IL RISULTATO DEL BILANCIO DELL'AVVENIRE: LA RIUSCITA

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presidente di TEC Eurolab, Campogalliano (MO)

La redazione del bilancio d’esercizio può essere un’occasione di analisi, ma, considerando che l’azienda non è mai ferma, i dati raccolti, che dovrebbero riferirsi ad attività svolte, in realtà rispondono soltanto a una fotografia scattata in modo arbitrario in un momento anziché in un altro. Anziché il bilancio del passato, quindi, è più interessante redigere quello dell’avvenire o “il bilancio del tempo”, come suggerisce il titolo di questo numero del nostro giornale. In che modo TEC Eurolab, nei suoi oltre venticinque anni di attività al servizio di imprese d’eccellenza, ha tenuto conto del bilancio dell’avvenire nell’occorrenza dell’impresa?
Il bilancio dell’avvenire non può che essere un bilancio previsionale, un budget o, meglio, un piano industriale per l’avvenire, in cui occorre non solo immaginare il tempo che verrà, ma prepararsi per quel tempo, preparare il capitale intellettuale e quello finanziario.
Il capitale intellettuale si avvale della finanza sia per incrementare se stesso, attraverso i processi di formazione e di assunzione di personale, sia per dotare l’azienda degli strumenti necessari alla produzione di beni e servizi da proporre al mercato. Il bilancio dell’avvenire è un bilancio di investimenti certi, effettuati a fronte di aspettative di ricavi. Il punto è proprio quello di prepararsi al futuro e, se la disponibilità finanziaria consente di ricorrere rapidamente, proprio all’occorrenza, all’acquisizione di beni strumentali, altrettanto non si può dire per il capitale intellettuale. Se il capitale intellettuale di TEC Eurolab fosse rimasto quello di cinque anni fa, oggi l’azienda non sarebbe più sul mercato. Il ricorso all’assunzione di personale competente, effettuato all’occorrenza, può solo in parte colmare la distanza tra competenze richieste dal mercato e competenze disponibili in azienda; occorre prepararsi per tempo al tempo che verrà. Certo, per incrementare il capitale intellettuale, sono necessari investimenti, azioni, sforzi, ma l’avvenire dipende dalle scelte che facciamo oggi.
In TEC Eurolab abbiamo sulla scrivania sempre più progetti di quelli che è pensabile portare avanti; i nostri tecnici raccolgono, dai clienti e dalla rete di collaborazioni, un’enorme quantità di echi, pareri, immagini, idee che, vagliate in modo opportuno, ci permettono di immaginare quali saranno le esigenze future del nostro mercato di riferimento. Se, per esempio, constatiamo che l’utilizzo delle fibre di carbonio non solo è in aumento, ma trova sempre nuove applicazioni, mettiamo in campo tutti gli investimenti, in termini di tecnologie e formazione, che risulteranno indispensabili ai nostri tecnici per rispondere alla futura domanda di prove e assistenza tecnica su questi materiali.
E che cosa accade quando un cliente si rivolge a voi per un tipo d’indagine o di attività che non avete mai svolto prima? In che modo riuscite a redigere un bilancio di ciò che occorre per rispondere a quella domanda?
Questo è il caso in cui aiutiamo il cliente a sviluppare un nuovo prodotto. Può accadere che, in corso d’opera, il cliente si accorga che qualcosa non funziona nei materiali che intende utilizzare e ci chieda di aiutarlo a risolvere i problemi che intervengono. In questi casi, raramente si può preventivare con precisione il costo e la durata delle nostre indagini, a volte abbiamo alle spalle una competenza generale su quel tipo di materiali e componenti, ma quel caso richiede una verticalizzazione tale che ci costringe a una ricerca dedicata. Il buon esito dell’intervento parte dal presupposto che non ci siano più un cliente e un fornitore, ma due partner. Se una persona si reca dal proprio medico per farsi prescrivere un check-up generale, riceverà informazioni dettagliate circa i tempi e i costi dell’intervento; tuttavia, se gli chiede una diagnosi per un improvviso e inspiegabile dolore allo stomaco, nessuno può sapere in anticipo quanto tempo e lavoro saranno necessari prima di trovare il motivo del disagio. Si procederà per tentativi, tutt’altro che casuali, ben ponderati, ma non è detto che la soluzione arrivi insieme al referto del primo esame, a volte si rendono necessari più esami e proprio la collaborazione tra medico e paziente risulterà determinante. Nella nostra attività è lo stesso. Un conto è eseguire un test richiesto dal cliente e tutt’altra cosa risalire alle cause di difettosità e di rotture o studiare come prevenire le medesime. Questo supporto al cliente comporta investimenti costanti in formazione tecnica, ma anche una cura continua del nostro capitale umano, quello che amo definire come il capitale intellettuale privato delle competenze tecniche specifiche e sul quale queste ultime s’innestano.
È al capitale umano che si devono quelle istanze intellettuali che vengono definite apertura mentale, pensiero laterale, motivazione e molto altro. Chi può dire a cosa serva andare al cinema o a teatro o leggere? Ci sono libri che cambiano la vita di una persona, ma nessuno prende in mano un libro con l’intento di cambiare la propria vita.
Possiamo dire che occorra la fiducia rispetto a un collaboratore o a un cliente, affinché divengano interlocutori di una scommessa?
La fiducia è essenziale. La diffidenza e il pregiudizio impediscono qualsiasi impresa. Vale per i collaboratori interni all’azienda come per il cliente, il quale deve avere fiducia nel proprio partner tecnologico e deve sapere che, se quest’ultimo esegue una prova in più, non la fa perché vuole guadagnare qualche euro in più, anche perché, nel caso in cui al termine dell’indagine si scoprisse che quella specifica prova non ha portato a niente, era impossibile saperlo prima. Se una persona instaura un dispositivo in direzione della qualità con un medico, poi deve lasciare che questi faccia il proprio mestiere e collaborare al meglio. Insieme, con fiducia, si arriva alla riuscita che, anche in questo caso, è il risultato di un bilancio dell’avvenire.