UN ATTO ARBITRARIO: AVVIARE E GESTIRE UN’IMPRESA

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presidente di Palmieri Group Spa, Gaggio Montano (BO)

L’atto arbitrario non è omologabile e non è confrontabile con nessun altro atto attribuito alla volontà dell’Altro. In questo atto non convenzionale qualcosa incomincia, è già invenzione e arte. Palmieri Group, in oltre cinquant’anni di produzioni nei settori tunneling e drilling, ha brevettato una varietà notevole di tecnologie, dando prova di quanto l’impresa esiga l’atto libero e indipendente, cioè non soggetto al diktat del politico di turno o a qualche ideologia, che infatti spesso intendono l’impresa come motivo di disturbo. Quanto è importante per l’impresa l’atto arbitrario come atto d’invenzione?

Avviare e gestire ciascun giorno un’impresa come la nostra è un atto arbitrario, che esige autorità e capacità. Noi produciamo utensileria su misura, in funzione della tipologia e della variazione geologica delle rocce e anche del metodo di scavarle, senza l’uso di esplosivo. La tecnologia del tunneling e del drilling è infatti molto diversa a seconda che si scavi la roccia in orizzontale o in verticale e, nel secondo caso, occorre distinguere la tecnica per scavare in modo discendente, cioè dall’alto verso il basso, da quella che procede in modo ascendente, cioè dal basso verso l’alto. Sono tre tecnologie completamente diverse, anche se con aspetti similari, perché dipende dal tipo di terreno in cui dobbiamo intervenire. Se non viene utilizzato l’utensile giusto, cioè la testa di taglio e i suoi elementi di dettaglio, si rischia di rovinare tutto il lavoro. A seconda di dove incominciamo a scavare dipende poi la modalità d’intervento. Per esempio, scavando un terreno in orizzontale, occorre valutare la sua geologia, cosa vi s’incontra, se c’è poca o molta acqua oppure se il terreno è secco, e così via. Sembrano procedure standard, ma esigono ciascuna volta scelte e decisioni non preconfezionate, non convenzionali. Anche perché possono intervenire delle contestazioni, per cui occorrerà l’intervento di un capo cantiere che abbia grande esperienza, affiancato da un professore o da un ricercatore universitario. In caso di contestazioni, infatti, i giudici non ascoltano chi si avvale soltanto della propria esperienza.

Voi scavate anche pozzi di estrazione del gas. Considerando l’attuale crisi energetica, su quali fonti potrebbe investire l’Italia?

Storicamente la maggiore fonte di energia era stata costituita dal carbone, poi è arrivata la legna da ardere, poi ancora il petrolio e, quasi simultaneamente, il gas. Quando si scavano i pozzi per il petrolio, infatti, si scende sotto i 1200 metri e si trova sempre il gas. In quel momento occorre fare molta attenzione all’eventualità che i pozzi esplodano, sparando fuori tutta la batteria di scavo. Fra queste fonti di energia la più pulita è quella del gas. Ma il gas si ricava anche attraverso la fermentazione del rifiuto biologico, sia umido sia secco. Si tratta di una nuova tecnologia che in Italia non si vuole usare, ma esiste. Si preferisce piuttosto interrare i rifiuti e poi accade che, dopo alcuni anni, il gas che si è prodotto invada le tubature, diventando anche pericoloso, perché potrebbe esplodere. Noi in Italia abbiamo grandi quantità di gas naturale e poco carbone.

Come occorrerebbe intervenire per contrastare l’aumento dei costi energetici?

Da quando è incominciata questa crisi, nel 2021, avremmo potuto già scavare chilometri di pozzi, e per le nostre capacità sarebbe stato un gioco da ragazzi. L’unica scelta che può fare una nazione come l’Italia è quella di sfruttare le proprie risorse di gas, dal momento che l’energia nucleare è stata abbandonata e adesso per recuperarla occorrerebbero anni. E pensare che la centrale nucleare di Montalto di Castro era già stata ultimata e poi è stata abbandonata…

Fra le energie alternative quella più veloce da realizzare è l’eolica, ma il problema è che costa moltissimo. Occorre investire, infatti, risorse enormi per costruire le torri eoliche, anche se non comporta problemi di smaltimento, come invece avviene per i parchi solari. Le nostre imprese energivore dovrebbero alimentarsi con il gas italiano e anche con l’energia elettrica di produzione meccanica. Le famiglie possono utilizzare anche soltanto il fotovoltaico, che s’installa ormai in tutte le costruzioni di ultima generazione. Ha poco senso, invece, montare i pannelli in un’azienda, perché la loro resa è molto scarsa. Noi, per esempio, li abbiamo fatti installare soltanto per la mensa dell’azienda. Se in Italia non ci approvvigioniamo delle nostre fonti energetiche, saremo sempre dipendenti dai paesi che invece continuano a investire su fonti che rendono più competitive le loro imprese.