ACIMAC: UN DISPOSITIVO VINCENTE PER VALORIZZARE L’INGEGNO ITALIANO NEL MONDO

Qualifiche dell'autore: 
presidente di BMR Spa, Scandiano (RE), e di Acimac (Associazione costruttori italiani di macchine e attrezzature per la ceramica)

A proposito del tema di questo numero, I dispositivi dell’impresa, l’Acimac (Associazione costruttori italiani di macchine e attrezzature per la ceramica), di cui lei è presidente da giugno 2016, ha all’attivo iniziative di grande spessore per la valorizzazione delle imprese associate, prima fra tutte Tecnargilla, la più importante fiera biennale per la fornitura all’industria ceramica e del laterizio.
Com’è cresciuta l’Associazione dal 1985, anno della sua nascita? Se pensiamo che, quando è nata, il fatturato complessivo degli associati era di 870 mila euro, possiamo dire a buon diritto che ha fatto passi da gigante, raggiungendo i 2 miliardi e 200 milioni di euro nel 2018, con una quota export del 74 per cento.
D’altra parte, questo è un comparto che diffonde in tutto il mondo un patrimonio di conoscenze tecnologiche caratterizzato da un livello qualitativo tale da consentire la realizzazione degli impianti più competitivi che la moderna tecnologia può oggi proporre e che vanta una presenza capillare su tutti i mercati.
All’aumento del numero degli associati nel corso degli anni ha dato una mano anche la fusione con Ucima (Unione Costruttori Italiani per il Confezionamento e l’Imballaggio), operazione per cui abbiamo ricevuto le congratulazioni dalla sede nazionale di Confindustria, perché abbiamo anticipato la tendenza all’unione, che sta prendendo piede in molte realtà territoriali, non soltanto perché consente di ridurre i costi di gestione delle singole associazioni e, pertanto, di risparmiare risorse da destinare al miglioramento dei servizi e agli investimenti in formazione, marketing e comunicazione, ma anche perché conferisce maggiore forza politica nelle battaglie a favore degli associati.
In giugno 2018 il Centro Studi Acimac ha pubblicato il Rapporto Analisi di bilancio dei produttori mondiali di macchinari per l’industria ceramica e del laterizio, che esaminava i dati economico-finanziari 2014-2016 di 188 aziende, di cui 140 italiane e 48 straniere, operanti in Spagna, Cina, Francia, Portogallo, Repubblica Ceca, Giappone, Belgio, Grecia, Gran Bretagna, Lussemburgo, Turchia e Brasile. In attesa del nuovo Rapporto, che uscirà in giugno prossimo, può dirci quali erano i dati più rilevanti emersi? Un dato molto importante è quello che ha visto aumentare la redditività delle imprese italiane nel triennio 2014-2016 e diminuire quella del gruppo di aziende attive nel resto del mondo. Più in dettaglio, l’analisi dei bilanci 2016 delle imprese italiane mostrava la crescita di investimenti (+5,2 per cento) e capitale investito per addetto, margine operativo lordo, risultato operativo, utile netto e produttività per addetto.
Tra le varie voci analizzate, l’andamento del costo del lavoro per unità di fatturato evidenziava il conseguimento di efficienza anche nella gestione del personale: nonostante un costo del lavoro per addetto relativamente elevato rispetto al resto del mondo, la sua incidenza media sul fatturato era bassa (20,2 per cento) e, nel 2016, in ulteriore diminuzione di circa mezzo punto percentuale.
Dalle comunicazioni dei dati ufficiali da parte della vostra Associazione risulta che questo trend di crescita è rimasto pressoché invariato per tutto il 2017.
Com’è andato invece il 2018? È stato un anno di assestamento, ma non poteva essere altrimenti, considerando che negli anni precedenti abbiamo avuto picchi di crescita del 12 per cento. Tuttavia, lo sviluppo tecnologico non si è fermato, anzi, abbiamo usufruito degli incentivi del programma Industry 4.0 per offrire ai nostri clienti i dispositivi più avanzati al mondo nel settore delle macchine per ceramiche.
Come hanno potuto constatare i visitatori di Tecnargilla provenienti da circa cento paesi, le innovazioni esposte erano una vera e propria espressione dell’ingegno italiano che ha radici nel rinascimento e raccoglie l’eredità di Leonardo da Vinci… La meccanica, soprattutto nella nostra zona, non ha niente da imparare da nessuno: Ferrari, Lamborghini, Ducati, Maserati sono eccellenze che ci rendono unici nel pianeta e costituiscono quel terreno fertile su cui nascono le nostre invenzioni anche a servizio dell’industria.
È la stessa arte meccanica che si specifica di volta in volta a seconda della macchina da progettare e costruire.
Nelle macchine per ceramiche si parte sempre da un’idea che nasce in risposta a un’esigenza, si cerca di metterla in pratica, quindi si progetta una macchina e si seguono le varie fasi fino al collaudo. Anche se non tutti i prototipi realizzati vanno a buon fine, occorre continuare a inventare, in modo che il settore si mantenga vivo. Se pensiamo a venti anni fa, c’è stata una vera e propria rivoluzione: l’avvento del digitale ha permesso di produrre piastrelle che imitano i materiali naturali in modo incredibile per cui è difficile distinguere un parquet vero da una riproduzione in ceramica.
Sono innovazioni che danno un impulso notevole al settore, e bisogna proseguire senza tregua, anche per far fronte ai competitor cinesi.
A proposito di dispositivi di parola, un’azienda europea che acquista una macchina dai cinesi non incontra maggiori difficoltà di comunicazione quando deve installarla o metterla a punto oppure quando richiede assistenza? L’assistenza lascia un po’ a desiderare e così l’installazione, anche se i montatori cinesi, soprattutto negli ultimi anni, parlano sempre più inglese, mentre vent’anni fa, la prima volta che sono andato in Cina, non lo parlava nessuno. Inoltre, se possono permettersi di vendere a prezzi irrisori i loro prodotti, bisogna sempre chiedersi come sia possibile e chi paga la differenza. Per questo credo che l’unico modo per permettere alle persone di lavorare in condizioni migliori sia quello di dichiarare guerra alla concorrenza sleale.
D’altronde, a questo proposito, dovrebbe farci riflettere quanto è emerso dal Rapporto del nostro Centro Studi: è stato dimostrato che le imprese con le migliori performance, le imprese di eccellenza, sono quelle che pagano mediamente i salari più alti del settore, ma hanno una produttività per addetto, misurata in termini di valore aggiunto, pari a oltre 105.000 euro (oltre il 65 per cento al disopra della media di settore).
Ne deriva un costo del lavoro in rapporto al fatturato pari a solo il 16,8 per cento.
In un’intervista recente sul nostro giornale, Ettore Nanni, presidente di ESPA (European Stabiliser Producers Association) ha dichiarato che la Cina sta promuovendo una politica seria di sostenibilità ambientale a partire dal 2017… In effetti, l’ho constatato quando sono andato in primavera alla fiera Ceramics China. Molte fabbriche sono state costrette ad adottare depuratori e filtri e altre, che non avevano la possibilità economica di installarli, sono state chiuse. Speriamo che sia un primo passo verso la valorizzazione della persona e dell’ambiente che sono alla base della nostra cultura.