L’UTILITÀ DELL'INGEGNO

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presidente di S.E.F.A. Holding Group Spa, Sala Bolognese (BO)

Imprenditori iraniani e svedesi più volte hanno indicato la vostra holding come modello d’impresa innovativa nel settore siderurgico, in particolare per l’attenzione alle esigenze dei collaboratori e del contesto sociale in cui SEFA ha sede. In questo numero apriamo il dibattito sulla via dell’utile nella città: in che termini la vostra azienda percorre tale via?
La nostra idea di utilità non corrisponde a quella delle multinazionali, che si limitano a offrire come valore aggiunto delle imprese tecnologie meno dannose per l’ambiente e attenzione al welfare. Noi imprenditori italiani proponiamo altro, siamo impegnati a produrre utile anche per le città in cui operiamo. Il nostro utile risulta un vantaggio anche per la società, non nel senso che sfocia nell’assistenzialismo e nella gratuità, ma che dà un apporto alla crescita degli uomini che lavorano nelle nostre aziende e ai servizi di cui usufruisce la comunità. Questo utile è il frutto della cultura italiana e occidentale, che intende come prioritario il percorso intellettuale dell’individuo, perché contribuisca al miglioramento delle condizioni di vita attraverso la produzione di beni.
L’attuale sistema sociale ignora le nostre radici culturali, lo prova la negazione delle radici cristiane da parte delle istituzioni europee. Il modo di produrre in Italia trova la sua principale risorsa nell’uomo, il quale, più che mirare a essere assistito, intende partecipare non soltanto al processo produttivo nell’azienda, ma anche alla costruzione della città e al miglioramento di se stesso. I prodotti di queste imprese, quindi, che sono veri modelli d’impresa, hanno anche un valore etico.
Quali sono gli utili che avete conseguito in questi ultimi mesi?
I nostri dipendenti che sono andati in pensione dopo aver contribuito per trent’anni all’azienda sono stati il nostro utile più importante. Essi hanno anche ricevuto tanti benefici dall’azienda, perché hanno svolto il loro compito con una prospettiva di lungo termine, apprendendo un mestiere che li ha qualificati e che, in alcuni casi, hanno trasmesso ai figli. Costituisce un utile ulteriore aver distribuito queste risorse con l’impegno di costruire una bella azienda, in cui ciascuno ha la possibilità di migliorarsi. Non c’è dubbio che l’impresa tragga utili anche in termini economici e finanziari, ma questi sono un effetto, non il fine.
Anche nei rapporti con le banche, noi ci siamo sempre attenuti agli impegni sottoscritti, perché abbiamo scommesso sulle nostre capacità. Nei quarant’anni di SEFA abbiamo sposato etica e produzione. Oggi, il nostro fornitore di acciai e leghe Uddeholm interpella noi prima di decidere le strategie commerciali da avviare in nuove aree geografiche vicine all’Italia.
La formazione dei nostri collaboratori ci consente di offrire un apporto ulteriore ai nostri clienti: questo si traduce in un utile anche intellettuale. Eppure, alcuni nostri dipendenti non avevano competenze quando sono entrati in SEFA, ma oggi hanno acquisito una professionalità che possono spendere anche altrove e che nessuno potrà loro togliere. Nelle multinazionali, invece, questo utile culturale non sarà mai acquisito, perché il lavoro è ripetitivo e non richiede ingegno. L’utile delle nostre aziende manifatturiere, in cui ciascun lavoratore è determinante, non conosce crisi e si alimenta in modo costante; trasmettendosi di padre in figlio, questo profitto intellettuale trasforma le città.
L’utile intellettuale aumenta sempre, quando invece è inteso soltanto come economico, non dà frutti perché i soldi prima o poi finiscono. D’altronde, nei momenti di difficoltà, le problematiche non sono risolte dai soldi, ma dall’ingegno di ciascuno. Così come la nascita di nuove imprese non dipende dai soldi, anche se oggi ne occorrono molti per amministrarle: anche le start-up non hanno futuro se non sono costituite da uomini ingegnosi. Investendo sugli uomini, non distribuiamo soltanto stipendi, ma anche risorse culturali che possono essere utilizzate in maniera ambiziosa per avviare altre imprese e non accettare la mentalità assistenzialista.
Quali sono gli elementi per rilanciare questo utile nel manifatturiero?
Assumere giovani, anche se attualmente molti hanno trovato impiego nei grandi gruppi industriali. Inoltre, sarà sempre più importante l’investimento in materie prime di qualità. Poi, occorre effettuare ingenti investimenti in nuove macchine di produzione. Quando ho inaugurato il centro di servizi S.E.F.A. Machining Center, ciascuno faceva a gara per lavorare lì perché aveva la possibilità di acquisire nuove competenze. La carta vincente della Motor Valley e della Packaging Valley è stata costituita dall’ingegno degli uomini che lavoravano nelle officine, anche con macchine non sempre all’avanguardia: ciascuno era spinto dall’esigenza costante di migliorarsi. Questi uomini, fino agli anni Novanta, lavoravano con entusiasmo nelle imprese di piccole e medie dimensioni, perché era lì che imparavano un mestiere con la prospettiva di acquisire strumenti per aprire una loro impresa. Oggi, sembra invece che quest’ambizione di far crescere l’impresa sia stata superata da quella di venderla al miglior prezzo per superare la crisi. L’utilità dell’ingegno, invece, è quella che non conosce crisi e assicura il futuro del paese.