OCCORRE UN PROCESSO DEMOCRATICO PER LE DECISIONI

Qualifiche dell'autore: 
direttore Sviluppo Immobiliare Coop Costruzioni, Bologna

Intervista di Anna Spadafora

Quali sono i criteri con cui Coop Costruzioni lavora in modo da ascoltare le esigenze degli edifici, oltre che del contesto e dell’ambiente in cui gli edifici si trovano?

Sia negli edifici che progettiamo, costruiamo e vendiamo noi, sia in quelli che costruiamo per committenti pubblici o privati, il criterio della qualità è una costante. Abbiamo sempre un grande rispetto per l’ambiente, per non parlare della sicurezza nei cantieri, tipica, a mio avviso, delle cooperative in generale. Ci distingue anche il nostro approccio alla committenza pubblica: noi non abbiamo mai lasciato un lavoro incompiuto, come spesso succede a imprese che acquisiscono i lavori nella logica del massimo ribasso, lasciando a metà case che magari devono essere assegnate a famiglie appartenenti a strati sociali deboli. 

La nostra attività immobiliare, nella logica di mercato sicuramente, ha come scopo anche il profitto, ma non rincorre la speculazione più incisiva, per cui siamo convinti che il rapporto con le pubbliche amministrazioni quali portatrici d’interesse della collettività sia fondamentale. Noi potremmo anche discutere, e a volte lo facciamo in maniera accesa, con amministrazioni comunali che a volte appaiono come elementi di grande burocrazia o di rallentamento, ma mai riteniamo di dovere andare contro rappresentanti d’interessi superiori. E, nel momento in cui siamo chiamati a fare progetti, li facciamo tenendo conto dell’ambiente circostante. 

Poi c’è il problema del modo di costruire, dei materiali che tendiamo a usare, delle caratteristiche da dare all’immobile che cerchino di salvaguardare la salute di chi ci abita. Oggi, per esempio, mettere al riparo dal rumore, oltre che dare il benessere climatico, è molto importante. È una cosa che è stata a lungo trascurata, mentre noi ci stiamo impegnando molto in questa direzione. 

Mi preme aggiungere che il rapporto con chi compra da noi è basato su una fiducia reciproca che credo abbiamo sempre meritato. Oggi ci sono forme di garanzia che vengono messe in piedi, ma un tempo chi comprava la casa da un imprenditore non aveva nessuna forma di garanzia, pagava per averla magari dopo oltre un anno, sulla fiducia. Allora, nei confronti dei cittadini ci vuole una serietà che non deve mai venire meno, elemento che ha sempre fatto parte della nostra connotazione.

Coop Costruzioni lavora sia con il pubblico sia con il privato e sia nelle infrastrutture sia nei fabbricati, quindi, ha una flessibilità e un’attenzione nella progettazione che vanno al di là del singolo immobile. Ma, ci sono normative che possono sembrare elementi di disturbo?

Le normative vanno rispettate e ritengo che siano un fattore positivo, il sistema delle regole è fondamentale. Tranne qualcuna di troppo – ma anche qualcuna che manca – le normative nascono per il bene della collettività. Nell’applicazione, dobbiamo fare tutti uno sforzo perché vengano applicate nei tempi e nei modi giusti, senza un carattere vessatorio. E qui entriamo nel campo del rapporto con l’ente pubblico, che può e deve fare qualcosa. C’è un elemento non secondario: i tempi. La regola, la normativa deve essere anche legata a un tempo. È giusto che le imprese rispettino le regole e chiedano le autorizzazioni agli uffici preposti, ma questi devono rispondere entro i tempi stabiliti, altrimenti i costi, a cascata, si riverseranno su chi compra la casa. Per cui, l’aspetto dei tempi, che è quello della programmazione, è fondamentale sia nella costruzione della casa sia nell’evoluzione degli strumenti urbanistici. Oggi a Bologna si parla molto del PSC, il nuovo strumento di programmazione urbanistica che sostituisce il piano regolatore; giusto, discutiamo, ma, quando procediamo, facciamolo con tempi che siano predeterminati, che non diventino lungaggini e che testimonino anche di una responsabilità politica nel saper prendere decisioni nel terzo millennio.

Quando si devono approvare nuovi strumenti urbanistici e nuove regole, occorre discuterne con le imprese, con i cittadini, con le associazioni, ma occorre farlo entro un certo periodo e, alla fine, si deve trarre sintesi e decidere, perché alla politica o a chi amministra compete decidere ed essere giudicati sulle decisioni, non dilatare i tempi per ricercare sempre i consensi della massima unità e, nel frattempo, perdere lungo la strada dei connotati, annacquando tutto e decidendo in una forma di spossatezza. Bisogna avere il coraggio politico di prendere decisioni in un determinato momento, perché questo compete a chi è deputato a governare. E questo è qualità applicata a ciò su cui si delibera, perché poi, con quelle decisioni, si va a costruire. È importante il processo democratico delle decisioni.

Oltre alla sicurezza nei cantieri, quali caratteristiche percepisce chi lavora oggi in una cooperativa, che cosa è cambiato rispetto a qualche anno fa? 

Io ho incominciato a lavorare negli anni settanta, in una cooperativa diretta da gente che chiedeva di essere seguita come esempio, perché l’aveva fondata il giorno dopo la fine della guerra di Liberazione. Sicuramente occorre trasmettere i principi della cooperazione, ma in una maniera dinamica. Nel tempo, i principi cambiano, devono essere aggiornati, quindi, nel trasmetterli, occorre anche ascoltare le esigenze delle persone a cui ci si rivolge. La cooperativa di oggi non è quella di cinque anni fa, tanto meno quella di cinquant’anni fa.

Le sue origini e i suoi elementi fondanti possiamo ritenere che siano sempre gli stessi, ma se una cooperativa esiste ancora oggi è perché ha saputo adeguarsi.

Chi invece è rimasto fermo qualche problema lo ha avuto: chi ha chiuso è perché si è ancorato a una logica di conservazione, anziché di dinamicità.