QUALE FORMAZIONE PER LA SCRITTURA

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Qualifiche dell'autore: 
dirigente di struttura sanitaria, membro del direttivo dell’Associazione culturale Progetto Emilia Romagna

È difficile pensare e immaginare un’esperienza originaria, è impossibile ipotizzare a priori quale sia “apta nobis”. In altri termini l’esperienza non è ideale. Sta a ciascuno constatarla e cogliere ciò che si scrive di tale esperienza. Io ho avuto una formazione classica alle scuole medie superiori, medico-psicologica all’università, poi psicanalitica e di scienza della parola con l’associazione di cifrematica. Avevo una certa idea di cosa fare da adulto, qualcosa che ruotava intorno all’apertura di uno studio professionale. Nel frattempo mi sono occupato di altri ambiti, sempre in campo sanitario, altri continuo a esplorarli con nuovi dispositivi, ma se dovessi parlare di esperienza originaria, nel mio caso, ora citerei quella della scrittura. Negli anni del liceo i docenti avevano notato una “buona vena” nei miei scritti, in particolare nella narrazione, e me lo segnalarono. Avendo investito, negli anni successivi, nella mia attività di cura in materia di sanità, inizialmente ho considerato la scrittura un ottimo corollario comunicativo nel mio lavoro. È stato l’incontro con la cifrematica a comportare, fin dall’inizio, un’assoluta valorizzazione della scrittura dell’esperienza, e ho avuto modo di compierla attraverso vari dispositivi: di lettura come punta della scrittura, di redazione, di trascrizione e di traduzione, sempre dispositivi integrati tra loro, non in successione cronologica. Proseguo tuttora con la redazione e la lettura redazionale di articoli di riviste, compresi quelli della “Città del secondo rinascimento”, con la trascrizione d’interventi a conferenze, corsi, interviste, con la redazione di libri da stampare, come quelli per la casa editrice Spirali. Restituire in qualità il testo di conversazioni e di interventi orali è un esercizio di redazione e di scrittura imprescindibile, un’esperienza che fa parte a pieno titolo di quella che chiamiamo “esperienza originaria”. Una trascrizione, quando è precisa, arriva a restituire la cifra di una conversazione, di un’intervista o di un intervento, attraverso un processo di qualificazione.

La redazione, infatti, contribuisce alla qualificazione di ciò che si dice, quindi dicendosi si fa, e facendosi si scrive. La stessa vita approda alla qualità e alla salute quando le cose giungono a scrittura. Senza la cura redazionale, il racconto e la narrazione si affidano a frasi fatte, a formule scontate, senza ascolto e novità. Anche la cifrematica, come scienza, procedura, esperienza, non potrebbe esistere senza un processo scritturale. La redazione è essenziale nella formazione alla scrittura di qualità. Nessuna precisione linguistica del testo e nessun approdo al caso di qualità senza redazione. Ringrazio chi ha dato un apporto alla mia formazione in questo senso e ringrazio, tra gli altri, Alessandra Tamburini, Mariella Borraccino, Armando Verdiglione, Sergio Dalla Val e Anna Spadafora. Fra i dispositivi importanti per la scrittura ci sono le equipe redazionali, dove vengono discussi i testi, la loro stesura, il loro stile, la loro sintassi. In tali equipe non c’è alcun passaggio iniziatico tra chi dirige, coordina, è formatore e chi sembra partecipare soprattutto per iniziare a “imparare”. Ciascuno, in queste equipe, in cui conta l’esperienza, come nelle antiche botteghe rinascimentali, e non lo “studium”, dà un contributo essenziale, con proposte, idee, riflessioni, testi scritti. Questo comporta che la scrittura non sia più una “scrittura del soggetto”, talvolta ideologica, talaltra mistica, ma sia una scrittura che, procedendo dall’ironia, dall’apertura, lungo la metafora, la metonimia e la catacresi, e attraverso ulteriori notazioni, storiche, politiche, cliniche, ha la chance di divenire “scrittura civile”. La scrittura cui sono giunto, grazie a questa formazione e ai suoi dispositivi, non è più quella, pur apprezzata, del periodo scolastico, e nemmeno quella della mia collaborazione con alcuni quotidiani locali. Grazie, soprattutto, alle occasioni di scrittura di articoli per la “Città del Secondo Rinascimento” e per altre riviste culturali, come “La Cifra” e “La Cifrematica”, constato nella mia scrittura un percorso cifrale che inizialmente mai avrei immaginato. Colgo quindi l’occasione della pubblicazione del numero 100 della rivista “La città del secondo rinascimento” per affidare alle sue pagine questa mia testimonianza, che riguarda la sua e la mia storia, e un itinerario di scrittura che è anche un invito a percorrerlo.