L’INGEGNERIA DELLA PAROLA

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presidente di Palmieri Spa, Gaggio Montano (BO)

Fornitura di testa di taglio verticale, con diametro di 1270 millimetri, che raggiunge la profondità di 120 metri con metodo RCD (Reverse Circulation Drilling) per l’esecuzione di uno dei più importanti lavori di consolidamento della diga in terra battuta di Wolf CreeK (Kentucky- USA); fornitura di utensili e parti di teste di tre TBM (Tunnel Boring Machine) che hanno contribuito a scavare una sezione di tunnel sottomarino del ponte più grande al mondo, che collega Hong Kong, Macao e Zuhai; progettazione e realizzazione dell’innovativo sistema di movimentazione Air Mover 3000 per le TBM di grande diametro impiegate nella perforazione di una fra le rocce più dure e complesse al mondo come quella della ferrovia ad alta velocità fra Oslo e Ski, in Norvegia; fino a conquistare il record mondiale – in soli 15 giorni – per la traslazione della TBM “Martina”, del peso complessivo di 5.500 tonnellate, impiegata nella costruzione della Galleria Sparvo, nel tratto autostradale A1 della Variante di Valico. Sono soltanto alcuni degli innumerevoli successi internazionali del Gruppo Palmieri. Per ottenere questi risultati, quanto sono stati importanti i dispositivi di parola nei vari comparti delle aziende del vostro Gruppo? La parola ha ancora una funzione importantissima nell’azienda, perché è una parola pragmatica, che si riferisce ai progetti e ai programmi dell’azienda.
È più difficile constatare gli effetti della parola, per esempio, quando si tratta di progetti in ambito finanziario, perché entrano in gioco tali e tante variabili in cui però conta sempre una sola cosa: il danaro. Mia nonna diceva “Chi n’ha ni struscia”, chi non ne ha non ne sciupa.
In ambito economico, invece, la riuscita degli investimenti è condizionata dalle dinamiche legate alla produzione.
La parola è imprescindibile, perché oggi è necessario lavorare in equipe con diverse persone, dentro e fuori dall’azienda, in cui è importante che chi vi lavora ne condivida il più possibile i valori. Anche per questo ho sempre cercato di assumere collaboratori e dipendenti che vivono nel territorio delle aziende del Gruppo.
Nell’Italia in cui occorreva produrre molto perché c’era bisogno di tutto, la parola valeva la firma del contratto, invece, oggi sembra quasi che abbia bisogno di essere garantita da moduli utilizzati per scopi amministrativi e burocratici.
Qual è la forza della parola in azienda che non può essere sostituita da alcun automaticismo burocratico? Nell’impresa occorre sempre partire da una grande apertura, con i collaboratori così come con i clienti, in modo da instaurare la necessaria fiducia tra le parti. Io non posso lavorare con chi non si attiene alla parola data, per esempio, se condivide con un mio concorrente il progetto a cui abbiamo lavorato. La fiducia tra le parti è fondamentale, i più bei contratti si concludono a partire da questo presupposto.
Nella realizzazione di un progetto sono tanti i punti di cui occorre discutere.
Spesso il progetto e il contratto non li menzionano tutti, ma vi si giunge passo passo, discutendone. Allora, si modifica il progetto e si aggiungono delle postille al contratto, fino a quando le parti raggiungono l’accordo.
La parola conta ancora, quindi, e talvolta più della carta. Qualche giorno fa, per esempio, abbiamo avuto ospiti i dirigenti di un’azienda cliente, che avevano vagliato la proposta contrattuale e il progetto di realizzazione del lavoro.
Il contratto indicava gli elementi che occorrevano per realizzare il progetto.
Dopo avergli fornito tutte le informazioni richieste, ci siamo salutati e l’incontro si è concluso con una stretta di mano.
Quali sono le innovazioni a cui state lavorando? L’anno scorso il nostro settore ha registrato un calo del 20 per cento a livello mondiale, perché sono giunti al termine alcuni grandi progetti internazionali. Noi comunque abbiamo investito in tre nuovi progetti di macchine per la costruzione di mega tunnel o pozzi di ventilazione per miniere. Una è utilizzata per scavare fori di ventilazione per miniere. Una seconda è in fase di costruzione e sarà impiegata per fori da miniera, che raggiungono i 5 metri di diametro fino alla profondità di 500 metri. La terza macchina è dedicata al settore dell’ecologia ed è una trituratricespremitrice di rifiuti molli per ottenere il percolato, il liquido che esce dalla spremitura, poi utilizzato per la produzione di biogas. Noi lavoriamo nei più grandi progetti di disinquinamento del mondo.
Prima, durante e dopo la progettazione e la costruzione delle nostre macchine per tunnelling e drilling c’è anche tutto quello che non si vede e che ha contribuito ad affinare la nostra ricerca, lavorando sempre in equipe: l’ingegneria della parola.