I ROBOT PER LA RIUSCITA DELL'IMPRESA

Qualifiche dell'autore: 
ingegnere, amministratore di SIR, Modena

Intervista di Anna Spadafora

Fondando la SIR (Soluzioni Industriali Robotizzate), nei primi anni ottanta, lei è stato pioniere nella progettazione e nella realizzazione di robot antropomorfi. Oggi, la SIR, con oltre 1900 impianti in tutto il mondo e nelle più prestigiose aziende di tutti i settori – dalle automobili alle calzature, dagli aerei alle motociclette, dal settore alimentare al ceramico e al farmaceutico – fornisce robot che interagiscono con l’ambiente grazie a ottiche artificiali, macchine che si programmano grazie alla realtà virtuale, consentendo all’uomo di liberarsi da lavori pesanti, rischiosi e ripetitivi, svolti spesso in ambienti insalubri. Che cosa è cambiato dai tempi in cui si temeva che i robot potessero surclassare l’uomo e, secondo lei, qual è il motivo di questa trasformazione?

In Italia, la diffusione dei robot è sempre maggiore ed è destinata ad aumentare. Il motivo è presto detto: sono forse l’unica vera risposta alle esigenze dell’industria moderna nell’era della globalizzazione. I robot contribuiranno alla ripresa e al consolidamento economico del nostro paese, garantendo alle imprese del territorio una competitività sempre maggiore per affrontare la sfida della concorrenza dei nuovi mercati. Mentre in un paese emergente, infatti, grazie alla manodopera a basso costo, a un’azienda può bastare produrre otto ore, da noi, per essere competitiva, un’azienda deve riuscire a produrre anche di notte e senza presidio. Ecco perché molte aziende hanno installato i nostri impianti. È vero che il paese emergente ha il costo della manodopera e delle infrastrutture più basso, però non ha il grado di automazione e il livello tecnologico di alcuni paesi industrializzati. Inoltre, sono convinto che anche la crisi di cui tanto si parla non sia solo colpa della Cina. Negli anni sessanta eravamo noi i cinesi, costruivamo per conto delle multinazionali americane e tedesche tanti articoli a bassa tecnologia, dai frigoriferi alle lavatrici e ai vari elettrodomestici. Adesso bisogna andare avanti, scoprire nuove tecnologie, nuovi modi di produrre e cercare di vincere la sfida.

D’altra parte, le alternative sono due: delocalizzare la produzione verso paesi con un più basso costo di manodopera, oppure investire in ricerca tecnologica e automazione. Ma, se la prima soluzione rappresenta un impoverimento del tessuto industriale italiano, la seconda è invece un segno di rinnovamento, di progresso e di rilancio. Noi rispondiamo all’appello dell’imprenditoria che si è orientata verso questa soluzione, mettendo a disposizione la nostra competenza ed esperienza per risolvere problemi di automatizzazione estremamente complessi, nella prospettiva di realizzare quello che è il sogno di ogni integratore: l’azienda automatica, i robot come parte integrante di una struttura più complessa, la robotica integrata alla logistica e al flusso di produzione, un’automatizzazione globale che accompagni il prodotto attraverso le varie fasi di costruzione dei componenti, dall’assemblaggio alla preparazione, allo stato finale in cui il manufatto verrà consegnato al cliente.

Si dice che la SIR sia una costruttrice di fuori serie, come quelle aziende che costruivano l’automobile su misura per il singolo cliente. Inoltre, è uno dei maggiori System Integrator a livello mondiale, tant’è che il colosso ABB, maggior produttore al mondo di robot industriali, annovera la vostra azienda tra i suoi cinque partner strategici a livello planetario. Quanta costanza e quanta forza occorrono per raggiungere traguardi sempre più alti come i vostri?

Noi abbiamo tanto lavoro, ma non è facile svolgerlo e non è facile organizzarlo, quindi, le difficoltà non mancano e neppure le tensioni quotidiane, per cercare di spingere la macchina sempre al massimo dei giri. Allora, le capacità non bastano, occorrono determinazione e costanza. Una persona può avere talento, ma se dopo il primo giorno abbandona la sfida non arriva da nessuna parte. Servono entrambe, capacità e costanza. Poi, ciò che è sempre stato mantenuto costante e anzi è sempre andato aumentando negli anni è la ricerca, tanto che il nostro ufficio d’ingegneria è una sorgente da cui sgorgano idee e metodi per una produzione moderna e competitiva, sorgente che si avvale del prezioso contributo dell’Università di Modena e Reggio Emilia, con cui abbiamo instaurato una vera e propria collaborazione, con l’obiettivo di tracciare la strada della robotica del futuro. E, a proposito di uomini lungimiranti, occorre dare il giusto merito al Gruppo Barbieri & Tarozzi (di cui SIR fa parte dal 1989), che ha saputo creare le premesse per il definitivo sviluppo della società, grazie all’importante opera di ricapitalizzazione, mettendo lo staff tecnico in condizioni di esprimersi al meglio.

In che modo trasmette il suo entusiasmo ai suoi collaboratori?

Sicuramente, nelle aziende di medie dimensioni, chi sta al fronte dalla mattina alla sera trasmette il proprio entusiasmo e la propria carica emotiva con l’esempio. Non può arrivare a lavorare alle 11 del mattino, perché pian piano tutti si adeguano. Al contrario, se vedono che anche l’imprenditore è in prima fila e che quando si arrabbia lo fa per cercare di mantenere l’occupazione e il prestigio dell’azienda, i collaboratori hanno maggiore tensione e ritmo. È così in una squadra sportiva e in tutti i settori: il tenace e vivace allenatore fa correre l’intera squadra. Inoltre, la gente ha anche bisogno di una parola, magari solo di conforto, ed è compito dei responsabili aiutare le persone a fare delle scelte. A volte fanno domande di cui potrebbero fare a meno, ma capisco che il lavoro è così difficile che serve anche avere qualcuno che indichi la direzione. Se questo non lo fa nessuno, come avviene in alcune aziende, tutto si blocca.

Ma come accade che un giovane che arriva in questa azienda incominci a entusiasmarsi fino al punto di trovarsi a fare domande? A volte accade che un giovane non giunga neppure a formulare domande, perché si ferma al di qua dei problemi.

Ha ragione. Innanzitutto, non è facile neanche per noi fare selezione, quando la facciamo cerchiamo di evitare tutte quelle persone che per prima cosa chiedono a quanto ammonta lo stipendio – lo stipendio è determinato anche in funzione di quello che sai fare – e poi vogliamo vedere che tipo di entusiasmo ha questa persona, ancora prima di sapere quali sono le sue capacità. Noi non abbiamo bisogno di persone che rispondono con aria di sufficienza, che non trasmettono niente, ma di persone che hanno dentro qualcosa, di persone vive. Qualsiasi persona deve avere amore, entusiasmo, voglia di fare e di godere della vita. Tutto questo, trasportato sul lavoro, vuol dire non fare una cosa tanto per farla, ma farla per ottenere il meglio e per avere soddisfazione. Scelta la persona, le diciamo subito, già in partenza, che deve essere votata al sacrificio. Il mio socio chiama la SIR una palestra d’ardimento. In effetti, la determinazione e le qualità necessarie qui in SIR sono forse superiori a quanto viene richiesto normalmente ad un dipendente o ad un responsabile. Occorre però fare presente che alle persone vengono concesse autonomia e responsabilità: se riescono nel loro compito, vengono anche opportunamente premiate tramite una politica di tipo meritocratico. Nell’azienda lavorano circa ottanta persone, e ognuna ha un rapporto diretto e personale con la direzione. Nella grande industria questo aspetto è pressoché scomparso: non c’è distinzione tra gli individui e gli unici aumenti sono quelli decretati dai contratti di categoria. Chiaramente, questo comporta la concessione di un contentino per tutti, ma non crea la corretta differenziazione dei valori. Le aziende sono fatte da chi ci lavora e costoro devono essere gratificati per valore e capacità, altrimenti chi vale si deprime e si mette a livello di chi non vale, generando così inefficienze e perdite di competitività.

Il coinvolgimento avviene anche attraverso l’ascolto…

Sì, e questo va fatto non solo con i dipendenti, ma anche con i fornitori, che diventano partner dell’azienda. Occorrono svariati anni per trovare fornitori di qualità: come si sceglie il dipendente valido e motivato, così si deve scegliere il fornitore. Il rapporto che si viene a instaurare deve costituire una vera e propria partnership: solo in questo modo, in presenza di un problema, il fornitore potrà lavorare a fianco dell’azienda per risolverlo. I fornitori costituiscono una forza lavoro importante per SIR, visto che molti particolari da noi progettati vengono prodotti all’esterno.

Ma come fa la vostra azienda a primeggiare in campi così disparati, dove i processi produttivi e le tecnologie applicate sono così differenti?

La forza di SIR sta proprio in questa capacità di attingere in ogni campo prendendo e assimilando quanto c’è di meglio e avanzato. Le dirò di più, questo comporta una proficua migrazione di tecnologie e di concetti, opportunamente rivisti, da un settore all’altro. È un processo che porta costantemente a brevetti riconosciuti internazionalmente e a soluzioni originali e uniche nel loro genere.