IL PAESE DELLA PITTURA PER ANTONOMASIA

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poeta, scrittore, docente all'Università di Pechino

Lei è poeta cinese, ma conosce anche la poesia europea e, in particolare, quella italiana. Qual è, a suo parere, la differenza tra i due modi d’intendere la poesia?

Nella poesia cinese classica sono molto importanti il ritmo e la rima, due aspetti a cui noi cinesi siamo molto sensibili. Senza ritmo e senza rima, per noi, non c’è poesia. A noi cinesi interessa la musicalità, invece, in Occidente, soprattutto da qualche decennio, trionfano i versi liberi.

Lei è celebre per avere scritto vari saggi tradotti in più lingue intorno alla pittura europea e, specificatamente, italiana. In particolare, alcuni saggi suoi e di Dong Chun intorno a pittori italiani quali Alfonso Frasnedi, Ferdinando Ambrosino, Antonio Vangelli e Antonio Vacca sono stati pubblicati dalla casa editrice Spirali, nella collana “L’arca. Pittura e scrittura”. Cosa colpisce maggiormente della pittura italiana uno studioso di poesia e arte cinesi? 

Dei pittori italiani che lei ha citato mi ha colpito soprattutto la libertà d’espressione. La pittura razionale porta all’arte astratta, alla quale noi cinesi siamo meno sensibili. Abbiamo compiuto uno sforzo per capire l’arte italiana contemporanea, perché per noi è più immediata la pittura tradizionale italiana, per esempio, la Gioconda di Leonardo da Vinci o la pittura di Tiziano, quella di Botticelli o quella di Raffaello hanno un linguaggio molto più diretto. Invece, l’arte italiana contemporanea è difficile, e occorre fare notevoli sforzi per comprenderla. A noi interessa maggiormente la libertà d’espressione. 

Ho collaborato alla grande mostra di pittura italiana contemporanea, organizzata dal Museo del secondo rinascimento in occasione delle celebrazioni per il decimo anno della municipalità di Chongqing, con opere degli autori di cui ho scritto. È stato un grande successo di critica e di pubblico, con oltre 50000 visitatori in un mese. Eppure, le difficoltà a capire l’arte italiana contemporanea non sono mancate. Ma è importante che gli autori siano stati considerati molto interessanti: è un inizio, in cui traspare il desiderio di comprendere l’altro. L’arte italiana è differente dall’arte cinese, ma sono sicuro che sono proprio le differenze a permetterci di comprendere l’altro e noi stessi. 

Quali sono, secondo lei, le qualità dell’Italia che possono più interessare i cinesi? 

Se parliamo di pittura, ribadisco, i cinesi amano molto Leonardo da Vinci, Botticelli, Tiziano, Raffaello, considerano l’Italia il paese della pittura occidentale per antonomasia. Ma poi ci sono anche tante altre cose, come le vostre calzature, rinomate in tutto il mondo.