COME UN INCONTRO PUÒ DIVENIRE L’ICONA DI UNA VITA

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ingegnere, general manager di Clevertech Group Spa, Cadelbosco di Sopra (RE)

In un’intervista andata in onda il 13 luglio scorso sul canale SKY 511, alla domanda “Qual è il segreto della riuscita di Clevertech Group Spa nei suoi 35 anni di vita?”, lei ha risposto: “Io credo che il segreto – per dir così – del nostro Gruppo sia quello di essere riuscito a creare un ambiente in cui prima i miei figli e mio genero e poi tantissimi giovani hanno scommesso nella mia idea, nel nostro progetto industriale”.

Qual è l’idea che sta alla base del suo progetto di automazione industriale?

La nostra attività è partita nel 1987 con l’obiettivo di rendere meno usurante il lavoro degli operai. Nella prima metà degli anni ottanta, lavoravo come giovane ingegnere meccanico in uno scatolificio, un’azienda che produceva scatole metalliche per il confezionamento di pomodori e di altri generi alimentari e dove tante lavorazioni avvenivano ancora a mano. Così, in quello stabilimento, progettai una prima automazione integrale di una linea di taglio lamiera e di una linea di alimentazione presse. Rimasi molto colpito dal risultato e incominciai a chiedermi se altri scatolifici nel mondo avessero adottato lo stesso tipo di automazione. Quando, insieme ad altri imprenditori, costituimmo la Clevertech, il business non tardò a orientarsi verso quella mia prima esperienza: in breve tempo, automatizzammo tutti gli scatolifici operanti in Italia e poi, nell’arco di qualche mese, visitai la maggior parte degli scatolifici sparsi per il mondo.

In che modo ha coinvolto i suoi figli? Lei parlava di lavoro in famiglia?

Propriamente non li ho coinvolti, li ho resi partecipi della mia attività lavorativa, ma non ho mai imposto loro una scelta, né ho mai trasmesso la mia esperienza richiedendo un loro futuro impegno: hanno deciso liberamente di entrare a far parte della struttura. Certo, i miei figli hanno sempre partecipato, direttamente o indirettamente, agli incontri con clienti, agenti e collaboratori, che preferivo invitare a pranzo a casa, più spesso che al ristorante. Non è molto frequente che un imprenditore apra le porte della sua abitazione a clienti e colleghi di lavoro, proprio come i principi del rinascimento. Ha trovato questa ospitalità anche in altri paesi? Si trova anche in altri paesi. Devo aggiungere però che quasi tutti coloro che ho incontrato nelle mie trasferte all’estero erano proprietari dell’azienda, quindi era normale instaurare con loro anche un’amicizia, perché non si trattava soltanto di stipulare un contratto di fornitura, ma anche di suggellare un atto di fiducia. A volte sono state aperte le porte di casa anche a miei collaboratori e agenti, così come ho trovato qualche manager altrettanto ospitale.

Chi scommette nella riuscita di un progetto industriale non ha bisogno di cercare il work-life balance, l’equilibrio fra ore di lavoro e ore di svago, perché trova il piacere e il gioco anche negli incontri di lavoro…

È vero, anche se i nuovi mezzi di comunicazione comportano una maggiore stereotipia negli scambi commerciali. Una videochiamata non può essere paragonata a un incontro dal vivo: se fai un viaggio di mille chilometri per incontrare qualcuno, è tutta un’altra cosa, la persona che ti aspetta ha nei tuoi riguardi molta più attenzione e ti dedica molto più tempo. L’incontro che ne scaturisce può diventare l’icona di una vita. Certo le nuove tecnologie hanno il loro vantaggio. Per esempio, siccome gli spostamenti durante la pandemia erano vietati, i clienti, anziché arrivare nei nostri stabilimenti per testare e collaudare gli impianti prima di autorizzarci a smontarli e a rimontarli nella loro sede, svolgevano queste operazioni da remoto, attraverso un collegamento telematico che ha funzionato molto bene. Infatti, l’esperienza prosegue tuttora e consente di evitare spostamenti inutili non solo ai clienti, ma anche ai nostri tecnici che, in questo modo, possono proseguire il loro lavoro nei nostri stabilimenti, anziché essere in trasferta per intere settimane.

Voi realizzate impianti di automazione seguendo le richieste specifiche di ciascun cliente. Quali sono le industrie che si rivolgono a voi?

Le grandi multinazionali del food&beverage, dell’home care, del pet food e del personal care. Esportiamo il 90% degli impianti, di cui il 50% negli Stati Uniti e il resto nei principali paesi europei. Oltre al quartier generale a Cadelbosco di Sopra, abbiamo una sede operativa in Cina, a Shanghai, e un’altra in Florida, con un totale di trecento collaboratori.

Per tornare agli effetti della pandemia, il nostro Gruppo adesso sta affrontando una sfida che è frutto proprio dell’abitudine nata in questi ultimi due anni e mezzo: quella di approvvigionarsi di beni standosene comodamente seduti sul divano di casa. Questo chiaramente ha comportato un’enorme esplosione dell’e-commerce, con una conseguente rivoluzione nei modi di distribuzione. Noi eravamo presenti in questo mercato già dal 2018, ma ora siamo chiamati a dare un apporto alla logistica dei grandi player internazionali dell’e-commerce e a compiere notevoli sforzi di investimento in ricerca e sviluppo per mantenere la capacità di seguire l’evoluzione di questo mercato. E sarà la grande sfida che dovremo affrontare nei prossimi anni, perché questa rivoluzione si estenderà a tutti i settori della nostra vita.