L’ENTUSIASMO E LA SODDISFAZIONE

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amministratore unico di Maccagnani Ferro Srl, Budrio (BO)

La sua azienda commercializza profilati e metalli ferrosi da oltre cinquant’anni ed è un osservatorio prezioso per intendere quanto sta accadendo nel mercato della siderurgia. Cosa ci può dire al riguardo?

Il 2023 è incominciato con un ribasso dei prezzi che ha consentito una ripresa del mercato, però è aumentato il divario fra le aziende che già nel 2022 lavoravano perché avevano molte commesse, e che ora lavorano ancora di più, e quelle che invece lavoravano poco, e oggi lavorano ancora meno. Ma questo è avvenuto anche a livello delle piccole aziende, come nel caso di quelle che hanno operato con la formula del Superbonus 110% con cessione del credito. Noi forniamo ferro, infatti, anche al settore dell’edilizia, dove molte piccole aziende saranno costrette alla chiusura perché nel mercato del credito, se fino a ieri chi lo acquistava tratteneva l’8%, oggi c’è chi trattiene una percentuale che va dal 30% al 50%, facendo strozzinaggio. Questo fenomeno è in atto già da più di un anno. Inoltre, ora sono le multi-utility che acquistano i crediti, chiedendo percentuali di molto oltre l’8%. Ancora una volta sono le piccole e medie imprese a pagare il prezzo più alto delle crisi di liquidità.

Cosa sta accadendo nelle imprese?

Noi notiamo sempre più spesso una comunicazione automatica, che proprio per questo spesso non è priva di imprecisioni anche nell’invio degli ordini, per esempio. Questa tendenza oggi si è accentuata, stiamo andando incontro a una sempre maggiore mancanza di professionalità e questo sta accadendo a causa di un sistema sbagliato, che ormai è radicato ed è difficile da cambiare. A questo si aggiunge un numero di richieste di ordini tali che in alcuni momenti non sappiamo chi servire prima e poi, invece, ci sono giorni in cui il telefono non squilla nemmeno. Il ritmo del lavoro è diventato quindi disomogeneo e non è possibile fare una programmazione efficace.

In questo momento occorrerebbe detassare le imprese che sono in difficoltà. Io mi chiedo come fanno gli altri Stati a fare pagare meno tasse e a far lavorare le proprie imprese. Fiat, per esempio, ha la sede in Olanda e altre imprese investono in paesi come Polonia o Romania. Io mantengo la sede in Italia perché non posso fare diversamente, la mia attività commerciale si svolge qui, ma, se avessi la possibilità di creare una holding, sarei il primo a spostarla in paesi fiscalmente più favorevoli. L’imprenditore investe dove trova opportunità.

Attualmente c’è chi propone di premiare le aziende che decidono di investire in Italia…

Non sono d’accordo, premiarle sarebbe sbagliato perché diventerebbe una forma di aiuto verso chi ha le capacità per lavorare. Si potrebbe, invece, promuovere leggi fiscali che non siano punitive verso le imprese. La questione è che si finisce per supertassare le aziende che restano in Italia perché sono una fonte più sicura di rendimento, dal momento che, avendo qui la sede, garantiscono il pagamento sicuro. Lo Stato sceglie così la strada più facile. Ma anche il privato si comporta nello stesso modo: la banca, per esempio, presta i soldi a chi li ha già perché in questo modo si sente più garantita.

Le restano ancora l’entusiasmo e la tensione per continuare la sua scommessa in questo paese?

Per me l’entusiasmo è fare sempre meglio e di più, non per l’egoismo di guadagnare più soldi, ma per la mia soddisfazione personale, cioè per vedere che sono riuscito a fare quello che mi interessava di più. In momenti come questo mi sembra di aver perso entusiasmo, mentre negli anni scorsi era motivo di soddisfazione vedere che il cliente era contento, che i fornitori facevano la fila per servirti, che i dipendenti ringraziavano per l’opportunità e che entrava in azienda chi, vedendo tanto movimento, chiedeva se qui avevamo un posto anche per lui. La mia soddisfazione era vedere che cresceva l’azienda e insieme anche le famiglie che vi lavoravano. Oggi è cambiato tutto e nella direzione opposta, in un modo che va al ribasso. Non c’è più parola, per noi fornitori è facile essere assimilati a un codice e le risposte arrivano per mail, “tanto c’è la mail”. Ma invece l’impresa si regge sulla parola e sull’incontro, perché vive di entusiasmo e di scommesse quotidiane. Poi, l’appetito vien mangiando e chi più fa più ha voglia di fare, perciò la tensione pragmatica è proprio la via per la salute, che non è alternativa alla tranquillità e che sempre poggia sul fare.