LA MATERIA DELL'ARTE E DELL'INVENZIONE

Qualifiche dell'autore: 
titolare di Victim Design, Bologna

È noto come l’Italia dedichi grande attenzione alla materia, non è un caso che l’artigianato abbia trovato una sua qualificazione nel Bel paese all’ombra di mirabili monumenti, nelle antiche botteghe rinascimentali che fanno parte del nostro patrimonio culturale. Dal 1989, la galleria Victim Design ricerca e seleziona le produzioni di arte e design maggiormente rappresentative dagli anni 1950 a oggi. Qual è l’aspetto del design in cui investe maggiormente?

Mi colpiscono la materia e il colore. In particolare, la materia con la quale si creano gli oggetti più vari, dal mobile alla lampada, al vaso scultura. La distinzione tra arte e design è molto sottile. Mentre l’arte è un aspetto dell’itinerario, il design è un aspetto dell’arte applicato all’industria. In entrambi i casi opera l’idea per giungere all’invenzione, che è l’“anima” del made in Italy. I negozi Fiorucci, per esempio, hanno avuto successo non tanto per il nome dello stilista o dell’imprenditore in quanto tale, ma per l’idea di far conoscere al pubblico un negozio che valorizzasse oggetti d’arte, di design e di moda che negli anni ottanta erano apprezzati da Fiorucci. Nel negozio Victim Design c’è quindi una ricerca in atto che non è necessariamente finalizzata al business e ciò mi consente di acquistare oggetti-opere autentici fuori dagli schemi, come la libreria “Carlton” room divider del 1981 di Ettore Sottsass, che conta pochissimi esemplari nel mondo.

Lo stile italiano valorizza l’invenzione, ne è un esempio lo storico Harry’s Bar di Venezia, che è divenuto simbolo del made in Italy nel pianeta…

È stato uno dei primi tentativi di esportare l’idea della ristorazione italiana di qualità all’estero. Quando ho acquistato gli ultimi sgabelli e poltroncine firmate Harry’s Bar dall’azienda che ha prodotto l’arredamento per lo storico locale, ho capito l’idea che era alla base del progetto della famiglia Cipriani: l’accoglienza è una virtù della cultura italiana. Per questo, leggendo il bel libro edito da Spirali Harry’s Bar. L’impresa, la ristorazione, la salute, non ho potuto fare a meno di notare quello che dice l’Autore, Arrigo Cipriani, a proposito: “L’accoglienza è libertà e dà modo a colui che viene accolto di sentirsi libero”. L’Harry’s Bar è un bellissimo esempio d’integrazione tra cultura e impresa, e non è un caso che lì siano transitati i più importanti artisti e intellettuali del novecento tanto da identificarlo come “testimone del XX secolo”.

La virtù di accogliere l’ospite si avverte anche in alcune aziende italiane di produzione di design…

In effetti, il successo del made in Italy è dovuto anche al fatto che la maggior parte di questo tipo di aziende italiane ha creduto nelle idee di artisti e designer, rischiando in proprio sulla qualità di quelle idee e rilanciando così lo stile italiano. Attualmente, anche designer internazionali portano le loro idee nelle nostre imprese perché abbiamo una cultura imprenditoriale che si avvale dell’esperienza artigianale.

Così, alcune industrie distinguono una produzione seriale per la grande distribuzione e una per pochissimi eletti, molto curata nei dettagli. Questo si nota maggiormente nella moda, il prêt-à-porter è, infatti, diverso dall’alta moda.

C’è connessione tra arte e design?

La distinzione è che l’artista può mettere in pratica qualsiasi idea nel quadro o nella scultura perché, a differenza del designer, non ha un fine funzionale. Se un designer disegna una sedia, questa deve servire per sedersi, mentre un’artista può fare una sedia sospesa nel vuoto o attaccata a un muro. L’itinerario dell’artista è molto diverso da quello del designer, ma, come ho detto, in entrambi i casi opera l’idea che viene da un percorso che ciascuno fa e che a un certo punto consente di rischiare mettendo in gioco i talenti. I vasi della collezione “Micromacro” di Alessandro Mendini, per esempio, mettono in risalto la materia e il colore. L’idea che il designer ha voluto dare è che la materia non sta negli schemi, nonostante apparentemente ci sia la rigidità della gabbia, che sostiene il vaso ma che non riesce a contenere, in quanto, in questo caso, il vetro soffiato tende a dilatarsi. Nascono così vasi sculture che non sono mai uguali anche nel colore.