione culturale? 

Sicuramente sì. Oggi l’opinione pubblica e i cittadini sono divenuti sempre più sensibili al tema della salvaguardia dell’ambiente, tant’è che la nostra azienda negli ultimi anni ha notevolmente aumentato i quantitativi di raccolta della carta: se nel 1993 ne recuperavamo circa 18 mila tonnellate all’anno, nel 2008 abbiamo superato le 70 mila. La nostra azienda è riuscita a recuperare questi enormi volumi di carta portandoli nelle cartiere che li hanno riciclati, anziché gettarli in inceneritori o in discariche. Ecco perché abbiamo sempre investito in macchinari e in sicurezza sul lavoro, fino alla costruzione dello stabilimento situato nella zona industriale Roveri a Bologna. Inoltre, abbiamo ottenuto la certificazione Iso 14000, che dà la garanzia che l’azienda opera secondo i parametri della qualità assoluta.

Pur occupandovi da trent’anni di recupero della carta, non vi siete mai specializzati nel pubblico, mantenendo una maggioranza di clienti privati...

In effetti il 90 per cento della nostra attività si svolge con privati, mentre la collaborazione con la società Hera ci occupa per il 10 per cento. Ma per il futuro pensiamo di sviluppare altre collaborazioni con le istituzioni.

Che tipo di privato si rivolge a voi?

Dalla grande distribuzione al cittadino, che ci raggiunge con la propria auto nella sede di via dell’Industria per scaricare il suo materiale cartaceo. Essendo aperti al pubblico, accettiamo vari quantitativi: dai cento quintali fino al chilogrammo. Siamo molto disponibili e non abbiamo limiti.

CBRC ospita anche un piccolo museo della carta aperto alle scolaresche...

Abbiamo avviato con le scuole una collaborazione in occasione dell’iniziativa Riciclo aperto, ideata da Comieco, la filiera che si occupa della carta da macero a livello nazionale. Tutti gli anni, per una settimana, ci veniva chiesto di aprire l’azienda ai visitatori, soprattutto provenienti dalle scuole, perciò abbiamo pensato di dare la possibilità agli studenti di visitare l’azienda per tutto l’anno, in modo da illustrare loro cosa accade dopo che il materiale cartaceo viene gettato negli appositi contenitori della città. Abbiamo un’aula didattica in cui, con l’ausilio di filmati, mostriamo il procedimento del recupero della carta da macero che avviene nelle cartiere. Nell’ambito di questa iniziativa, abbiamo avuto l’idea di predisporre una piccola mostra, che abbiamo intitolato Storia in carta e che raccoglie varie tipologie di carta, tra cui una del 1450, in pergamena (o cartapecora, come si chiamava perché era ricavata da pelle di animale non conciata), ma anche esempi di carta di riso, di carta paglia e di cellulosa.

Credo che ricevere le scuole in azienda sia un piccolo gesto che però dà un grande risultato. Quando entrano in azienda, i bambini della seconda o terza elementare restano stupiti nel vedere le montagne di carta che abbiamo nei magazzini e capiscono la portata della loro azione di gettare la carta nelle campane per la raccolta differenziata. Questo dà tanta soddisfazione. Pensare all’educazione dei ragazzi vuol dire dare più attenzione alla salute del pianeta. Noi mettiamo una pietra, ma tante pietre formano un castello. Penso che il mondo del recupero debba puntare molto all’infanzia, per questo teniamo a diffondere questa cultura a partire dalle nuove generazioni. 

Quali altri servizi proponete?

Il nostro servizio principale rimane il recupero della carta, ma le attuali esigenze dell’ambiente richiedono anche il recupero della plastica, del ferro e del legno. Pertanto, ci siamo attrezzati affinché, se il nostro fornitore ci chiede di recuperare questi materiali, possiamo farlo.