GIOCO E LAVORO: GIOIA DEL PERCORSO O DELLA META?

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CEO di Reagens Spa, San Giorgio di Piano (BO) e presidente di ESPA (European Stabiliser Producers Association)

Dalla sua fondazione, nel 1952, Reagens è cresciuta costantemente con continui investimenti in impianti di produzione in varie parti del mondo e nella ricerca e sviluppo, che l’hanno portata a vantare la gamma di additivi più ampia di ogni altro produttore di stabilizzanti e co-stabilizzanti per PVC e altri polimeri. Inoltre, si è impegnata in modo assoluto verso l’ambiente e la salute, come testimonia tra l’altro la sua presidenza dell’ESPA (European Stabiliser Producers Association), che ha condotto e vinto un’importante battaglia per la sostituzione degli stabilizzanti al piombo dal PVC in tutta Europa.
A questi straordinari risultati si aggiungono quelli dello scialpinismo, dove lei ha scalato vette fino a quasi 8000 metri. In che modo riesce a trovare un’integrazione fra sport e lavoro, mantenendo sempre il sorriso? Qualsiasi persona dovrebbe essere felice quando lascia la casa o l’hobby per andare a lavorare e altrettanto felice quando torna a casa o torna a praticare il suo hobby: a ciascuna cosa il suo tempo. Ciascuno dovrebbe poter scegliere l’hobby o il lavoro più confacente alle proprie aspirazioni, anche se spesso la scelta è inconscia.
Per questo, poi, s’integrano fra loro. Per esempio, l’alpinismo e lo scialpinistico, che pratico da una vita, sono un’ottima scuola per acquisire quella resilienza che occorre nella gestione di un’azienda: quando prendo un aereo alle 6.00 del mattino per andare a Francoforte, devo svegliarmi alle 4.00, ma non mi pesa perché quando parto per andare in montagna mi sveglio anche prima. E ci sono tante altre affinità fra lo sport e la vita dell’impresa.
Come il raggiungimento di mete che vanno oltre i propri presunti limiti...
Infatti, in entrambi gli ambiti, conta più il percorso che la meta in sé.
Nel lavoro non ci sono vere e proprie mete, perché quando si raggiunge un risultato non si smette certo di lavorare. La stessa cosa avviene in montagna: sicuramente lo scopo è quello di arrivare in vetta, ma ciò che si ricorda di più è la salita oppure la discesa, non tanto il punto di arrivo, se non per i magnifici paesaggi che regala.
Il percorso per raggiungere i risultati della Reagens ha richiesto tanti investimenti, ma soprattutto il coinvolgimento dei collaboratori. In che misura il lavoro di squadra è un valore aggiunto nella vostra impresa? Non è soltanto un modo di dire che le aziende sono fatte dalle persone, però occorre ricordarsene ciascun giorno. Nella nostra sede centrale, a San Giorgio di Piano, lavorano tanti giovani al di sotto dei trent’anni di età. È un impegno notevole seguirli, perché è necessario dare loro, oggi più che mai, non solo continui stimoli alla crescita, ma soprattutto feedback costanti perché imparino bene il mestiere, sentendosene gratificati. Quindi, è una grande responsabilità, ma è anche una gioia vedere che il lavoro di squadra, proprio come nello sport, dà la massima soddisfazione.
Spesso, sono diffusi tanti luoghi comuni sui giovani, che diventano una categoria di cui inseguire presunti bisogni e desideri. Forse dovremmo incominciare a considerare che i giovani in quanto tali non esistono e decidere d’incontrare ciascuno...
Ovvero, l’umanità non sta peggiorando rispetto alla nostra generazione o a quella precedente. I giovani sono differenti dagli adulti come lo eravamo noi rispetto ai nostri genitori.
Tornando al suo sport, quali sono i traguardi più importanti che lei ha raggiunto? La vittoria più grande è quella d’invecchiare. Le soddisfazioni in montagna si trovano sempre, a prescindere dall’avere raggiunto una particolare vetta o dall’avere portato a termine traversate avventurose. Mi piace andare in montagna perché è un’attività che si può fare a qualsiasi età, anzi, se non si esagera, c’è più rendimento dopo i quarant’anni che a venti, perché il corpo diventa meno adatto allo scatto, ma più propenso alla resistenza. Inoltre, interviene una maggiore capacità di sopportare il dolore e la fatica, che da giovani è quasi assente. È una dote che si acquisisce con il tempo e con il ripetersi di situazioni difficili. Anche nella corsa, i ventenni sono più bravi nei 100 o nei 200 metri, mentre chi ha superato i quarant’anni di solito riesce più facilmente a vincere le maratone.
Il vostro Gruppo ha sedi e stabilimenti in Germania, Regno Unito, Stati Uniti e Argentina e partnership in Cina, in India e nei principali paesi del mondo.
Nella sua esperienza internazionale, lei constata che l’Italia è contraddistinta dal sorriso? Non c’è dubbio: in Italia c’è un clima favoloso, l’arte non ha pari in nessun’altra nazione del pianeta, il cibo è eccellente, in montagna o al mare possiamo ammirare paesaggi incantevoli, saremmo proprio stupidi a non essere sorridenti. Negli ultimi tempi, in effetti, alcuni italiani sono un po’ stupidi perché si arrabbiano troppo o si ritengono sfortunati e inferiori rispetto a coloro che vivono in altri paesi, si lamentano di qualsiasi cosa. Tutto questo non giova alla nostra economia e alla nostra società, quindi credo che sia venuto il momento di cambiare musica e di valorizzare il nostro patrimonio, traendone profitto e gioia.