DALL'AUTOMAZIONE INDUSTRIALE AL PARCO TECNOLOGICO

Qualifiche dell'autore: 
amministratore unico di S.C.E. Elettronica, Modena

In quasi trent’anni di attività nel campo dell’automazione industriale e dei sistemi elettronici di controllo, la S.C.E. ha prodotto oltre 700.000 apparati destinati a equipaggiare macchine e sistemi in molti comparti industriali. Inoltre, è oggi il secondo produttore nazionale di PC industriali, e ha stabilito una partnership di tipo tecnologico e produttivo con varie aziende nel mondo. Qual è la leva principale del vostro sviluppo?

Anche in momenti di grande cambiamento, di allargamento della competizione e d’incessanti trasformazioni nei prodotti e negli scenari, la strategia dell’innovazione continua ci ha consentito e ci consente un trend positivo di sviluppo, che segue e spesso anticipa gli stessi cambiamenti nelle tecnologie e nelle applicazioni di controllo per le macchine automatiche, offrendo prodotti fortemente personalizzati.

Il mercato dell’automazione, che ci ha visti attivi sul territorio per oltre vent’anni, va sempre più assottigliandosi per la presenza massiccia delle multinazionali, che costringono le aziende piccole e medie come quelle del nostro gruppo a ridurre sempre più i propri margini di profitto. Ma, noi pensiamo che la crescita del sistema Italia non possa basarsi solo sulla riduzione dei prezzi o sulla competizione fra le aziende, deve trovare fondamento nella ricerca applicata, nell’innovazione, nella genialità imprenditoriale, sostenuta da una strategia di sviluppo basata sulle nuove tecnologie. Per questo, per ritrovare le risorse che ci consentano di reinvestire e di rimanere in gara con le grandi aziende, il nostro gruppo ha cercato nuove soluzioni ai problemi che man mano venivano espressi dal mercato. Inoltre, ha partecipato con successo ad alcuni bandi per gli aiuti alla ricerca industriale promossi dalla Regione Emilia Romagna e ha avviato collaborazioni con varie università del Nord Italia, per ottenere sostegno all’innovazione e per accelerare la preparazione di giovani ricercatori.

Può fare qualche esempio dei prodotti innovativi nati dalla ricerca delle aziende del gruppo S.C.E.?

Il 2002 è stato l’anno dell’auto elettrica: una delle aziende da noi partecipate, la Enerblu, ha cercato di trovare la soluzione al problema della gestione delle intelligenze attive nelle automobili, nei pullman e nei furgoncini. Le grandi case automobilistiche su cui siamo intervenuti, come Fiat, Mercedes e Renault, nel frattempo hanno prodotto veicoli dotati di sistemi intelligenti che consentono la comunicazione tra le varie componenti dell’auto. Noi abbiamo aggiunto motori e batterie intelligenti collegati al sistema di controllo esistente consentendo un continuo monitoraggio a distanza: ciò si è reso indispensabile per la teleassistenza e la prevenzione manutentiva del mezzo.

Un altro settore che ci ha visti impegnati nella ricerca è quello dell’ecologia e delle fonti di energia alternativa. La C.S. (Convertitori Statici), azienda controllata da S.C.E., ha orientato gli investimenti nel settore del risparmio energetico, soprattutto con la partecipazione a un progetto di ricerca sulla costruzione del palo eolico non invasivo, insieme all’Università di Ancona e altre aziende della provincia di Ancona.

Grazie a un vostro progetto, i mezzi di soccorso oggi possono essere equipaggiati di telecamere con diverse funzioni, in grado di garantire l’efficienza e la speditezza delle operazioni di soccorso…

Una telecamera posta sul retro dell’ambulanza può inquadrare il luogo dell’incidente ed un’altra posta sul lettino risulta utile nel caso in cui si debba compiere un intervento guidato in via remota dal medico in ospedale. I dati relativi allo stato dell’incidentato vengono trasmessi immediatamente all’ospedale, in modo che all’arrivo dell’ambulanza al pronto soccorso la struttura sia pronta ad accogliere il ferito e a somministrargli le cure di cui necessita.

Avete la sensibilità di capire cosa serve e di fare proposte innovative…

“Il mondo che abbiamo a disposizione ce lo hanno affittato i nostri nipoti” (come ha detto un grande capo indiano), pertanto dobbiamo cercare di mantenerlo integro. Eppure, se osserviamo il comportamento di alcuni paesi, in particolare Cina e India (che continuano a guastare ciò che già i paesi occidentali hanno danneggiato), capiamo che il pianeta nei prossimi anni soffrirà in maniera esponenziale.

Noi ci impegniamo a sviluppare progetti orientati al recupero energetico tramite tecnologia solare, eolica e cogenerazione, e questo ci fa sentire partecipi a uno sforzo verso un mondo migliore, anche se la nostra è un’impresa da pionieri. È chiaro che il mercato è sempre a rischio, sono sempre i grandi gruppi a farla da padrone e a usufruire maggiormente dei vantaggi economici derivanti dalle invenzioni, mentre alle piccole restano solo le briciole.

Oltre alle già citate società, Etheria, Enerblu e C.S., fa parte dell’High Tech Park la società Life, in grado di provvedere al cablaggio di schede elettroniche. Ma com’è nata l’idea del parco tecnologico?

Le piccole aziende non possono diventare grandi, se non trovando una forma di associazione. Il parco tecnologico nasce per mettere a disposizione di più aziende risorse che sono destinate soprattutto alla ricerca, la voce più importante per aziende ad alto contenuto tecnologico come le nostre. Gli investimenti in ricerca spesso vogliono dire milioni di euro che vengono sottratti a fatturati irrisori, se confrontati con quelli delle grandi aziende. Il parco tecnologico ha quindi l’obiettivo di limitare i costi, non solo della ricerca, i cui risultati sono messi a disposizione di più aziende, ma anche i costi generali dovuti all’amministrazione, al magazzino, alla logistica, alla gestione degli ambienti.

Negli ultimi dieci anni abbiamo riunito nel parco tecnologico aziende partecipate, controllate o semplicemente ospitate. Il progetto è ambizioso e presto incominceremo a mettere sul tavolo altre idee che ancora sono in embrione.

Per esempio, stiamo industrializzando il mouse digitale, già realizzato in forma di prototipo, che sarà certamente utilissimo ai portatori di handicap: rileviamo il movimento dell’occhio e lo trasformiamo in movimento del cursore sullo schermo, proprio come quello prodotto da un mouse.

Noi consideriamo le nostre invenzioni frutto dell’ingegno “Made in Italy”. Non a caso, quest’anno abbiamo acquisito i diritti di utilizzo su alcune apparecchiature del marchio “Made in Red”, di proprietà del Comune di Maranello, che contribuisce a caratterizzare e a valorizzare i nostri prodotti sui mercati internazionali.