IL VENTO DELLA QUALITÀ PORTA I SUOI FRUTTI

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presidente di S.E.F.A. Holding Group Spa, Sala Bolognese (BO)

Dal 25 al 28 giugno di quest’anno, lei è stato invitato a Hagfors, in Svezia, per partecipare alle celebrazioni dei 350 anni dalla fondazione di Uddeholm AB, leader mondiale nella produzione di acciai per stampi e utensili industriali, alla presenza del presidente Johnny Sjöström, del Ministro per l’Impresa e l’Innovazione Michael Damberg e di Franz Rotter, presidente e CEO di voestalpine AG – il gruppo siderurgico austriaco che ne ha acquisito la proprietà –, con un pubblico di oltre 2000 persone. Il colosso svedese della siderurgia ha portato un vento di ricchezza per le più importanti industrie del mondo, che eccellono nelle produzioni grazie anche all’impiego degli acciai di qualità Uddeholm.
In che termini S.E.F.A. Holding contribuisce al vento della qualità? Uddeholm ha avviato un vento nuovo che ha incominciato a soffiare dalle foreste della contea di Värmland sin dal 1668, quando Johan Karlström ha costruito il primo maglio e l’officina per la lavorazione del ferro, sulle rive del fiume Uvan e appena fuori da Uddeholm, in un’area molto ricca di materiale ferroso e carbone. Il vento di Uddeholm ha quindi conquistato il pianeta, con società di vendita in oltre 90 paesi nel mondo e S.E.F.A. Acciai – esclusivista da oltre 40 anni in Emilia-Romagna, Toscana, Umbria, Sicilia e Lazio – è fra i principali distributori in Italia e contribuisce in modo significativo al fatturato italiano della Società di vendita Uddeholm in Italia.
L’imprenditore oggi non ha soltanto il compito di governare il vento in modo che dia slancio alle vele della sua azienda, ma deve tenere conto anche di un contesto produttivo che ha attraversato trasformazioni radicali negli ultimi anni...
Nelle regioni in cui operiamo constatiamo un tessuto di imprese che non hanno smarrito la direzione, nonostante venti poco favorevoli.
Chi trasferisce l’azienda in altri paesi, in Austria per esempio, ottiene subito l’adeguamento a regimi fiscali molto competitivi, a cui si aggiungono normative meno proibitive di quelle italiane per l’assunzione di collaboratori. Fortunatamente, il rapporto con i dipendenti è ancora molto importante nella maggior parte delle imprese emiliane, perché l’imprenditore ha ancora l’esigenza di offrire opportunità di crescita ai collaboratori. Nel nostro caso, cerchiamo di integrare la professionalità di ciascuno a partire dalla sua storia e dalla sua competenza, perché è prioritario per noi costituire la squadra e lavorare in equipe.
In altri paesi, invece, le assunzioni sono legate in modo quasi esclusivo alle agenzie di lavoro, che danno in prestito il lavoratore come un pacco, senza il minimo investimento nella sua intelligenza. Nelle piccole e medie imprese italiane è ancora possibile instaurare un dispositivo con ciascun collaboratore. La capacità intellettuale è ancora un valore e i collaboratori non sono meri numeri. È in questa logica che sono nati in Italia i distretti industriali, in cui è fiorita la quantità di piccole e medie aziende che non ha eguali nel mondo.
È il vento della manifattura italiana… Esatto, è il vento della manifattura che continua a soffiare senza sosta.
Ma occorre stare all’erta perché i competitor internazionali che non hanno questa cultura potrebbero affievolire la specificità dell’impresa italiana, ed emiliana in particolare, la sua capacità di trasmettere l’esperienza e l’arte di costruire del singolo. Non basta, quindi, il vento dell’impresa della manifattura specializzata, non basta che l’Italia pulluli di tante piccole e medie imprese, ma occorre che ciascuna di queste rilanci i propri talenti con decisione.
Taluni si stanno accorgendo soltanto adesso che l’accanimento contro questa specificità italiana – che ha radici ben salde nella cultura della bottega, dove la mano non lavora separata dal cervello – ha avuto come conseguenza oggi la mancanza di diversi profili tecnici nel mercato in un momento in cui, invece, si leva il vento nuovo delle tecnologie e della ricerca più avanzata che deve essere trasmesso ai collaboratori e a tutte le imprese manifatturiere.
Se non ne favoriamo la diffusione, se non alimentiamo tale approccio nei settori della meccatronica, delle macchine automatiche, degli stampi e delle macchine per l’industria alimentare, le nuove logiche del business interromperanno questo vento, orientate come sono a raccogliere risultati immediati, per questa via incentivando nelle nuove generazioni l’indifferenza verso la cultura del manifatturiero e la presunzione di non dover attendere il tempo necessario alla maturazione dei frutti.
Ma non esercitarsi nella raccolta di quanto abbiamo seminato equivale a non aver lavorato.
Grazie alla collaborazione di alcuni nostri bravi meccanici che hanno attinto alla cultura manifatturiera del nostro Gruppo è nata nella nostra officina SEFA Meccanica la specializzazione nella costruzione di portastampi per i fari delle auto.
In questi quarant’anni, il vento della qualità ha nutrito l’ambizione dei nostri meccanici, che chiedevano macchine sempre più veloci e precise per svolgere il loro compito, in uno scambio continuo di parola, che insieme alla ricerca e al confronto quotidiani hanno dato i loro frutti. Ecco perché spesso dico ai nostri clienti che il segreto per produrre qualità è migliorarsi scegliendo il fornitore giusto, perché è dal fornitore che nasce lo sviluppo dell’azienda: il fornitore porta il vento della novità.
Il risultato di questo impegno è anche l’avvio della nuova società 3D Metal, specializzata nell’additive manufacturing, nata da un’idea raccontata nella piazza del comune di Calderara di Reno da tre aziende che hanno dato fiato a un venticello che poi è diventato una bora e che, coinvolgendo altre tre imprese, ha portato alla nascita di una nuova proposta industriale.
È il vento che è nella parola… Un vento che non si ferma e che non ha limiti. Questo è il vento che impollina e inventa una società nuova, in cui sono sempre di più coloro che maturano il desiderio di costruire e di migliorare le proprie capacità.
È un vento che porta frutto, perché l’impresa non può non raccogliere i frutti. E deve raccoglierne sempre più in abbondanza. Posso testimoniare che tutti gli imprenditori che incontro e le migliaia di nostri clienti, mirano alla perfezione, al miglioramento delle qualità dei collaboratori e a raccogliere i frutti di tanto impegno quotidiano con tenacia.
Chi semina vento non raccoglie tempesta… Raccoglie i frutti e favorisce un nuovo venticello che diventa una brezza. Il vento che parte dall’Emilia impollina le imprese che hanno radici ben piantate in questo terreno, per questo chi vi arriva non trova il deserto, ma un’oasi irrigata da sorgenti continue. Questo è accaduto fino al 2004, mentre oggi i venti delle speculazioni finanziarie fini a se stesse non portano risultati duraturi.
L’Emilia è ancora una regione con un’economia florida perché il vento dell’impresa ha favorito il germogliare di nuove imprese, che sono cresciute in uno scambio continuo di parola e informazioni per l’ambizione di divenire le migliori, in una gara che ha sempre puntato al traguardo della qualità.
Compito dell’imprenditore è raccogliere i frutti – guai se non ne raccoglie – e continuare a seminare.
Per tutta la vita. Perché il lavoro delle mani e del cervello, il suo ingegno e i suoi talenti devono dare frutti per sé, per le famiglie e per la comunità. Pertanto, chi parla della distribuzione della ricchezza dovrebbe prima preoccuparsi di favorire le condizioni per la semina e il raccolto, anziché bistrattare le imprese italiane, che continuano a versare sostituti d’imposta sempre più elevati, penalizzando il lavoro dello stesso contribuente e del sistema produttivo del paese. Del resto, basta considerare gli ultimi dati dell’Osservatorio permanente della tassazione sulle PMI del CNA, che attestano le piccole imprese bolognesi fra le più tassate d’Italia, con oltre il 72 per cento del reddito assorbito dal fisco nazionale e locale.
L’impresa è un tassello importante della società civile e di una società che cresce. L’imprenditore non è ostile alla distribuzione della ricchezza, ma non accetta che gli sia impedita la semina e la possibilità di mettere in gioco le idee e i talenti.
È allora che cercherà in tutti i modi di evitare che la sua creatura muoia, arrivando a sperare piuttosto che arrivi l’acquirente facoltoso cinese al quale vendere il lavoro di anni di ricerca e dedizione. Quello che sta accadendo in Italia, prim’ancora che in Europa, è la conseguenza di questo attacco che parte dall’interno del paese, contro la vita stessa del paese. L’imprenditore, invece, l’imprenditore del secondo rinascimento si batte per la vita, la sua vita, la vita dei suoi collaboratori, la vita dell’Italia perché continui a soffiare il vento della qualità.