LA NUOVA TECNICA DI IMPLANTOLOGIA “FULL ARCH A CARICO IMMEDIATO”

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medico specialista in Odontostomatologia, presidente dei Centri Odontoiatrici Victoria

Nei vostri Centri Odontoiatrici Victoria, i clienti possono dire addio alla dentiera e, soprattutto alle protesi che non stanno ferme e che fanno male, con la nuova tecnica di implantologia I.F.A. (“Full Arch a carico immediato”), che consente di entrare in ambulatorio la mattina con i propri denti vacillanti e uscire la sera con denti fissi nuovi su un’intera arcata. Può dirci qualcosa di più rispetto a questo intervento innovativo?

La tecnica I.F.A. consente di eseguire una riabilitazione completa in un unico intervento, anche nei casi in cui c’è ancora qualche dente residuo. È un vantaggio notevole perché riduce non solo i tempi e i costi, ma anche l’invasività dell’intervento, che prevede l’inserimento di quattro viti in titanio posizionate a poligono (per dare maggiore stabilità), che sono già idonee a sorreggere una struttura protesica fissa di 10/12 elementi dentari. Gli impianti si possono inserire anche in condizioni di minima quantità di osso grazie alla loro profondità e al posizionamento in diagonale, escludendo così interventi multipli e l’uso di tecniche ricostruttive che spesso hanno risultati scarsamente predicibili e comunque richiedono tempi lunghi di guarigione (da sei mesi a un anno).

In che modo la tecnica I.F.A. riduce al minimo l’invasività dell’intervento?

Innanzitutto, con questa tecnica, non ci sono più fasi chirurgiche eccessivamente distruttive, in quanto non c’è bisogno di incisioni, quindi i postumi dell’intervento sono molto contenuti. Ma se l’odontoiatra può lavorare con sicurezza senza provocare ferite dolorose, come invece avveniva con la tecnica tradizionale, è soprattutto grazie alla digitalizzazione dell’intervento in ciascuna fase, dalla diagnosi alla progettazione e dalla realizzazione del manufatto all’esecuzione vera e propria dell’intervento.

Con la progettazione digitale basata sull’analisi di esami radiografici tridimensionali, come la Cone Beam Computed Tomography (CBCT), si ottiene una più accurata diagnosi e attraverso una dima chirurgica, realizzata sulla base della pianificazione tramite software dedicati eseguita in fase pre-operatoria, è possibile trasferire il progetto direttamente nella bocca del paziente. La progettazione dell’impianto attraverso tecnologie digitali consente di stabilire prima i punti precisi dell’osso in cui inserire l’impianto e, in questo modo, il medico non ha bisogno di eseguire scollamenti di tessuto che richiedono poi punti di sutura, come avveniva nella chirurgia implantare tradizionale. Il vantaggio è notevole, non solo per il paziente, ma anche per l’ambulatorio, che può evitare di avere a disposizione un numero indefinito di impianti, perché ciascun impianto è predestinato già al momento della sua progettazione. Questo permette di non avere più bisogno del magazzino né di sistemi di parallelizzazione dell’inclinazione implantare (MUA) per disinclinare l’eventuale inserimento non parallelo dell’impianto. Inoltre, già in fase progettuale, si può decidere o verificare dove emergerà la vite di avvitamento all’impianto per evitare che fuoriesca da siti vestibolari esteticamente importanti.

Anche durante l’intervento, l’intelligenza artificiale ci aiuta a limitare al minimo gli errori: seguendo le istruzioni sul tipo di fresa da utilizzare in ciascun punto, si arriva al risultato programmato. Anche perché, se si usa un determinato tipo di fresa in un punto che non è corretto, la fresa si ferma automaticamente.

Però le istruzioni alla macchina le dà sempre il medico…

Certo, in fase d’indagine diagnostica, la macchina ci consente di scannerizzare l’interno della struttura ossea. In questo terreno di gioco, è il medico che va a ricercare le aree in cui l’impianto può attecchire meglio. Tuttavia, esistono alcuni programmi in cui il software, in base alla densità ossea, indica i punti d’inserimento.

La tecnologia digitale fornisce quindi un supporto al clinico nella ricerca della minima invasività dell’atto chirurgico attraverso la diminuzione del tempo operatorio e del numero d’interventi, della morbilità, del disagio post-chirurgico e allo stesso tempo aumentando la predicibilità della riabilitazione.

Tra parentesi, questa metodica permette di riabilitare un paziente edentulo nell’arco delle 24 ore senza l’ausilio di protesi provvisorie. L’utilizzo di dime chirurgiche per il posizionamento degli impianti con tecnica Flapless ha ridotto notevolmente la durata dell’intervento, l’intensità del dolore, il consumo di analgesici e la maggior parte delle problematiche tipiche del periodo post-chirurgico.

In conclusione, i vantaggi di questa metodica possono essere riepilogati in cinque punti: 1) determinazione e verifica pre-chirurgica dell’estetica e della funzione; 2) ottenimento del[1]le massime potenzialità grazie alla pianificazione pre-chirurgica e alla scelta ottimale degli impianti in base all’anatomia del paziente; 3) assenza di sanguinamento, riduzione degli edemi post-operatori e massima precisione di posizionamento della mascherina chirurgica; 4) riduzione della morbilità; 5) miglioramento del flusso di lavoro nelle fasi di laboratorio.