I BAMBINI E IL GIARDINO DEL FARE

Qualifiche dell'autore: 
ricercatrice, presidente del nido Giardino del tempo, Bologna

Il Giardino del tempo è il nuovo servizio per la prima infanzia – aperto ai bambini di età compresa tra i 9 mesi e i 3 anni e alle famiglie – basato su un progetto educativo che si avvale della parola, della ricerca e del fare. In cosa consiste?

Il Giardino del tempo è una società strutturata secondo il modello del Piccolo Gruppo Educativo e prende spunto dall’ampia area verde che circonda l’edificio, esso stesso parte del progetto, in cui si svolgono attività di formazione per bambini e adulti.

Il giardino favorisce la sperimentazione da parte del bambino, attraverso il gioco, in un contesto ricco di piante, alberi e fiori di varie specie. Il tempo è un elemento essenziale nell’ambito educativo: il bambino ricerca e fa, tentando e provando, passo dopo passo, attraverso le attività che svolge durante le trasformazioni della natura, ma anche del suo corpo, del linguaggio e della parola. Il giardino del tempo è il giardino del fare. Come uno scienziato, il bambino ha bisogno di sperimentare, ma spesso interviene l’adulto con i propri suggerimenti, togliendogli il piacere della vita e provocando un disagio che sfocia nella protesta e nel pianto.

Nel Giardino del tempo come intendete l’educazione?

“Non toccare!”, “Fermo! ti fai male!”, “Lascia stare, faccio io”: sono queste le raccomandazioni severe che gli adulti, almeno una volta al giorno, rivolgono ai bambini. Noi, invece, ci avvaliamo della cifrematica, la scienza della parola, che constata come spesso sia il bambino a educare l’adulto. Questa constatazione si può cogliere negli atti che man mano compie il bambino e che noi educatrici leggiamo come atti originari, lasciando fare, secondo la logica particolare a ciascuno. L’educazione è un dispositivo che non ha niente a che vedere con il materno inteso come fantasma di padronanza, con la relazione fra padrone e schiavo, fra chi sa e chi deve eseguire. Nel nostro progetto, noi ci avvaliamo di dispositivi intellettuali in cui arte e invenzione si combinano.

Voi promuovete l’esperienza in vari ambiti. Che cos’è per i bambini l’esperienza?

È molto interessante esplorare il modo in cui giocano i bambini: cosa sta cercando un bambino quando lascia un gioco per incominciarne un altro, per esempio? L’esperienza concerne la parola in atto, e la parola è anche il gesto. I bambini raccontano, anche quando ancora non parlano. Nel gerundio del fare, nel racconto, le cose sono nel divenire. Se, invece, prevale la credenza di una presunta origine, secondo cui il bambino viene da una determinata famiglia o da un determinato paese, questa rappresentazione pone limiti alla sua crescita, perché situa il bambino in un’origine, che risente sempre di pregiudizi: il bambino non cresce libero, perché ciascun suo atto è inteso come pre destinato, c’è sempre il riferimento a qualcosa che sarebbe già accaduto. Questo pregiudizio dei genitori toglie di mezzo l’atto originario, ciò che non è mai stato prima. Non è possibile inventare se si mantiene il riferimento a ciò che è già stato. L’esperienza originaria tiene conto dell’attuale: il bambino inventa perché non sa fare, non ha pregiudizi sul fare.

Qual è la specificità dell’esperienza del Giardino del tempo?

Nel Giardino del tempo ci atteniamo all’esplorazione linguistica, a quel che si enuncia con il primo suono o il gesto della mano, con le prime parole, nel gioco, nell’articolazione del corpo e della materia del dire. Una leggenda narra che Federico II di Svevia voleva trovare la lingua d’origine dei bambini e ne fece isolare alcuni, ordinando che non si rivolgesse loro parola. Quei bambini morirono, perché gli umani vivono nella parola, ancora prima d’incominciare a parlare.

Non a caso, fra i giochi di cui dispongono i bambini nel Giardino del tempo, abbiamo anche organizzato quello del mercato, attraverso un apposito banco vendita dove avviene lo scambio di oggetti: lo scambio è un modo della logica della parola. Ma abbiamo anche l’angolo della lettura e un attrezzato tavolo da cucina a misura di bambino. Nei nostri laboratori quotidiani in giardino, promuoviamo modi perché il bambino giunga all’indipendenza, attraverso l’articolazione della mano, la ricerca di come e con che cosa fare in modo differente per ciascuno.

Nel Giardino del tempo si svolgono anche incontri di formazione per i genitori, e abbiamo inaugurato in giugno scorso una serie di conferenze dal titolo L’autorità, la famiglia, l’educazione, tenute da Caterina Giannelli, cifrante e scienziata della parola, aperte al pubblico interessato a questi temi.

Nel Giardino del tempo il bambino impara raccontando e facendo, attraverso quanto può constatare dalla semina alla crescita e alla raccolta di un frutto o di un fiore, per esempio, o giocando sul prato verde, sotto le folte chiome degli alberi, nel tempo pragmatico proprio del fare.