DI UNA SODDISFAZIONE NON SCRITTA NEI BILANCI

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amministratore unico di Maccagnani Ferro Srl, Budrio (BO)

L’ attuale situazione economica è tale che non manca il lavoro, ma tutto ciò che gli sta attorno: dalle materie prime, sempre più di difficile reperibilità, all’ approvvigionamento di energia, soprattutto di gas fornito finora dalla Russia, ai collaboratori, che risultano essere “giacimenti occupazionali inutilizzati”, come ha ben descritto Pietro Ichino nel convegno da noi organizzato (Il lavoro, l’ industria, la città, Bologna, 16 settembre 2021). Lei commercia materiali ferrosi da più di cinquant’ anni, può darci testimonianza della guerra che si sta combattendo sul fronte delle imprese italiane?

Noi abbiamo fuori dagli uffici le file di persone che chiedono di lavorare in nero, per non perdere il reddito di cittadinanza. Di recente sono andato a trovare un cliente storico, che aveva quattordici dipendenti e che oggi sono diventati due. Il mio amico è disponibile ad assumere altri collaboratori, ma i candidati spesso o non parlano l’italiano o vogliono lavorare in nero o ancora chiedono stipendi d’oro, speculando sulla grande richiesta di lavoratori sul mercato. Il mio cliente si è rivolto all’agenzia interinale, ma tre ore prima del colloquio ha ricevuto la comunicazione che ben tre candidati non erano interessati a questo lavoro. Per lui sarebbe stato legittimo se si fossero presentati in officina e avessero poi rifiutato perché quel lavoro non gli piaceva. E questo accade sul fronte lavoratori.

Adesso le racconto, invece, cosa capita nell’arco di un fine settimana sul fronte dell’approvvigionamento di materie prime e su quello dei listini dei prezzi. Venerdì pomeriggio sono stato chiamato da un cliente che ha chiesto il preventivo per una tonnellata di tubo meccanico. Ero al corrente che il prezzo era già lievitato negli ultimi giorni, arrivando a quotare 1970 euro a tonnellata. Perciò ho subito contattato il mio fornitore, che mi ha confermato quel prezzo. Lunedì, nel primo pomeriggio, ho ottenuto la conferma da parte del cliente. Quindi, sono tornato dal fornitore, che mi ha aggiornato sulla nuova quotazione intervenuta nel fine settimana, man mano che avanzava lo stato di guerra in Ucraina: il costo del tubo è aumentato di 160 euro a tonnellata e, quindi, il mio cliente avrebbe dovuto acquistarlo a 2130 euro. A quel punto, l’imprenditore si chiede: “Cosa faccio? Telefono al cliente che mi ha confermato l’acquisto per 1970 euro oppure gli comunico il nuovo prezzo non acquisendo il profitto necessario alla mia azienda, e quindi tradisco anche la mia famiglia e i miei collaboratori?”. Se manca il guadagno, la rimessa è assicurata. La mia scelta è stata di rinunciare all’utile e non tradire il cliente. Ma, quando un’azienda non riesce più a gestire questa situazione – che oggi varia di ora in ora – e chiude, oltre alle famiglie che restano senza un reddito, anche la città perde un contribuente, mentre aumenta la schiera di cittadini che chiedono il sostegno sociale allo Stato, costretto a erogare nuovi fondi di solidarietà drenati dal gettito fiscale, e così via.

Siamo arrivati a questo punto per decenni di mancata politica industriale. Ma chi oggi assume il rischio d’impresa non ha tempo di lamentarsi e smarrire la direzione, soprattutto nei momenti più difficili…

Ho lavorato accanto a mio padre per molti anni e non ho memoria di avere attraversato crisi così scoraggianti. Io fatico un decimo di quand’ero un giovane lavoratore, ma allora, dopo quindici ore di lavoro, uscivo dall’azienda e avevo ancora voglia di ridere e scherzare. In questo momento, invece, mi sembra che manchi l’entusiasmo anche ai miei collaboratori. Ogni telefonata rappresenta un problema. E, se siamo arrivati a ricevere tante richieste di ferro anche da altre regioni, non è perché siamo i più bravi, ma perché abbiamo il materiale in magazzino. Io lavoro il sabato e, se occorre, anche la domenica non per un’esigenza economica, ma perché trovo soddisfazione in ciò che faccio. Quando poi la domenica pomeriggio ricevo il cliente che mi ha saluta dicendo: “Grazie ragazzi, avete fatto un ottimo lavoro!”, questo per me vale molto di più che se avessi ricevuto 1000 euro di mancia. Vede, questo tipo di soddisfazioni nelle scuole e nelle università dove si tengono corsi per manager o per amministratori delegati non si possono insegnare. Occorre che ciascuno, giovane o adulto che sia, capisca quali sono i valori che contano nella vita, perché il merito non si misura sempre in termini economici. È questa soddisfazione, che non si vede e non è scritta nei bilanci di un’azienda, a sostenere il paese e la sua industria.