L’ACCIAIO È SALUTE

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presidente di Sefa Holding Group S.p.A., Bologna

Nel 2012 si è posta in modo rilevante l’urgenza di avviare un dibattito sul tema della produzione in Italia, in particolare nel settore dell’industria manifatturiera che utilizza prodotti siderurgici. Anche per questo “La città del secondo rinascimento” ha accolto testimonianze in direzione della valorizzazione delle risorse del manifatturiero per l’economia italiana (si leggano gli interventi in www.lacittaonline.com). Soprattutto quando si parla di salute, però spesso accade d’imbattersi in pregiudizi verso il settore a volte decisivi per il destino dell’economia del paese. Sefa Holding Group da oltre trent’anni contribuisce allo sviluppo di nuove tecnologie con la fornitura di acciai speciali, titanio e leghe, materiali essenziali per la qualità della vita. In che termini, dunque, il manifatturiero è una questione di salute per l’Italia?

Il manifatturiero costituisce la base per la creazione di ricchezza, che si traduce nelle forme quotidiane più tangibili. Quello dell’acciaio è uno dei settori trainanti dell’economia di questo paese perché è essenziale in ciascun ambito della produzione di beni e servizi. Senza l’acciaio non c’è futuro, non c’è sviluppo, non c’è ricchezza da ridistribuire per migliorare il nostro tenore di vita e non c’è sicurezza. Nel settore alimentare, che deve rispondere a problematiche combinate di corrosione e di igiene, e quindi di tenuta e di usura, occorre la ricerca continua di acciai di qualità superiore, come nel caso delle camere sterili in acciaio inossidabile per confezionare il latte, utilizzate anche nel settore farmaceutico dove l’esigenza d’igiene è assoluta. Non a caso distretti come Cogne, Terni, Piombino o le valli del bresciano hanno da sempre puntato allo sviluppo di tecnologie all’avanguardia per industrializzarne i processi e migliorare la qualità dei prodotti per le nuove richieste della società civile. L’acciaio è ancora essenziale per tubature e gasdotti e con l’acciaio si fanno utensili sofisticati per produrre serramenti e infissi in alluminio estruso, garanzia di sicurezza e confort per la moderna casa coibentata. L’Italia è fra i paesi che hanno il più alto contenuto tecnologico nella produzione di estrusi in alluminio, oltre a un’antica tradizione nella lavorazione del ferro. Il ferro e l’acciaio sono indispensabili per la costruzione dei grattacieli e, nelle zone colpite dai terremoti, sono utilizzati insieme al calcestruzzo come elemento per conferire maggior sicurezza, così anche nella costruzione di gallerie e ammiraglie nel settore navale. In Italia, a Roma, abbiamo il Centro Sperimentale Metallurgico (CSM), uno dei migliori centri sperimentali d’Europa nella ricerca e sviluppo di tecnologie dei metalli. È quotidiana la necessità di acciai sempre più performanti in modo che i prodotti ottenuti dal settore manifatturiero siano sempre più sofisticati.

Il settore aeronautico registra attualmente un notevole sviluppo, anche per l’esigenza di rinnovare intere flotte obsolete, che si avvarranno di materiali più leggeri, come titanio, alluminio e fibre di carbonio, che hanno il vantaggio anche di ridurre il consumo di carburante, favorendo il programma di abbattimento delle emissioni di CO2. Anche in questo caso l’acciaio contribuisce a migliorare la qualità della vita, dimostrando così che oggi ci sono i mezzi per abbattere i processi inquinanti e per trovare un equilibrio fra i volumi di produzione e la salute dei cittadini. La salute e il rispetto dell’ambiente si ottengono lasciando libera la ricerca di realizzare prodotti più leggeri, anziché sprecare le risorse del paese. Siamo in una condizione per cui la tecnologia per la sicurezza è avanzatissima e consente, se applicata con criterio, che l’industria dia un contributo alla salute dell’ambiente.

La produzione della maggior parte dei prodotti di uso quotidiano ha alla base un sistema manifatturiero e di rifornimento delle materie prime che spesso i consumatori non immaginano. Gli elettrodomestici hanno alla base un processo che utilizza acciaio per lo stampo e per le componenti interne. L’auto è composta ancora per il 70 per cento di metallo: un faro in acciaio richiede una costante ricerca di acciai speciali per rendere lo stampo sempre più lucido, oltre a una grande esperienza di manualità per realizzarlo. Se passiamo al settore alimentare, un contenitore per la conservazione dei pomodori pelati, per esempio, impegna diversi fornitori: un’azienda che faccia la banda stagnata per il condizionamento alimentare, un’altra che faccia gli stampi per formare il barattolo e i coperchi e poi un’altra che faccia gli utensili di aggraffatura per sigillarlo.

Cosa sta accadendo nel settore manifatturiero siderurgico italiano?

Fra gli anni ottanta e novanta, le acciaierie italiane erano prevalentemente statali, solo dopo sono state cedute a privati, peraltro in maniera non sempre chiara. Il privato si è assunto così la necessità di promuovere la cultura ambientale, maturata in particolare negli anni novanta, e si è trovato a gestire un problema di produttività connesso alla questione dell’inquinamento di cui lo stato non si è fatto sempre carico. Non è stato così in altri paesi come la Germania, per esempio, che ha favorito la costruzione di impianti in città come Hessen o Bochum.

Oggi è essenziale che la nostra produzione siderurgica sia gestita con intelligenza ed equilibrio, un paese non può pretendere di essere in salute senza simultaneamente produrre reddito. L’acciaio è indispensabile per l’Italia e pertanto urge una risposta lungimirante ai casi Ilva, Acciaierie di Terni e molti altri impianti del nostro paese. C’è invece il rischio di un crollo del comparto siderurgico dove i distributori e i centri servizi legati al mondo dell’acciaio in Italia sono 1500, mentre sono appena 900 fra Germania e Francia. In Italia la produzione e la distribuzione sono imperniate sull’azienda di famiglia e sulle competenze personali, mentre in America ruotano attorno ai grandi trader e società finanziarie. La dimensione familiare è una peculiarità dei nostri distretti, che ci consente di essere diffusi sul territorio e veloci nell’evadere ordini in poco tempo. Con l’incremento dei distretti dell’acciaio si favorisce la ricerca e la qualità del prodotto. Ci sono tipi di acciaio che bisogna produrre e consumare entro un raggio di 800 o 1000 chilometri, altrimenti non sono più vantaggiosi perché i costi del trasporto sono elevati più di quelli della produzione e Ilva assolve per il sistema manifatturiero italiano questo compito.

L’Ilva aveva una sua filosofia orientata a creare più centri servizi dove la vendita e l’utilizzo di questo materiale era più forte, per questo sono nati piccoli e medi trader e magazzini che distribuivano localmente con grande solerzia e un servizio efficace. Questo fenomeno, ancora più che in altri paesi europei, ha creato un gran numero d’interessi attorno al mondo dell’acciaio, che per questo registra anche una forte evoluzione culturale.

Ecco perché occorre salvare la cultura di questo prodotto dalle infinite lavorazioni nei diversi ambiti. Nonostante le difficoltà, gli imprenditori italiani continuano a inventare nuovi dispositivi, però non bisogna umiliarli o costringerli a investire risorse in altri paesi. Non bisogna dimenticare i nostri distretti: quello di Terni, per esempio, che è uno dei migliori al mondo per la qualità degli acciai inossidabili e forgiati. In Italia, in particolare nei diversi ambiti imprenditoriali, abbiamo risorse che i più ignorano. Il distretto del divertimento (giostre e fuochi d’artificio) di Rovigo, ad esempio, nel raggio di 80 chilometri ha i migliori costruttori di giostre al mondo, talenti nati dalla tradizione di viaggiatori che, per finanziarsi, s’ingegnavano a far divertire la gente. Questa cultura nasceva probabilmente dalla tradizione dei duchi della vicina Ferrara, che alle loro corti non facevano mancare i giullari, personaggi che vagavano di corte in corte facendo i cantastorie, i buffoni o i giocolieri e inventando rime e ballate. È un’altra dimostrazione dell’uso di intelligenza per portare alle proprie famiglie ma poi anche al territorio una qualità della vita più dignitosa favorendo occasioni di incontro, di matrimoni e di scambio di culture.

Essenziale all’invenzione è anche aprire il dibattito per confrontarsi con esperienze diverse. Molte acquisizioni sono nate lungo la ricerca e la conversazione fra chi produceva, chi vendeva e chi applicava i consigli e le conoscenze tecniche. Nella nostra tradizione, questa pratica avveniva in particolare nella stalla, che, oltre a riparare dal freddo, era punto di incontro per scambiare opinioni. Negli ultimi quarant’anni, questa trasmissione di esperienze, è stata determinante per raggiungere l’attuale livello di benessere. Chi dice che si stava meglio cinquant’anni fa evidentemente non ha vissuto quel periodo. È giusto che l’imprenditore voglia e debba fare profitto per assicurare il proseguimento dell’azienda, ma è giusto anche che non si accontenti del profitto e punti alla soddisfazione che segue alla costruzione di ricchezza. Questa è l’impresa a cui bisogna tornare. L’imprenditore non forma un club, lavora per gli altri, per il suo territorio, per il suo paese. Deve dimostrare che ha ricevuto un grande dono che però gli deve essere permesso di trasmettere alle nuove generazioni, anziché essere mortificato, come troppo spesso accade nell’attuale contesto storico.