MODI DIFFERENTI DI FARE IMPRESA: AMERICA E ITALIA A CONFRONTO

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ingegnere, general manager di Clevertech Group Spa, Cadelbosco di Sopra (RE)

In questo numero della rivista parliamo dei modi differenti e vari di fare impresa. Come partner di riferimento nella progettazione di soluzioni integrate di fine linea per grandi industrie che operano nei settori del food&beverage, dell’home care, del pet food e del personal care, con filiali in Nord America, Cina, Francia, Polonia, Asia e UK, voi dovete ingegnarvi per trovare ciascuna volta un modo particolare e specifico per rispondere alle più disparate esigenze dei clienti. In questo senso, possiamo dire che portate avanti l’approccio italiano all’impresa…

È vero, il nostro modo di fare impresa è apprezzato in tutto il mondo. Tuttavia, le aziende italiane hanno una dimensione e un’organizzazione che limita la loro attività a una funzione di supporto nei confronti delle multinazionali. C’è da dire che non possiamo paragonare il mercato italiano a quello americano, per esempio. Negli Stati Uniti (dove noi abbiamo una sede in Florida), se un’azienda inventa un prodotto che funziona, ha un mercato mille volte più grande del nostro, con logiche e margini di profitto molto differenti e modi di finanziarne il lancio impensabili da noi. E allora la nostra fortuna sta nella capacità di sfruttare nicchie che pian piano trovano espressione anche in un mercato europeo e spesso americano. Ma la nostra velocità di crescita è notevolmente inferiore a quella che può avere qualsiasi azienda americana. D’altronde, parliamo di una società con valori abbastanza distanti da quelli europei: un consumismo più esasperato, una cultura multirazziale, una grande capacità organizzativa in tutti gli ambiti – l’economia, la scuola, l’università – e una spinta estrema a premiare i talenti e le eccellenze. Nei paesi europei, Italia compresa, la società è molto più protezionistica e i cittadini sono molto più legati alle tradizioni, mentre gli americani sono sempre lanciati verso nuove sfide, e questo ne fa dei grandi innovatori.

Quello che noi oggi chiamiamo approccio americano potrebbe essere frutto del rinascimento: sono stati gli europei più audaci e intraprendenti a trasferirsi in America…

Infatti, gli americani hanno dato prova di essere veramente innovativi anche quando nel 1789 hanno scritto la Costituzione, che è considerata uno dei massimi esempi di libertà istituzionale e, dopo oltre duecento anni, si è guadagnata il titolo di “carta costituzionale più antica tuttora in vigore”. Era talmente all’avanguardia che poi è stata fonte d’ispirazione per tante altre adottate nel corso dei secoli da numerose nazioni. La struttura della società americana affonda sicuramente le sue radici nella cultura europea, inglese in particolare, che però poi ha portato all’estremo. E, comunque, l’emigrante ha sempre un motivo in più per riuscire, ha una forza che gli impone di migliorare la propria condizione di partenza. Se poi aggiungiamo le opportunità che possono scaturire dall’incrocio di tante culture e religioni e dalla disponibilità di spazi immensi, nonché dall’assenza di conflitti bellici dopo la guerra d’Indipendenza, capiamo che ci troviamo dinanzi a una società che aveva tutte le condizioni per svilupparsi in maniera esponenziale, come ha fatto.

Quando avete aperto il vostro stabilimento in Florida?

Sei anni fa. Già da tempo avevamo capito che una delle regole non scritte per commerciare con gli Stati Uniti è che bisogna avere una sede là, perché non sopportano di avere un fornitore che opera a 4000 chilometri di distanza, di dover comporre un prefisso europeo e di avere disposizione solo tre ore al giorno per comunicare al telefono. E indubbiamente tutto ciò può creare problemi. Però noi, pur avendo cercato varie opportunità, non eravamo mai riusciti a trovare qualcosa che ci convincesse. Finché un giorno, per caso, abbiamo incontrato un signore che stava per andare in pensione che ha accettato di supportarci nell’avviamento della sede. Ed è stato un grande successo. Oggi ci lavorano una decina di americani e tre italiani e riescono a servire tutto il mercato americano nelle fasi di istallazione e post-vendita, e pian piano incominceremo anche a produrre. Intanto in dicembre siamo andati in Messico per prendere accordi con una software house che ci darà supporto oltreoceano.

Per aumentare le opportunità di comunicazione, Clevertech Group ha inaugurato la piattaforma Virtualplace in novembre 2021…

Soprattutto nel periodo della pandemia, abbiamo esplorato nuove forme di comunicazione per essere più vicini ai nostri clienti. Tra parentesi, per noi il Covid ha comportato un’opportunità di crescita, come fornitori delle multinazionali del settore clean, che hanno beneficiato dell’enorme aumento a livello mondiale della domanda di igiene e sicurezza sanitaria. La nostra piattaforma Virtualplace ha una sua funzione anche oggi e sta portando contatti interessanti, ma noi non trascuriamo assolutamente le occasioni d’incontro, le fiere, i meeting e le visite ai clienti, anche in altri continenti, come abbiamo sempre fatto. L’incontro dal vivo è insostituibile e per incontrarsi di persona si trova sempre il modo. Per concludere crediamo che sia necessario utilizzare tutte le opportunità comunicative che le nuove tecnologie ci consentono e contemporaneamente non trascurare i sistemi tradizionali in presenza.