L’ARTE DEL FARE, IL VERO PATRIMONIO DELL’AZIENDA

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presidente di S.E.F.A. Holding Spa, Sala Bolognese (BO)

Con il 41% del fatturato nazionale le piccole e medie imprese costituiscono il principale sostegno dell’economia italiana, ma poi il carico burocratico che devono sostenere sembra metterne a dura prova il proseguimento. Il vostro Gruppo, S.E.F.A. Holding Spa, è divenuto interlocutore di moltissime di queste aziende come fornitore di acciai speciali, leghe e titanio nelle regioni del Centro Nord della penisola. L’arte del fare, tema del dibattito che apriamo in questo numero, è favorita dalle difficoltà che le imprese italiane devono attraversare?

Fare impresa in Italia è estrema mente complicato. Spesso l’impresa si regge sulla tenacia e sull’intelligenza dell’imprenditore e dei suoi collaboratori. A buon diritto si può dire di chi nasce in una famiglia di imprenditori che è figlio d’arte, di un’arte che suscita l’emulazione fra gli amici e nell’azienda. L’imprenditore ha il compito di diventare a sua volta moltiplicatore della riuscita e della voglia di fare le cose per bene. Questo lo constatiamo nelle aree industriali in cui operiamo, aree “effervescenti” perché gli uomini che vi lavorano hanno la necessità di fare, di costruire, in una tensione tale che poi da un’attività ne nasce un’altra.

Nell’impresa il fare non soltanto non finisce mai, ma ha un effetto moltiplicatore. Il distretto biomedicale di Mirandola, per esempio, prova come da un uomo, Mario Veronesi, sia nata questa emulazione a fare, proseguendo nell’esigenza di crescere che è costitutiva dell’uomo. Così avviene anche in altri distretti dell’Emilia Romagna, come quelli della ceramica, del packaging, del le trasmissioni meccaniche o del food. Quindi, l’impresa in tutte le sue sfaccettature è fonte di energia costruttiva.

Tutti i giorni, quando ci rechiamo nelle imprese, siamo testimoni di come nascono e vengono sviluppati nuovi prodotti. Ecco perché noi sia mo impegnati in modo incessante a trasmettere la nostra esperienza attraverso incontri dedicati, cataloghi e casi studio che effettuiamo nelle aziende clienti e grazie anche alla collaborazione con Uddeholm. L’arte del fare è arte del costruire, è intelligenza come arte, che si avvale delle nuove tecnologie e di materie prime di qualità, come i nostri acciai speciali. È molto importante, per esempio, sapere come valorizzarne l’impiego, perché in ciascun caso oc corre tenere conto, per esempio, delle condizioni di corrosione, di inossidabilità, di resistenza e di tenacità. L’arte del fare è il vero patrimonio di ciascun’azienda, che si costruisce lungo decenni di incontri e di parola. Poi, è una grande soddisfazione tra smettere quanto abbiamo imparato attraverso consigli e attraverso l’utilizzo delle nuove tecnologie. L’officina meccanica di 3D Metal, per esempio, è nata da un progetto che, grazie alla nuova tecnologia additi va, ci consentiva di produrre nuove geometrie di beni durevoli stampati attraverso le polveri di metalli. Tutte le produzioni di manufatti in accia io e titanio non possono prescindere dalla conoscenza di questa materia e dalla combinazione dei famosi 7000 anni di ferro – il libro di Marco Faedi in via di pubblicazione – che contraddistinguono la nostra civiltà.

Noi, oggi, siamo depositari della ricerca intorno agli infiniti impieghi del ferro. Non si giunge a questa ricerca per caso, essa ha richiesto impegno quotidiano, sbagli di conto ed errori di calcolo che hanno contribuito al nostro fare procedendo dalle relazioni instaurate da quando abbiamo incominciato il nostro viaggio, e fanno parte del patrimonio della civiltà.

Lo scorso ottobre, il vostro Gruppo è stato l’unico distributore nazionale a essere ospite al Congresso mondiale del titanio, Titanium Usa 2023, che si è svolto a Denver, in Colorado. Quali sono le acquisizioni?

Con T.I.G., Titanium International Group, noi siamo state fra le due aziende italiane invitate a partecipa re, l’altra era quella di un produttore. È stato un grande onore, ma anche una grande responsabilità aver partecipato a questo appuntamento, poi rivelatosi essenziale per elaborare strategie commerciali e rilanciare relazioni intessute con alcuni gruppi aeronautici molto forti. È stato un appuntamento importante per i nostri prossimi investimenti. Fare l’imprenditore non comporta soltanto di trarre guadagno economico e finanziario per l’impresa, ma anche profitto intellettuale dagli incontri con chi si trova in una ricerca e ha la necessità di confrontarsi e di tra smettere agli altri le proprie acquisizioni. In questo senso fare impresa è un’arte che permette di realizzare il proprio sogno, facendolo.

Il sogno è un aspetto del racconto di quel che si fa, ecco perché il sogno è pragmatico, altrimenti sarebbe come parlarsi addosso, come vivere d’idealità…

Il fare esige il sogno, un obiettivo da raggiungere, per costruire qual cosa che si spera sempre di portare a compimento. Quando sento dire da amici: “Questi giovani sono senza speranza”, rispondo che la mia generazione a poco più di vent’anni aveva già un’auto per fare molti chilometri al giorno e molti incontri, benché noi fossimo pagati con quattro soldi e spesso incominciassimo a lavorare senza essere messi in regola fiscalmente. Io volevo dare il mio contributo all’azienda da subito: già allora non ero mercenario, volevo dimostrare di partecipare al progetto dell’azienda. Avevo una scommessa, volevo presidiare le zone dell’Emilia Romagna e della Toscana e poi, nel 1978, sono andato in Uddeholm mettendomi in discussione. All’epoca, il gruppo siderurgico svedese aveva un solo cliente a Bologna e io avevo in programma di vendergli moltissime tonnellate di acciai speciali. Il luogo comune secondo cui i giovani non hanno un avvenire, sono repressi e abulici è uno schiaffo alla vita reclamizzato, però, soltanto dai media che hanno questa idea dei giovani. Io li vedo lavorare nelle officine, invece, e incontro gruppi di giovani che, anziché stare a guardare, lavorano intensamente con la convinzione di far parte della squadra del futuro. Negli ultimi anni alcuni di questi sono diventati capiofficina e con loro ho instaurato un rapporto di fiducia e di stima, perché parlando con me sanno che possono acquisire informazioni preziose su un materiale straordinario come l’acciaio.

Si può parlare di arte della siderurgia oggi, in Italia in particolare?

Gli operatori della siderurgia italiana sanno quanto il loro lavoro sia strategico per il paese e anche quanto pesino i pregiudizi diffusi nei me dia e in generale nella società, per ché nessuno la ama ma tutti la usano. Ciascun oggetto che noi utilizziamo nella giornata nasce dal ferro, a parti re dall’acciaio dello stampo costruito per dargli forma. La gestione dell’ex Ilva è stata il disastro peggiore de gli ultimi quindici anni, anche per il paese. In Italia, però, a parte gli acciai speciali per stampi che S.E.F.A. commercializza, la siderurgia è molto aggiornata e molto qualificata. E, considerando la diffusa sensibilità alle questioni ambientali, oggi si può parlare di siderurgia come arte del fare, e del fare di qualità, come dimostrano le dichiarazioni di Antonio Gozzi, presidente di Federacciai, di Federico Pittini, presidente del Gruppo Pittini, di Antonio Marcegaglia, presidente dell’omonimo Gruppo, e delle piccole e medie imprese del settore che serviamo. Noi siamo fortunati perché distribuiamo in Italia gli acciai speciali della migliore azienda al mondo del settore. Uddeholm, infatti, vende in Italia gli acciai di propria produzione tramite il mandato ad aziende private come S.E.F.A., che si avvale di uomini culturalmente preparati nella materia e che, oltre ad amare il prodotto, sono dotati di una conoscenza approfondita dei comparti produttivi: quando devi consigliare l’acciaio per fare un prodotto destinato a girare il mondo non puoi barare. La parola dei nostri venditori è indispensabile. Per fare il nostro lavoro, infatti, è essenziale trasmettere le acquisizioni della ricerca e della propria esperienza attraverso la testimonianza, che poi si trasformano in altra arte del fare e quindi in democrazia e civiltà. Il paese cresce non assicurando un reddito di stato a ognuno, ma offrendo la possibilità a ciascuno di emergere, facendo del fare un’arte.