COME RINASCE UN INDOTTO

Qualifiche dell'autore: 
amministratore delegato della Cerplast, Formigine (MO)

Come amministratore di Cerplast – azienda leader certificata nello smaltimento e nel riciclaggio dell’imballaggio –, quali sono le questioni che emergono in questo momento nel settore ceramico e quali le proposte?

Nell’ultimo anno, abbiamo constatato che alla riduzione dei volumi di produzione di piastrelle – dai 650 milioni di metri quadrati del 2007 si è passati ai 420 milioni del 2009 – non ha fatto seguito una riduzione proporzionale delle aziende, anzi, a parte qualche raggruppamento, le più grandi sono esattamente le stesse. Questo vuol dire che sono stati utilizzati tutti gli ammortizzatori possibili per far sì che la struttura rimanesse attiva, ma vuol dire anche che nei prossimi anni si lavorerà “a gettone”: gli impianti andranno a regime a seconda delle vendite. Oltre alla riduzione dei posti di lavoro, questo comporterà un impoverimento dell’indotto, costituito da piccole aziende, che non possono permettersi di rimanere ferme tre o quattro mesi. Ma anche le aziende grandi pagheranno lo scotto, perché avranno meno possibilità di reperire lavorazioni esterne ai costi attuali: la competitività sarà ridotta perché saranno poche le piccole aziende a rimanere in piedi.

A questo si aggiunge il fatto che le grandi aziende – dovendo tenere impiegato il personale il più a lungo possibile – stanno internalizzando lavorazioni come la lappatura e la squadratura, che finora avevano commissionato all’esterno: questo si traduce in un ulteriore impoverimento dell’indotto e in una trasformazione del tessuto sociale di Modena e Reggio Emilia. Sicuramente le piccole aziende dell’indotto dovranno ristrutturarsi in funzione di altri settori, come in parte ha già fatto da diversi anni la meccanica, che prima era molto dedicata alla ceramica.

Quindi, le imprese di eccellenza dell’indotto continueranno a lavorare, ma rivolgendosi ad altri settori e non solo a quello della ceramica rispetto a cui avevano sviluppato il massimo della specializzazione?

Certamente il numero di fornitori si ridurrà molto. E comunque le grandi aziende della ceramica avranno serie difficoltà a trovare nuovi fornitori, se non capiranno che devono accorciare i tempi di pagamento: un’azienda che ha un buon prodotto non lo propone in un mercato che paga dopo sei mesi, perché nessuna società assicura un credito di questo tipo. Tra l’altro, c’è una direttiva europea già approvata da anni che stabilisce che i pagamenti devono avvenire entro sessanta giorni. Purtroppo, in Italia, sono le stesse amministrazioni pubbliche a non rispettarla, diversamente da come accade in Germania e in Francia. Eppure, è l’unico modo per far sì che non si debba ricorrere al credito bancario, oggi così scarso, e per tornare a un’economia che funzioni. Le imprese devono capire che allungare i pagamenti si ritorcerà contro di loro e che solo se i pagamenti avverranno entro sessanta giorni l’indotto tornerà a rinascere.