LA RADIO OGGI: BUSINESS E QUALITÀ

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presidente di Radio Bruno

Come tutte le emittenti nate nella seconda metà degli anni settanta, Radio Bruno è sorta esclusivamente sulla spinta del volontariato e dell’entusiasmo. Non c’era nessun progetto editoriale, nessun progetto industriale a tenerci uniti, ma soltanto la passione per la musica e forse la volontà di protagonismo, l’idea di sentirsi importanti, perché la gente poteva ascoltarci attraverso la radiolina. Organizzavamo i turni in base al nostro tempo libero, non c’erano soldi per retribuire le prestazioni. Se si vuole avere un’idea dell’humus della nostra radio, basta guardare Radio Freccia, il film di Ligabue, a cui tra l’altro abbiamo prestato tutto il materiale per la realizzazione.

Poi, intorno alla metà degli anni ottanta, abbiamo capito che Radio Bruno non poteva più permettersi una copertura limitata alla città di Carpi e alla provincia di Modena, ma doveva incominciare, per dir così, a esportare il prodotto, anche se la tendenza all’epoca era assolutamente contraria, perché i network non esistevano e le radio si rivolgevano al loro bacino ristretto. Noi abbiamo incominciato ad allargare la nostra diffusione prima all’Emilia, poi alla Romagna, successivamente a tutta la Toscana e infine al bacino mantovano-veronese, intorno al Lago di Garda, ultima acquisizione per noi molto importante e strategica perché, a livello commerciale, ci ha già dato i primi grandi successi.

Lo sviluppo territoriale però – e qui arriva la seconda idea vincente – è stato accompagnato dalla determinazione e dalla consapevolezza che non si poteva prescindere dal presidio del territorio. L’errore che hanno fatto alcune radio, almeno cinque in Emilia Romagna, che poi sono fallite, è stato quello di esportare soltanto le trasmissioni musicali. Noi, invece, abbiamo deciso di differenziare il nostro prodotto in termini redazionali e giornalistici e abbiamo attivato redazioni e presidi periferici che garantivano a Radio Bruno di essere una radio anche bolognese, anche di Parma, anche di Pistoia o di Pisa. Per cui, mentre Sara Gelli legge le notizie che riguardano Modena e Reggio, simultaneamente, a Bologna vanno in onda le notizie di Bologna, a Rimini quelle di Rimini, e così via. Sembrerà banale, però Radio Bruno è stata l’unica in Italia a fare questa scelta tra la fine degli anni ottanta e i primi anni novanta, ed stata l’unica per almeno dieci anni.

Un’altra iniziativa che ci ha portato un grande vantaggio è stata quella di divenire la radio ufficiale di quasi tutte le squadre di calcio più importanti dell’Emilia Romagna, prima, e della Toscana, poi. Con servizi di radiocronaca differenziati, per cui, mentre il modenese ascolta la radiocronaca del Modena, il bolognese alla stessa ora sta ascoltando quella del Bologna. Questo vale per Cesena, Pistoia e Livorno, anche per il basket e per il volley. Siamo radio ufficiale del Bologna calcio, del Modena calcio, del Parma calcio, del Rimini, del Ravenna, del Cesena, della Pistoiese e del Livorno. Nel basket, siamo la radio ufficiale delle due squadre più importanti di Bologna, la Virtus e la Fortitudo. Nella pallavolo siamo la radio ufficiale dell’unica squadra importante dell’Emilia Romagna, la Cimone Volley, la squadra di Modena.

Naturalmente, man mano che l’organizzazione cresceva, non poteva più basarsi sul volontariato, quindi, occorreva trovare mezzi per finanziare il progetto che necessitava di tante persone. Allora, nel 1988, Radio Bruno ha deciso di fondare una propria concessionaria di pubblicità, Multiradio, che ha consentito di differenziare l’offerta merceologica e quella editoriale sul territorio. Oggi, oltre a Radio Bruno, fanno parte del nostro gruppo Radio Modena 90 “Solo musica italiana”, che si rivolge a un pubblico diverso da quello di Radio Bruno, e Radio Stella, che si dedica alla musica del passato. Differenziazione che consente al gruppo di offrire prodotti editoriali e commerciali diversi a seconda del pubblico e del cliente.

A livello nazionale Radio Bruno è tra le prime dieci emittenti in Italia per volumi di fatturato e di ascolto. In Emilia Romagna ha ascolti superiori alle reti Rai e a tutti i network nazionali, cosa rarissima per una radio regionale.

Un altro frutto del lavoro dei nostri cervelli è stato quello di capire per primi, nel 1980, che la radio poteva essere non solo lo strumento per produrre programmi musicali, ma anche per incontrare la città e il territorio, partecipando agli eventi, andando fra la gente, interagendo con le persone e cercando di conquistare nuovi ascoltatori. Abbiamo incominciato nel 1982, con i concerti di Gianni Morandi e Claudio Baglioni e, da allora, siamo radio ufficiale di quasi tutti gli eventi più importanti che si svolgono in Emilia Romagna (e da qualche anno anche in Toscana), come il Future Show, il Motor Show, l’Heineken Jammin’ Festival e il Pavarotti & Friends. Organizziamo tutte le estati i nostri spettacoli nelle piazze, che hanno circa ventimila persone per ogni tappa.

Considerando che ci rivolgiamo al pubblico sia dell’Emilia Romagna che della Toscana, abbiamo cercato inoltre di conquistare nuovo pubblico sulle spiagge delle due riviere, quella romagnola e quella di Forte dei Marmi, dove il nostro tour ha la possibilità di contattare dodici milioni di turisti all’anno.

Concludo rivolgendomi ai giovani e dicendo che per fare questo mestiere occorre la passione per la musica e occorre sentire dentro di sé la voglia di dire qualcosa agli altri. Nei prossimi anni, la grande sfida delle radio sarà quella di aumentare il tasso qualitativo e culturale dei contenuti. Penso che il difetto più grande delle radio attuali sia proprio l’omologazione, quindi la sfida esige di differenziare i contenuti ed essere meno sciocchi, perché il pubblico è sazio di gossip e banalità. Credo che questa sfida possano raccoglierla i giovani, ai quali vanno i miei migliori auguri.